Ve li ricordate i tempi, ormai antichi, in cui un database era un oggetto monolitico? Sembra una vita fa. E continuerà ad essere un lontano ricordo perché il futuro è il multicloud ibrido. A raccontarlo è stata Nutanix durante il Database Summit, tenutosi virtualmente pochi giorni fa.
Un’oretta e mezza di interventi, suggerimenti e dati che ci hanno permesso di capire quale sia l’attuale situazione del mercato e quali sono i trend che guideranno il futuro.
Il futuro è il multicloud ibrido ma c’è ancora diffidenza
Iniziamo con un dato: il 75% dei database è ancora on-premises. Ovverosia, collocato presso il cliente.
Quindi solo un’azienda su 4 oggi, nel 2022, ha deciso di puntare sul cloud.
Sembra una scelta totalmente anacronistica. Senza contare che abbiamo appena detto che il futuro è il multicloud. Quindi … cosa ci sfugge?
Il public cloud è tendenzialmente più semplice da gestire, e questo è un evidente vantaggio, ma ci sono due elementi da considerare: i costi e la protezioni dei dati. Spesso, infatti, le imprese non sono pronte ad affrontare i primi e non hanno idea di come garantire la seconda.
Senza contare che i processi tendono ad essere diversi rispetto a quelli progettati per i database on-premises, e questo significa dover investire tempo, risorse e soldi per preparare il personale all’utilizzo del cloud.
Tutti questi elementi stanno spingendo le aziende ad adottare un approccio estremamente prudente.
Insomma, il cloud interessa ma sarebbe difficile e irresponsabile gettarsi in questa avventura senza un’adeguata preparazione, la giusta visione e gli strumenti adeguati.
La migrazione verso il cloud quindi è lenta ma inevitabile. Così come sarà inevitale l’approccio multicloud ibrido, con le organizzazioni che dovranno utilizzare una combinazione di cloud pubblico e privato. Il primo, pubblico, indica una struttura utilizzabile da chiunque via Internet (anche se non necessariamente in forma gratuita) mentre il secondo, privato, indica un cloud all’interno di un’azienda o un’organizzazione e quindi utilizzabile solo da chi lo possiede.
Perché abbiamo definito “inevitabile” questo passaggio? Perché i vantaggi sono davvero parecchi. Prima di tutto il multicloud riduce la dipendenza da un singolo cloud hosting provider; in secondo luogo permette di selezionare cloud specifici per applicazioni altrettanto specifiche. E poi dovete considerare che, in caso di necessità, diventa più facile adattarsi rapidamente al carico di lavoro, senza contare che le grosse multinazionale possono affidarsi a provider diversi che rispondono alle esigenze delle filiali locali, sia in termini di tempi di accesso che in risposta a particolari obblighi normativi e di governance.
Infine affidarsi a terze parti significa risparmiare tempo, visto che è il provider ad eseguire la manutenzione del data center pubblici, lasciando alle imprese solo gli interventi relativi ai cloud privati.
Non solo multicloud ibrido
Quella del multicloud ibrido è sicuramente la tendenza del momento, ma non è l’unica da considerare.
Sta prendendo piede infatti anche il DBaaS, cioè il Database-as-a-Service. Una soluzione abbracciata proprio da Nutanix che ha creato un software che permette agli utenti e agli amministratore di database di configurare, gestire e scalare i database senza dover configurare l’hardware o installare il software.
A cosa serve? Semplice: a gestire facilmente una marea di database senza perdere tempo.
L’altro trend da considerare è sicuramente quello dei Database Open Source. Cosa cambia rispetto ad un database classico? In realtà molto poco. Dal punto di vista delle performance e delle funzionalità sono paragonabili, capaci di supportare anche funzionalità complesse, inclusi intelligenza artificiale e machine learning.
La differenza vera la fa il supporto. Qui non c’è un’azienda da contattare, o un customer care tradizionale. Nel mondo dell’Open Source si può usare la mail. A chi? A mailing list che contengono tutti coloro che hanno fatto questa scelta. E no, questo non significa confrontarsi solo con utenti alle prime armi. Al contrario, spesso troverete persone grandi esperti disposti ad investire il loro tempo per aiutarvi. E poi, una volta maturata un po’ di esperienza, dovrete contribuire anche voi alla crescita della community. Oggi, in alternativa, è anche possibile rivolgersi a una sempre più nutrita schiera di aziende specializzate nel supportare prodotti open-source. Tali aziende rivendono le proprie competenze pur non avendo il controllo sul prodotto.
Sogei e Nutanix
Nel corso del Database Summit di Nutanix abbiamo visto alternarsi una marea di esperti di ogni genere. L’ultimo a comparire sui nostri schermi è stato Paolo Bussetti, Data Architect dell’italiana Sogei. Sì, la stessa Sogei che ha aiutato le istituzioni a dare vita a Immuni.
Bussetti ha spiegato che l’app di tracking e gestione del Green Pass è stata una grande sfida per l’azienda. Una sfida a cui Sogei ha risposto affidandosi al framework di Nutanix e adottando un approccio cloud ibrido che ha permesso di ottenere quel mix di velocità e semplicità di cui avevano bisogno.
Insomma, se avevate bisogno di un esempio concreto delle potenzialità del multicloud ibrido, sappiate che da un anno e mezzo a questa parte ce l’avete in tasca.
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