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Le PMI italiane investono nel digitale, ma non nelle competenze

Secondo i dati degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, le PMI Italiane hanno compiuto buoni investimenti nel digitale (il 26% infatti gli aumentati), anche se spesso mancano le competenze – e il 51% delle piccole e medie imprese non investe per migliorarle.

La fotografia che emerge è quella di un Paese dove circa la metà delle PMI sono digitalmente mature. Ma solo il 9% lo è in maniera avanzata, con il 16% che risulta ancora scettico riguardo la transizione digitale. Positivo l’attenzione aumentata verso la cybersecurity. Anche se il 96% adotta soluzioni di base e solo il 26% avanzate.

Le PMI italiane puntano sul digitale, ma non investono sulle competenze

Nel 2022, le PMI italiane hanno investito di più nel digitale rispetto all’anno precedente, con una quota del 26%. Ma persiste una forte differenza culturale, con il 35% delle imprese che non riconosce alla digitalizzazione un ruolo fondamentale nel proprio settore economico.

Le PMI italiane hanno dimostrato di saper affrontare le sfide esterne, nonostante la pandemia continui a creare problemi e nuove crisi internazionali si siano verificate. Solo una minoranza di PMI, il 14%, ha affermato di non aver potuto adottare misure per contrastare le difficoltà causate dall’incremento dei costi dell’energia. E appena il 10% non ha trovato soluzioni alle problematiche di approvvigionamento.

Questi sono alcuni dei dati presentati oggi dall‘Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI della School of Management del Politecnico di Milano durante il convegno “Le PMI verso la maturità digitale: la bussola è nell’ecosistema”.

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Paolo Ghezzi, Direttore Generale di Infocamere, spiega: “Le piccole e medie imprese italiane costituiscono circa il 5% delle imprese attive nel Paese e si caratterizzano per un’elevata eterogeneità, per esempio in termini di struttura, attività, organizzazione, visione strategica. Questo si riflette in differenze di performance, ma anche di approccio all’innovazione e, in particolare, alla trasformazione digitale”.

L’analisi di Filiere diverse

L’obiettivo dell’Osservatorio, in collaborazione con InfoCamere, è stato quello di misurare l’importanza delle PMI nelle catene produttive e di esplorare il ruolo del digitale nelle relazioni tra i diversi attori delle filiere. A tal fine, ha analizzato tre filiere di grande rilevanza per il Made in Italy: AEC (Architecture, Engineering and Construction), meccanica e meccatronica, veicoli a motore su gomma e servizi connessi.

Le PMI che operano nel settore della meccanica e della meccatronica generano il 59% dei ricavi della filiera e impiegano il 62% degli addetti, con 12mila imprese attive (il 19% del totale). La filiera dei veicoli a motore su gomma e servizi connessi conta 5.500 PMI attive (il 5% del totale), che producono il 36% dei ricavi e occupano il 29% degli addetti. Infine, l’AEC comprende oltre 26mila imprese attive (il 3% dell’intero settore) e contribuisce al 33% sia dei ricavi che degli addetti coinvolti.

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PMI italiane verso il digitale, ma scarsi investimenti sulle competenze

Claudio Rorato, Direttore dell’Osservatorio innovazione Digitale nelle PMI, spiega: “L’Osservatorio ha individuato 4 profili di maturità digitale sulla base di 3 variabili rappresentative dell’approccio delle PMI alla digitalizzazione: cultura digitale, trasformazione digitale dei processi, collaborazione con attori esterni. La minoranza delle PMI presenta un profilo convinto (36%) o avanzato (9%). Di conseguenza, poco più della metà delle PMI (55%) mostra un atteggiamento timido (39%) o addirittura scettico (16%) nei confronti della trasformazione digitale, mancando soprattutto di un approccio olistico e di una visione strategica di lungo termine. Non si può trascurare, però, che nell’ultimo anno la crisi energetica e la necessità di far fronte a situazioni contingenti abbiano temporaneamente rallentato il percorso di digitalizzazione di alcune realtà”.

