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Il ritorno in ufficio si avvicina, per 580 leader tech

Più di metà delle aziende puntano a un rientro entro un anno

Un sondaggio con 581 dirigenti del mondo tech svela che il ritorno in ufficio si avvicina sempre di più. Sebbene la quasi totalità ammetta che lavorare da casa abbia aiutato la produttività, un ritorno fra le mura aziendali sembra prossimo per almeno la metà delle aziende.

Ritorno in ufficio, ecco cosa pensano i leader tech

Uno studio condotto da A.Team e MassChallenge ha chiesto a 581 fondatori o dirigenti di startup e imprese cosa ne pensavano del ritorno in ufficio e non solo. Fra queste ci sono startup pronte per raccogliere il primo round i fondi, fino ad aziende prossime alla quotazione in borsa: tutte parte del network di Mass Challenge. Il report completo lo potete consultare qui.

Le prime domande riguardavano il passaggio al lavoro di remoto: solo due anni fa, la maggior parte dei dirigenti avrebbe detto che sarebbe stato un colpo fatale per il proprio business. Invece la realtà è stata più che positiva: il 62% pensa che passare al lavoro da remoto abbia aumentato la produttività. E solo il 13% non si trova d’accordo con questa affermazione, sebbene qualche esperto abbia parlato del rischio di limitare creatività e innovazione.

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Ma la tendenza a tornare in ufficio c’è, anche seguendo l’esempio di giganti come Apple, che chiede un ritorno almeno tre giorni alla settimana. Il 37% delle aziende pensa di tornare in ufficio nel prossimo anno. E se guardiamo le compagnie più mature (dal round di Serie B fino all’IPO), la percentuale sale al 55%.

Il 53% inoltre pensa che i problemi economici faciliteranno un rientro in ufficio, perché un mercato del lavoro dove la richiesta di talenti risulta più bassa darebbe meno potere contrattuale ai dipendenti. Questo potrebbe generare conflitti: il 94% dei lavoratori preferisce forme di lavoro da remoto o ibride, secondo Gallup.

Trovare talenti resta difficile

Il sondaggio con i tech leader parla anche della “Great Resignation“, un termine giornalistico nato negli Stati Uniti per indicare l’aumento dei licenziamenti da parte dei dipendenti, in cerca di condizioni lavorative migliori. A luglio, 4,2 milioni di lavoratori hanno lasciato il proprio posto.

Secondo il 44% degli intervistati, questo ha avuto un impatto importante: i migliori lavoratori hanno lasciato l’azienda. Specie fra le aziende più mature, dove il dato sale al 53%. Tanto che secondo i tech leader le assunzioni sono in aumento, sebbene di recente abbiano fatto scalpore i rallentamenti nelle assunzioni di molte grandi compagnie tech. Ma fra le startup in Serie B fino a quelle pre-IPO, il 59% ha aumentato le assunzioni negli ultimi sei mesi.

Ma il tradizionale sistema di assunzioni non funziona nel mondo ibrido, secondo il 67% dei rispondenti. Per il 70% è troppo lungo e dispendioso. Infatti il 62% di loro dice che impiega oltre quattro mesi per trovare ingegneri e responsabili prodotto.

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Il ritorno in ufficio e le assunzioni più flessibili

Per risolvere al problema delle assunzioni, il 71% riporta di aver assunto lavoratori freelance in questo periodo, con il 70% che dice che il passaggio al lavoro da remoto li ha convinti di questa scelta. Ma per il 73% sono ben integrati nei team a tempo pieno, con l’11% che pensa di integrarli a breve.

Sul fronte assunzioni inoltre scende la richiesta per lavoratori con una laurea o titolo di studio superiore. Infatti, seguendo l’esempio di Tesla in aprile, molti rispondenti non pensano che una laurea sia necessaria. Un sintomo che il percorso universitario rischia di essere meno una garanzia di assunzione. Più velocemente di quanto in molti pensavano.

Quindi il futuro del lavoro resta in ufficio, ma con una forza lavoro molto diversa da come l’avevamo lasciata due anni fa. Non è un ritorno al passato, ma una spinta verso un futuro reso incerto da diverse variabili.

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Source
Fast Company

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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