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Space Economy: il futuro del business è nello spazio?

Russ Shaw e Raffaele Mauro parlano del futuro dell'economia in orbita al Tech Italy Advocates

Spazio: una nuova frontiera. Non solo per l’esplorazione scientifica ma anche per il business. La Space Economy sta portando a una rivoluzione nel mondo degli affari, con la privatizzazione dei viaggi in orbita e nuovi progetti satellitare. Tech Italy Advocates ne ha parlato con Russ Shaw e Raffaele Mauro, per capire il presente e il futuro dell’economia orbitante.

Space Economy, un settore in espansione (e senza limiti)

Russ Shaw, fondatore di Tech Global Advocates

Difficile immaginare un settore economico più sconfinato di quello spaziale. Ma questo settore fino a poco tempo fa era appannaggio esclusivo dei governi: ai privati restava solo qualche satellite per le TV e poco altro. Oggi invece la Space Economy offre alternative interessanti per molte aziende. Anzi, è uno dei settori in cui investire è eccitante e promettente. Come spiega Russ Shaw, fondatore di Tech Global Advocates, “nel 2020 oltre 8 miliardi di dollari sono stati investiti nella SpaceTech, un aumento del 70% rispetto al 2019. Questo è davvero interessante. Con alti profili di leader come Elon Musk e Jeff Bezos coinvolti attivamente nel settore, cosa che lo rende interessante, eccitante e sexy“.

La Space Economy in Europa può crescere

Un interesse che cresce a livello globale, ma nel quale l’Europa deve ritagliarsi un spazio proprio. Continua Shaw: “Se guardiamo al panorama europeo, credo ci sia un’opportunità enorme per lo Space Tech. Stati Uniti e Cina sono dei giganti in questo settore, gli Emirati Arabi Uniti hanno lanciato un veicolo su Marte, l’India anche. Ma c’è un grande punto di domanda sull’ecosistema europeo: possiamo costruire uno spazio di sovranità tecnologica nel continente, in modo da non dover scegliere fra il modello USA e quello cinese ma di costruirne uno che sia unico. Possiamo farlo per il Fintech, per medtech, cyber e AI. Ma anche nella Space Economy”.

Ma per farlo bisogna accrescere gli investimenti. “Ci sono stati dieci grandi investimenti nel quarto trimestre del 2020. Due dalla Cina, due dal Giappone, uno dalla Corea. Ma solo uno (sebbene fosse il più grande) dal Regno Unito e uno dalla Germania. Dobbiamo cambiare la dinamica in modo che in futuro gli investimenti europei siano tre o quattro ogni dieci.

Dal pubblico al privato: le nuove opportunità

Raffaele Mauro, co-fondatore di Primo Space Fund

Fino a qualche anno fa, gli investimenti sullo spazio erano appannaggio esclusivo dei governi. Oggi le porte si sono aperte per i grandi investitori: SpaceX di Elon Musk e le molte altre aziende miliardarie che possono far fronte a costi iniziali notevoli. Ma la situazione sta rapidamente cambiando. Raffaele Mauro, co-fondatore di Primo Space Fund, lo paragona ai tempi del primo Internet. “La Space Economy si sta comportando come internet 30 anni fa. Associamo lo spazio prevalentemente all’esplorare spaziale e alle missioni governative. Ma ora stiamo entrando nella era dello Space 2.0. Un cambiamento drastico”.

Un cambiamento dettato soprattutto dalla riduzione dei costi: c’è una specie di legge di Moore all’opera, in due dimensioni. La prima è la riduzione del costo dell’hardware: costruire materiali, elettronica e satelliti costa di meno. La seconda è che mandare in orbita satelliti e altri oggetti costa sempre meno. Un game changer in questo è la diffusione dei razzi riutilizzabili”.

I due driver della Space Economy

Mauro continua spiegando quali sono i due motori principali della crescita degli investimenti in questo nuovo settore sopra le nostre teste. Il primo è la connessione fra le applicazioni terrestri (specie l’economia internet) e l’infrastruttura spaziale. “Vediamo come i Google, gli Amazon e i Facebook del mondo stanno investendo nella Space Economy, comprando spesso le startup innovative. La struttura internet e l’infrastruttura spaziale sono interconnesse”.

Il secondo motore invece è la geopolitica. “Stiamo assistendo a una nuova Guerra Fredda fra Stati Uniti e Cina, con il panorama globale più frammentato di come eravamo abituati negli ultimi anni. E per l’orgoglio nazionale ora vediamo alcuni obiettivi dell’esplorazione spaziale più vicini al raggiungimento”.

Space Economy: cosa cambia per il mondo del lavoro

Se i nuovi grandi investimenti di aziende e governi permettono alle startup di trovare fondi e ai ricercatori di ricevere sovvenzioni, anche il mondo del lavoro sta per cambiare. Secondo Mauro “la prima macro area è nel segmento upstream. Tutto quello che riguarda il lanciare in orbita prodotti tecnologici e farli funzionare. Possiamo citare razzi, hardware spaziale, satelliti, elettronica, materiali, propellenti e gas, oltre alle telecomunicazioni”.

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Ma secondo l’investitore ci sono interessanti applicazioni terrestri. “Ci sono almeno tre tecnologie che possono trovare spazio [nella Space Economy, ndr]: i servizi di telecomunicazione, di posizionamento e i servizi di osservazione terrestre. Ci sono molte applicazioni che possono influire sulla vita di tutti i giorni come l‘accesso a internet, radio, mobile e TV. Oppure per l’osservazioni per l’agricoltura, per monitorare calamità naturali, per misurare l’impatto del cambiamento climatico. E poi logistica, trasporti, mappe, IoT“.

Inoltre, secondo Mauro c’è un terzo settore ibrido, con tecnologie che possono applicarsi anche in orbita. Per esempio la robotica, i software e cybersecurity, stampanti 3D ad alte prestazioni, biotech e medico”.

Spazio anche per chi ha un background nel business.

Mauro infine dedica una parentesi sull’importanza nel presentare le proposte nella maniera corretta, con un outlook che sia business oriented. Racconta infatti che molti team presentano a Primo Space delle proposte ben costruite ma troppo tecniche e poco realizzabili. Per queste startup servono business model praticabili, per avere un approccio sul mercato che possa essere vincente. La migliore innovazione tecnica non troverà mai fondi senza un modello di sviluppo ben ragionato.

L’Italia sulla buona strada per l’economia spaziale

Mauro ha spiegato nell’evento di Tech Italy Advocates che “l’Italia, storicamente, ha avuto un ruolo rilevante nell’ecosistema spaziale. È la sesta nazione al mondo per la produzione di tecnologia spaziale. Il terzo contributor per la European Space Agency. Ed è stata una delle prime nazioni al mondo a sviluppare satelliti”.

I maggiori disincentivi piuttosto vengono dai “limiti dell’ecosistema di startup in generale. I problemi culturali, la mancanza di capitale e la difficoltà di accesso”. Questo è uno dei motivi per cui Primo Space investe in questo settore: il potenziale ancora inespresso è davvero elevato.

La Space Economy può rappresentare un futuro roseo per l’economia europea in generale e quella italiana in particolare. Con la diminuzione continua dei costi, che abbassano la barriera di accesso, c’è sempre più la possibilità di crescere e investire. Ma per affrontare al meglio questo nuovo spazio (fisico e commerciale) c’è bisogno di rendere più flessibili gli investimenti e l’accesso al capitale per le startup innovative.

Per altre prospettive sul futuro tecnologico ed economico del nostro Paese, date un’occhiata al sito di Tech Italy Advocates.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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