Il nome della startup, Sfridoo, dice già molto sullo spirito di questa startup, nata nel 2017 con l’ambizioso progetto di aiutare le aziende a traghettarsi nell’economia circolare.
Lo sfrido è infatti l’insieme di residui e cascami che risulta dalla lavorazione dei materiali. E quella “o” aggiuntiva nel naming dell’azienda, oltre naturalmente ad avere la sua chiara ragione estetica, significa anche qualcosa in più. Significa cioè che Sfridoo basa la propria filosofia e la propria progettualità sull’incremento di valore degli scarti.
Mi raccontano qualcosa in più di Sfridoo Andrea Cavagna e Marco Battaglia, fondatori dell’azienda assieme a Mario Lazzaroni.
Perché Sfridoo
Sfridoo, precisa subito Cavagna, è una startup atipica, perché nasce non dall’incontro tra esperienze formative differenti, bensì dall’idea comune di tre giovani architetti che condividevano lo stesso studio. E che, frequentando quotidianamente i cantieri, si sono accorti con sorpresa di quanto del cosiddetto materiale di risulta restasse inutilizzato. Oppure, nel migliore dei casi, fosse oggetto di laboriose contrattazioni private tra professionisti.
L’impulso che ha accomunato i tre architetti è stato dunque triplice: quello di normare, diffondere e valorizzare questo scambio di scarti.
La nascita di Sfridoo
Arriviamo così al luglio del 2017, mese della fondazione di Sfridoo.
In un primo momento, l’azienda si è occupata di digitalizzare quella che sino ad allora era una compravendita estemporanea di materiali inutilizzati. Sfridoo ha contattato circa 180 aziende, ma le difficoltà psicologiche incontrate non sono state piccole.
Dal digitale all’analogico
Dopo circa un anno, lo staff dell’azienda ha capito che un mero processo di informatizzazione non sarebbe stato sufficiente. Per far decollare il concetto di simbiosi industriale, principio cardine dell’economia circolare, sarebbe stato necessario passare… all’analogico. Cioè, fuor di metafora, fare un’attività di consulenza personalizzata alle aziende: mostrare i problemi legati all’accantonamento degli scarti, e – dove possibile – risolverli.
Simbiosi industriale ed economia circolare
A questo punto vale la pena di soffermarci un minimo sulla nomenclatura, spiegando brevemente le due principali locuzioni fin qui utilizzate.
La simbiosi industriale è l’interazione tra diverse realtà industriali allo scopo di riutilizzare al meglio le risorse che di norma si sarebbero considerate scarti.
Si tratta di una delle più efficaci strategie da innescare per favorire la transizione all’economia circolare. Che, nel migliore dei mondi possibili, sarebbe un’economia in grado di potersi rigenerare da sola. Per dirla in maniera più chiara (e realizzabile), l’economia circolare è un sistema economico in cui i materiali sono riutilizzati in più cicli produttivi, riducendo così al massimo gli sprechi.
La svolta del settembre 2020: i decreti sull’economia circolare
La meritoria prospettiva di Sfridoo poteva avere un solo limite: quello, paradossalmente, di essere troppo in anticipo sui tempi rispetto alla cultura industriale italiana, ancora restia a percepire uno scarto come un’opportunità.
In soccorso della lungimiranza della startup con sede a Bologna è però arrivata, nel settembre del 2020, la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale di alcuni decreti legislativi di recepimento del pacchetto europeo di misure sull’economia circolare. Il pacchetto ha modificato sei direttive in materia di rifiuti e discariche.
Due prodotti digitali di Sfridoo: Rifiutoo e Riusoo
Forte di una nuova attenzione da parte del legislatore, Sfridoo ha potuto dare il la a due progetti digitali, inaugurando così la seconda fase dell’informatizzazione dei servizi: Rifiutoo e Riusoo.
Rifiutoo
Si tratta di un software per la gestione amministrativa, rivolto non a chi fa dei rifiuti un business, ma a chi i rifiuti li produce. Rifiutoo si basa proprio sul recente recepimento italiano delle normative europee: è uno strumento che mira a educare le aziende alla conoscenza – e naturalmente al rispetto – di queste normative, nell’ottica di una transizione all’economia circolare.
In parole semplici: le aziende sono stimolate a rendicontare in autonomia i propri rifiuti, e quindi ad averne piena consapevolezza, per ottimizzarne e semplificarne la gestione.
Riusoo
Riusoo è una piattaforma a metà tra il social e il gestionale di cespiti. Pensato per le grandi aziende dotate di svariati asset, si basa sul principio della simbiosi industriale.
Andrea Cavagna mi spiega Riusoo con un semplice esempio: se l’azienda A ha cento sedie non più utilizzabili nella propria sala conferenze, può cederle all’azienda B che necessita di altrettante sedie, magari per un utilizzo più informale.
Riusoo mira a tre obiettivi: ridurre l’impatto ambientale, abbattere i costi e valorizzare gli scarti.
Il circular economy manager
Tocca a Marco Battaglia chiudere la chiacchierata, indicandomi un progetto di Sfridoo affacciato sul futuro prossimo. Si sta infatti normando in Italia la figura del circular economy manager, una sorta di formatore interno aziendale sulle questioni intorno all’economia circolare.
Sfridoo (che oggi conta su uno staff di otto persone) seguirà con attenzione la regolarizzazione di questa figura, anche perché la startup di Bologna è la prima nello Stivale ad avere formato diversi junior expert in circular economy.
Nel frattempo, il Ministero per lo sviluppo economico ha investito nel Fondo per la crescita sostenibile (FCS) e a favore dell’economia circolare. Che ci si trovi davvero davanti a un cambio di mentalità?
- Bompan, Emanuele (Autore)
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