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Storage-as-a-Service, una tecnologia matura: l’analisi di Quantum

I servizi STaaS permettono di gestire lo storage in maniera più flessibile

Sempre più aziende propendono per una strategia di Storage-as-a-Service, per ridurre i costi e superare la “crisi di competenze” che molte imprese stanno vivendo: Quantum presenta un’analisi di questa tecnologia, che sembra matura. Può essere la chiave di svolta per le imprese e la sempre crescente quantità di dati?

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Storage-as-a-Service (STaaS): l’analisi di Quantum

Lo Storage-as-a-Service (STaaS) prevede risorse di archiviazione con funzionalità simili al cloud, implementate come servizio on-premise. Offrono scalabilità immediata e la flessibilità del pay-per-use, limitando le incertezze nelle perfomance che spesso spaventano gli utenti enterprise.

Gli utenti STaaS spesso paragonano questa soluzione al “cloud storage, ma on-premise”. Perché ha alcune delle più importanti funzionalità tipiche delle soluzioni cloud. Parliamo per esempio della disponibilità immediata, capacità illimitata e la possibilità aumentare o diminuire le risorse con un modello pay-as-you-go. Inoltre, può essere gestita da personale cloud che mantiene la disponibilità, fornisce le risorse al bisogno e effettua la manutenzione.

Ma il cloud pubblico ha le sue problematiche. Quantum ci spiega che le questioni di sicurezza tra le reti aziendali e i data center. Inoltre, c’è la questione costi: sempre più utenti enterprise devono dedicare il proprio tempo a trovare soluzioni per contenere la spesa.

Invece, secondo Quantum lo Storage-as-a-Service offre la stessa immediatezza, gestione e flessibilità pay-per-use del cloud pubblico, ma senza i problemi di performance e sicurezza, senza i costi aggiunti. E poi permette alle aziende di accedere alle ultime tecnologie – che significa perfomance e sicurezza maggiori – senza dover investire in nuove e costose tecnologie.

Cosa pensano i responsabili IT

Per valutare la situazione, 250 decisori IT hanno spiegato cosa pensano delle soluzioni STaaS e dei vendor che le promuovono. Il primo dato che emerge è le aziende cercano di lavorare con fornitori che hanno implementato per loro soluzioni anche in passato (specialmente on-premise). L’esperienza nel settore gioca un altro ruolo fondamentale, ma anche la fiducia che i fornitori sappiamo capire e adattarsi all’ambiente IT gioca un ruolo fondamentale. Serve tuttavia anche la conformità di sicurezza e legale, dimostrata quando possibile tramite un Proof of Concept.

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Anche la rapidità nel sapere rispondere alle esigenze dei clienti gioca un ruolo fondamentale: le aziende vogliono sapere che i fornitori ci sono quando serve. Ma emerge anche un’esigenza di controllo: secondo quanto ci spiega Quantum, i responsabili IT non vogliono delegare le funzionalità di più alto livello a chi fornisce lo Storage-as-a-Service.

Sebbene i Service Level Agreements (SLAs) emergono come necessari per oltre il 50% delle aziende durante la stesura di un contratto, l’attitudine delle aziende diventa ostile per i fornitori che puntano a dare solo “il minimo indispensabile”. La fiducia in questo ambito gioca un ruolo critico: se i fornitori non sono disposti a fornire più del dovuto, le aziende prendono in considerazione le soluzioni classiche di cloud pubblico.

Un senior vice presidente di una grande istituzione finanziaria ha risposto nello studio: “Non vogliamo un venditore di scatole che venga a venderci una scatola. Ma dall’altro lato, non vogliamo una soluzione gestita solo con gli SLAs. Vogliamo l’esperienza e le capacità del venditore di scatole”.

Trovate maggiori informazioni su Quantum sul sito ufficiale, mentre qui trovate il report completo.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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