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Gli aggregatori di contenuti cambieranno il mondo dello streaming

L'offerta è troppo enorme per navigare senza un aggregatore

Il mondo dell’intrattenimento è cambiato moltissimo nel giro di pochi anni. I consumatori oggi si aspettano non solo un’offerta pressoché infinita di film, serie TV e video, ma anche di riuscire a trovare facilmente in quella moltitudine il prodotto giusto per loro. Gli aggregatori di contenuti possono risolvere questo problema, facendo trovare agli utenti i giusti prodotti in streaming.

Il CEO della startup Likewise, Ian Morris, ha spiegato come questa opportunità di business sia conveniente per tutte le parti coinvolte: gli aggregatori, i distributori e soprattutto gli utenti.

Gli aggregatori di contenuti sono il futuro dello streaming

Il fenomeno dello streaming ha rivoluzionato il modo in cui guardiamo la TV. Per la maggior parte degli utenti “guardare la televisione” non è più vedere cosa propongono i canali storici della TV italiana, ma sapere cosa propongono Netflix, Disney+, Amazon Prime Video o Apple TV+. Persino i classici palinsesti italiani hanno iniziato a puntare sempre più su RaiPlay e Infinity+, lo streaming di RAI e Mediaset.

Negli Stati Uniti, l’82% delle case ha almeno un abbonamento streaming e più della metà (53%) ne ha almeno tre. Quindi la disponibilità di serie TV e film online è enorme. Ma il 60% degli utenti descrive la navigazione fra più servizi per trovare il giusto film “un po’” o “molto” frustrante, secondo Accenture.

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Ogni servizio utilizza algoritmi basati sugli input degli utenti per raccomandare il prossimo contenuto da guardare. Ma avendo accesso solo ai dati di navigazione sulla propria piattaforma, non può fornire suggerimenti davvero ponderati. E anche quando gli utenti usano un solo servizio, non sempre i consigli sono azzeccati.

La maggior parte degli utenti utilizza i vari servizi in maniera indifferente e vuole consigli che non siano limitati a un solo catalogo. Vogliono sapere cosa è nuova, cosa è trending, cosa è disponibili. E vogliono abbinare queste categorie al proprio gusto personale.

Gli aggregatori di contenuti possono cambiare il mondo dello streaming

Morris su Entrepreneur spiega che gli utenti vogliono soprattutto un’unica watchlist che raccolga tutti i contenuti disponibili nei vari servizi. E che tenga traccia di quello che hanno già visto, indirizzandoli verso i contenuti disponibili.

La risposta sembra essere quella degli aggregatori. Il 56% degli utenti vorrebbe condividere la propria watchlist fra i servizi per avere consigli personalizzati. Anzi: il 51% sarebbe disposto a concedere più dati ai servizi pur di avere raccomandazioni più precise.

Qualcosa che serve anche ai servizi di streaming. Con l’aumento del numero di cataloghi non cresce solo la scelta per gli utenti. Anche il costo lievita. E se gli utenti passano più tempo sui menu cercando informazioni invece che guardando film e serie, diventa più probabile che disdicano l’abbonamento.

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Un servizio personalizzato

Nel mondo prima dello streaming, le TV satellitari erano le sole a fornire servizi aggiuntivi per gli spettatori, selezionando diversi contenuti e offrendo pacchetti in base agli interessi. Chi per lo sport, chi per il cinema: qualcuno aggregava l’offerta in base ai profili clienti.

Oggi con lo streaming e con le migliorate conoscenze nell’analisi dei dati, questo bisogno può essere soddisfatto in maniera intelligente. Nel mondo dello streaming, gli aggregatori creano profili personalizzati prendendo dai vari servizi. Ma dall’altro lato, aggregare i dati potrebbe fornire ai nuovi servizi un’idea precisa dei clienti non appena si iscrivono. In questo modo potrebbero offrire i prodotti giusti fin dal primo minuto.

Gli aggregatori quindi possono giovare ai servizi di streaming, aumentando l’engagement degli utenti e facendo trovare loro i contenuti che cercano. E aiutano gli utenti a non passare più tempo nei menu che immersi nei mondi creati dagli sceneggiatori di tutto il mondo.

I produttori di sistemi operativi per le TV stanno iniziando a capirlo, e servizi come Google TV (o le app come Just Watch) stanno iniziando a servire i consumatori con consigli attraverso i vari servizi. Ma per gli streamer, trovare accordi con gli aggregatori permettere di rendere tutto più fluido e inviterebbe gli utenti a passare più tempo sul proprio catalogo. Le partnership fra aggregatori di contenuti e servizi streaming è il futuro del settore.

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Source
Entrepreneur

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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