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La Commissione Europea al lavoro per far circolare i dati personali tra UE e UK

Con la Brexit, il Regno Unito non è più obbligato a sottostare al GDPR dell'Unione Europea, non senza problemi per entrambe le regioni

Dopo mesi di incertezze e speculazioni sulla Brexit, la Commissione Europea ha finalmente avviato un processo che, se portato a termine con successo, consentirebbe il passaggio “gratuito” dei dati personali dell’UE al Regno Unito, facendo risparmiare alle aziende di entrambe le aree milioni di euro (e sterline).

La Commissione Europea garantisce che le leggi britanniche forniscono un livello di protezione dei dati paragonabile a quello del GDPR (General Data Protection Regulation) e, se si decide finalmente di consentire il flusso dei dati, quelli protetti dal GDPR potranno essere inviati ed elaborati nel Regno Unito. Bisogna infatti ricordare che il Regno Unito, dopo aver lasciato l’UE, ha cessato di avere i dati dei suoi cittadini protetti dal GDPR.

Il volume di dati scambiati tra le due regioni è enorme e, se non si raggiunge un accordo, le aziende di entrambi i mercati dovranno mettere in atto meccanismi alternativi e molto complessi per conformarsi al GDPR nel flusso di informazioni digitali. Secondo alcune stime, il costo totale dell’attuazione di questi contratti potrebbe superare i 2 miliardi di dollari e, come in questi casi, le piccole imprese sarebbero le più colpite. Da qui l’interesse, soprattutto da parte del Regno Unito, a raggiungere un accordo che faciliti il ​​processo ed eviti questo esborso finanziario alle imprese.

Dati personali: dal GDPR dell’UE al DPA del Regno Unito

Per fornire maggiori opportunità al paese di raggiungere un accordo, i regolamenti GDPR sono stati rivisti per adattarli alle leggi nazionali, dando luogo al DPA (Data Protection Act), che viene spesso definito il GDPR del Regno Unito. Ma nonostante questi passaggi, l’Unione Europea non è riuscita a raggiungere un accordo sulla circolazione dei dati personali prima del periodo di transizione della Brexit. Invece, ha messo in atto un periodo provvisorio di sei mesi, durante il quale è stato concordato che i dati personali avrebbero continuato a fluire tra l’UE e il Regno Unito. Al tempo stesso però i Paesi membri dell’Unione Europea hanno posto il problema se il Regno Unito dovesse essere o meno riconosciuto come adeguato in termini di flusso di dati o meno.

Il progetto di misure di risoluzione proposte riprende le disposizioni chiave del GDPR  e conclude che la legge britannica sulla protezione dei dati fornisce garanzie simili a quelle del GDPR, ovvero diritti individuali, sistemi di controllo e altri regolamenti relativi alla protezione dei dati simili alle leggi dell’UE.

GdprNaturalmente, anche se l’UE decidesse che il Regno Unito rispetta le regole per il flusso di dati personali dei cittadini dei paesi dell’UE, le regole che ne derivano sarebbero valide solo per un determinato periodo di tempo. In linea di principio, questo periodo sarà di quattro anni e, una volta scaduto, l’idoneità del Regno Unito potrebbe essere rivista e rinnovata.

Inoltre, in caso di modifiche problematiche nelle leggi sulla protezione dei dati del Regno Unito, la considerazione dell’idoneità per il passaggio dei dati dall’UE al Regno di Sua Maestà, potrà essere ritirata. In ogni caso, durante questi quattro anni, le leggi sulla protezione dei dati del Regno Unito saranno attentamente monitorate dalla Commissione Europea, mentre le autorità britanniche dovrebbero tenere informata l’UE di qualsiasi cambiamento nelle leggi.

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Danilo Loda

100% "milanes", da una vita scrivo di bit e byte e di quanto inizia con on e finisce con off. MI piace tutto quello che fa rumore, meglio se con un motore a scoppio. Amo viaggiare (senza google Maps) lo sport, soprattutto se è colorato di neroazzuro.

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