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Un’indagine sulle PMI ha rivelato che il 43% di esse si considera “avanzato nel processo di digitalizzazione” o “orientato sempre più verso il digitale”. Mentre il 35% non attribuisce alla digitalizzazione un ruolo fondamentale nel proprio settore economico di riferimento.

Questa scarsa consapevolezza dipende anche da un limitato investimento in cultura digitale: ancora troppe imprese (51%) non svolgono attività interne per sviluppare e rafforzare le competenze digitali. Ancora più preoccupante che solo l’8% punti a integrare nel proprio organico figure con specifiche competenze digitali (STEM – Science, technology, engineering, mathematics e/o alta formazione). La differenza che si osserva sul piano della cultura digitale ha conseguenze dirette sulla digitalizzazione dei processi. Attività che spesso, anche se avviata, viene realizzata con strumenti non all’avanguardia.

La digitalizzazione dei processi

Per quanto riguarda la digitalizzazione dei processi, la raccolta e l’analisi dei dati in fabbrica e nel magazzino, pur essendo largamente diffuse, si basano su strumenti poco evoluti secono l’analisi degli Osservatori del Politecnico.

La digitalizzazione dei processi di supporto implica sia attività tradizionali, come le azioni dei venditori sul campo e le fiere di settore (48% delle PMI). Sia attività digitali, come la pubblicità online (30% delle PMI). Tuttavia, spesso manca l’uso di CRM (Customer Relationship Management) per raccogliere e analizzare i dati ottenuti dalle attività di marketing e lead generation. Solo il 42% delle piccole e medie imprese ha adottato o sta per adottare questa tecnologia.

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Anche l’area risorse umane è poco digitalizzata. Circa il 40% delle PMI non usa soluzioni digitali in questo ambito, dove i software più diffusi sono quelli per la gestione delle presenze, dei turni e degli orari di lavoro.

Per quanto riguarda l’integrazione dei processi e delle funzioni aziendali, il 40% delle imprese ha introdotto o ha intenzione di introdurre a breve un software ERP (Enterprise Resource Planning), anche se c’è ancora una quota significativa di imprese che non conosce o non è interessata a questa tecnologia.

Sicurezza e collaborazione

A livello di processi direzionali, l’imprenditore e il vertice strategico sono i principali motori della digitalizzazione. Tuttavia, nel 25% delle PMI le decisioni di business non sono basate su una valutazione delle performance attraverso i dati raccolti in azienda. L’uso dei dati per misurare le prestazioni si concentra più su un’analisi interna – il 39% monitora l’andamento aziendale – che su un’analisi esterna.

Un altro aspetto delle tecnologie trasversali è la cybersecurity, che mostra una differenza tra le imprese che usano solo soluzioni basiche (96%) o anche soluzioni avanzate (28%). Per quanto riguarda la collaborazione con soggetti esterni, il 25% delle PMI collabora con hub di innovazione territoriali.

Le priorità per sostenere la svolta digitale delle PMI italiane

Dallo studio sulle iniziative fatte in Italia per la digitalizzazione delle imprese si nota una mancanza di attenzione specifica verso le PMI, soprattutto a livello nazionale. Solo il 20% dei progetti è dedicato solo alle PMI e di questi il 67%, sempre a livello nazionale, è aperto a tutte le imprese, senza tener conto del settore o della filiera. A livello regionale, invece, ci sono più misure mirate alle PMI e/o a settori o distretti particolari.

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Per la ricerca di finanziamenti, in generale le PMI italiane hanno problemi a trovare i bandi a cui potrebbero partecipare. E se ci riescono, hanno difficoltà a pianificare a medio-lungo termine perché non sanno se lo stesso incentivo sarà disponibile anche in futuro.

Federico Iannella, Ricercatore Senior Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI, spiega: “Il passaggio da un approccio di breve termine a uno di medio-lungo termine passa dallo sviluppo di una consapevolezza sui benefici del digitale“. E quindi spiega: “È proprio in quest’area che si auspicano sempre più iniziative e agevolazioni a favore delle PMI, sia da parte del legislatore che dagli enti di trasferimento tecnologico attivi sui territori e delle organizzazioni di rappresentanza”.

Maggiori informazioni sullo sviluppo digitale e sulle competenze delle PMI italiane qui.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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