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InfoSum mette la privacy al centro con la Data Collaboration

Riccardo Polizzy Carbonelli spiega come abilitare la Data Collaboration

La personalizzazione dell’esperienza utente ha cambiato per sempre il modo in cui le aziende fanno marketing e vendono prodotti: i dati sono il cuore di questo cambiamento epocale. Ma dall’altro lato, il diritto alla privacy degli utenti sta assumendo un ruolo centrale per questioni normative e reputazionale. Come bilanciare queste due esigenze? Riccardo Polizzy Carbonelli di InfoSum ci racconta come la Data Collaboration permetta di mettere la privacy degli utenti al primo posto, pur fornendo una Customer Experience personalizzata usando i dati di prime parti.

InfoSum e la Data Collaboration: intervista a Riccardo Polizzy Carbonelli

La Data Collaboration sfrutta i dati di prima parte di un’azienda per creare valore aggiunto in collaborazione con altri partner. Il tutto senza compromettere la privacy: le aziende non danno mai accesso alle informazioni utente.

In un mondo sempre più digitale e competitivo, offrire una Customer Experience (CX) di qualità è fondamentale per fidelizzare i clienti e differenziarsi dalla concorrenza. Tuttavia, la CX non può prescindere dal rispetto della privacy dei dati dei clienti, che sono sempre più consapevoli e esigenti in materia di protezione dei loro diritti.

Per questo, la Data Collaboration va oltre le normative come il GDPR, per dare una garanzia maggiore ai clienti e utilizzare l’attenzione alla privacy per aumentare la reputazione societaria. La Data Collaboration permette di condividere e combinare i dati in modo sicuro e controllato, senza creare copie e senza dare accesso alle informazioni dei clienti ai propri partner. Ma sfruttandone comunque il potenziale. In questo modo, si possono generare nuove intuizioni, applicazioni, analisi e automazioni che migliorano la CX e il rendimento organizzativo.

Sfruttare i dati senza rinunciare alla privacy

Il tempo della condivisione di dati di terze parti sta per finire: i cookies stanno per scadere. Le aziende quindi stanno sempre più cercando di organizzare la propria riserva di dati di prime parte raccolte riguardo i propri clienti, per offrire loro una Customer Experience personalizzata. E rendendosi conto del valore di questo tesoro di dati, li protegge al massimo e cerca di garantire la completa privacy dei propri clienti: non solo per questioni legislative, ma anche reputazionali.

Riccardo Polizzy Carbonelli ci spiega che: “InfoSum si colloca nel mezzo. Non facciamo sicurezza o data management, ma offriamo una soluzione che prevede l’utilizzo di ‘bunker’ per garantire che i dati di prima parte raccolte dalle aziende restino protetti, pur permettendo la condivisione di insight che possono diventare abilitatori del business. Offriamo alle aziende di fare un passo extra in ambito privacy. Qualcosa di importante per tutelare i propri clienti, ma anche per la reputazione aziendale: garantire la privacy dei dati di prima parte raccolti fa la differenza”.

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Riccardo Polizzy Carbonelli

Polizzy Carbonelli ci spiega che InfoSum vede questo servizio come un qualcosa in più: ci sono soluzioni per condividere i dati che offrono meno, ma che restano comunque rispettose delle normative vigenti (soprattutto del GDPR). Ma questa attenzione ulteriore alla privacy aiuta la reputazione delle aziende. “Quando compri un’auto sei sicuro che ci siano le disposizioni di sicurezza minime perché sia legale venderla. Ma se trovi funzionalità extra invece che solo le cinture e l’ABS, ti senti più sicuro al volante. Le aziende che non vogliono correre rischi possono quindi scegliere InfoSum per fare questo passo aggiuntivo. Un’attenzione alla privacy che fa la differenza per la reputazione dell’azienda”.

Obiettivo privacy, ma pensando al business

La maggiore attenzione alla privacy sta facendo crescere InfoSum molto rapidamente. Polizzy Carbonelli ci spiega: “Siamo in Italia da un anno, ma nasciamo cinque anni fa. In Italia arriviamo quindi con collaborazioni con aziende che già conosciamo perché hanno un’impronta globale. Ma stiamo vedendo una crescente attenzione alla nostra offerta di Data Collaboration”.

Parte del motivo per cui l’interesse continua a crescere riguarda il fatto che il lavoro di InfoSum, per sua natura, entra in gioco quando due aziende collaborano fra loro. Quindi i clienti di InfoSum “sponsorizzano” la soluzione di Data Collaboration ogni volta che siglano nuovi contratti con i propri partner. La Data Collaboration avviene tra brand: per esempio, una compagnia aerea che vuole collaborare con hotel o magari con un produttore di valigie. E scopre magari che i clienti comprano sempre valigie leggermente più grandi dei limiti per i bagagli a mano: l’azienda che crea valigie potrebbe avere quindi un prodotto pensato per i clienti di quella compagnia aerea. L’obiettivo è mettere le informazioni e gli insight a fattor comune, senza condividere i dati di prima parte”.

I brand possono quindi fare upselling a determinati clienti, oppure escluderne alcuni da specifiche campagne utilizzando i dati di prima parte. In questo modo non riceveranno marketing ‘inutile’, ma solo quello che potrebbe interessare. Senza bisogno di cookies o condivisione di dati personali. Anche gli editori possono sfruttare la Data Collaboration di InfoSum per le pubblicità, che possono trovare gli utenti più interessati e beneficiare entrambe le aziende. Senza condividere copie di informazioni personali né compromettere la sicurezza dei dati.

Il potenziale della Data Collaboration di InfoSum

Durante la nostra intervista, Polizzy Carbonelli ci spiega che la Data Collaboration di InfoSum non solo rispetta la privacy, ma ha risultati ottimi per il business. “Anche rispetto ai cookies di terza parte risulta più completa, perché la sincronizzazione dei dati di terza parte era complessa e il ciclo di vita era breve. Invece i dati di prima parte delle aziende offrono insight sui clienti più completi e migliorano la personalizzazione della Customer Experience”.

data analytics

La possibilità di condividere gli insight senza esporre i propri dati di prima parte sta avendo successi importanti in tutto il mondo. Un caso emblematico riguardo il lancio di una campagna lanciata nel Regno Unito da Channel 4 verso i clienti con carte fedeltà Nectar, orchestrata con le Data Clean Room di InfoSum. Qualcosa che ha portato a incrementi nelle vendite del 29%, dato che schizza al +56% per le pubblicità di prodotto.

“Gli editori, le app aggregatrici e le grande distribuzione hanno moltissimi dati di prima parte. Con la Data Collaboration di InfoSum questi dati possono arrivare a chi produce beni di consumo ed eroga servizi, senza necessità di esporre i dati e tutelando al massimo la privacy. Questo permette alle aziende di vendere più prodotti e agli editori o distributori di fare upselling e cross-selling” spiega Polizzy Carbonelli.

Come funziona la Data Collaboration di InfoSum

Polizzy Carbonelli ci spiega che il processo di Data Collaboration permette maggior precisione nel mettere in rete le informazioni che servono al business. Il tutto, senza esporre mai i dati. “L’azienda non deve condividere tutti i dati che ha nella propria data warehouse: seleziona solamente i dati che servono e li carica nelle istanze dei clienti – noi non siamo mai data controller, solo data processor: le informazioni restano in mano alle società. Una volta caricati i dati sul ‘bunker‘, li trasformiamo e cancelliamo i dati caricati. Se un domani qualcuno dovesse avere accesso fraudolento al bunker, trova degli sketch matematici che non hanno valore fuori dalla piattaforma“.

Una volta caricati e processati affinché i dati dei clienti non siano esposti, I bunker parlano fra loro con query, che hanno elementi di differential privacy: diamo sempre dati arrotondati per evitare che si possa fare il reverse engineering. In questo modo evitiamo anche di fare segmentazione ulteriore che permetterebbe di identificare dati ridotti. Nessuno può risalire ai dati dei clienti”.

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In questo modo, i dati delle due aziende restano in istanze separate, ma possono comunicare fra loro senza esporsi. “Non devi essere un data scientist, la nostra Data Clean Room può utilizzarla anche uno specialista di marketing. E questo riduce anche l’errore e aumenta la sicurezza. Tutto avviene in tempo reale”.

Polizzy Carbonelli ci spiega che InfoSum mette a disposizione dei propri clienti che vogliono fare Data Collaboration delle istanze AWS, ambienti costruiti con “parametri di sicurezza per la protezione a 360 gradi”. Ma c’è anche la possibilità di utilizzare una “transformation engine” che legge il dato ovunque risieda, per cambiarlo prima di caricarlo nella Data Clean Room. In questo modo si aggiunge un ulteriore livello di sicurezza e protezione.

Le aziende possono così puntare sulla privacy per migliorare la propria reputazione e accrescere anche i punteggi ESG. Ma senza rinunciare a trarre valore dai dati. Trovate ulteriori informazioni sul sito ufficiale di InfoSum.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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