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Due italiani su tre sono pronti per il Web3 (soprattutto per l’AI)

Il 64% degli italiani è pronto per le tecnologie Web3: la realtà virtuale, quella aumentata, ma soprattutto per l’intelligenza artificiale (AI). La nuova ricerca SGW, presentata durante il Web3 Alliance Forum, sottolinea come l’opinione pubblica sembra ottimista nei confronti della nuova era del digitale, sebbene molti abbiano ancora remore e vogliano prestare attenzione allo sviluppo.

Il 64% degli italiani pronti per il Web3 e l’AI in particolare

Siamo di fronte a quella che sembra delinearsi come una nuova era del web. La realtà virtuale e aumentata, la blockchain per un internet decentralizzato. E alla base di tutto questo, l’intelligenza artificiale, che sta suscitando già avendo un impatto economico evidente. Tanto che, come spiega il segretario Web3 Alliance Ivan Montis, a un anno dalla fondazione il consorzio ha raccolto tantissimo interesse. “L’anno scorso al nostro primo incontro, eravamo solo otto imprenditori visionari. In questi mesi abbiamo lavorato tanto ed è un piacere vedere tanti imprenditori e manager qui oggi”.

Ma cosa ne pensa l’opinione pubblica? Il consorzio ha chiesto a SWG cosa pensano gli italiani dell’AI e di altre tecnologie abilitanti del Web3, raccontati sul palco del Forum milanese da Alessandro Scalcon. Mille rispondenti, con dati raccolti solo dieci giorni fa e indicizzati a tempo di record.

Due italiani su tre si dicono pronti al Web3, specialmente all’AI e alla VR

La prima domanda riguarda quanto gli italiani siano pronti al cambiamento: due italiani su tre (64%) sono pronti alle nuove tecnologie. Anche se la maggior parte con relativo entusiasmo: solo l’11% è molto entusiasta, il 53% solo abbastanza. La percentuale sale fra i laureati (80%) e fra gli under 35 (86%).

l'ai e gli italiani-min

Ma un terzo lo teme, soprattutto i ceti più fragili e poco istruiti, oltre agli over 55, dove la percentuale degli scettici sale quasi al 50%. Ma senza dubbio sale la consapevolezza. Soprattutto per quanto riguarda l’Intelligenza artificiale e la realtà virtuale e aumenta, mentre invece NFT e Blockchain sono meno noti, soprattutto negli over 55. Forse anche per la poca penetrazione di questi strumenti, il dato cala rispetto all’entusiasmo del 2018 (-12%).

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Il 57% dei rispondenti pensa che l’AI avrà un impatto positivo (dai 18 ai 34 anni questo dato sale al 70%). Tuttavia, quando si parla di AI e mondo del lavoro, un italiano su due pensa che perderemo posti di lavoro per colpa dell’intelligenza artificiale. Un’opinione diffusa, soprattutto negli over 55.

L’AI entra nel quotidiano (ma non senza remore)

Per quanto riguarda l’utilizzo dell’AI nel quotidiano, ci sono alcune tecnologie che siamo pronti a usare fin da subito: la domotica per gestire temperature ed elettrodomestici. Ma anche per semplificare come prendiamo appuntamenti e scadenze, oppure per la videosorveglianza. Tuttavia, pochi lo fanno senza remore.

ai web3 italiani

Il freno principale è il timore di lasciare a una macchina l’iniziativa sulle scelte, con un’alta percentuale che teme possa prendere decisioni al posto nostro e avere il controllo. Il tema del lavoro riemerge, ma non sembra la principale preoccupazione se non per i ceti meno abbienti.

Web3 Alliance Forum: non solo l’AI, gli italiani e il metaverso

Secondo SWG, una persona su due pensa che il metaverso ha un futuro, anche se due terzi di questa metà pensano che siamo ancora in fase sperimentale. Un 22% pensa che resterà nell’ambito dei videogiochi e l’8% pensa che promette più di quanto manterrà. Gli utenti sembrano pronti a usare il metaverso per uffici pubblici virtuali, commissioni. In secondo luogo, seguire lezioni e partecipare a convegni. Più bassa l’attività sociale: poco sport e conoscere persone.

Il principale freno per l’adozione del metaverso è il timore per un isolamento sociale, che sente il 46% dei rispondenti. Per i giovani, il tema più frenante è tecnologico: temono ci siano pochi contenuti e visori scomodi.

Dati che cambiano in fretta, per un mercato che nasce

Un punto interessante sollevato all’evento riguardo il fatto che la situazione sembra in perenne evoluzione quando parliamo di tecnologie Web3. SWG ci spiega che la grande varietà di risposte e i cambiamenti da un mese all’altro dipendono da un’opinione pubblica che sta rispondendo con pochi dati, in base alle notizie recenti. Insomma: le decisioni spesso sono ancora un po’ troppo “di pancia”. Ma SWG sottolinea che sta notando un assestamento per quanto riguarda alcuni di questi dati, soprattutto riguardo all’AI.

Tavola rotonda: l’analisi di cosa pensano gli italiani di AI e Web3

Andrea De Micheli, il presidente di Web3 Alliance e CEO di Costa Diva Group, commenta così la grande variabilità dei dati nella tavola rotonda che commenta i dati: “Nel 2021 sale l’hype degli NFT, che nel giro di pochi mesi sembra una bolla che esplode. Zuckerberg parla di metaverso e per qualche mese sembra che ci trasferiremo tutti nel mondo virtuale. Ma poi Meta licenzia alcuni dipendenti e la tecnologia sembra fallimentare. Poi arriva ChatGPT e sembra che non si possa parlare d’altro che dell’intelligenza artificiale. Il 5 giugno Apple annuncia Vision Pro e sembra che il metaverso sia tornato. Web3 Alliance vuole tenere la barra diritta e discernere fra l’hype e le tecnologie davvero abilitante. Dando alle aziende strumenti per scegliere”.

tavola rotonda ai web3

In una chiacchierata a margine dell’evento, De Micheli ci spiega che il consorzio “tiene la barra” grazie al contributo degli esperti – sia delle tecnologie che del business per metterle a frutto – che ne fanno parte. E raggiunge le aziende in momenti formativi come il Web3 Alliance Forum, ma anche con diversi contenuti e sostegno durante tutto l’anno.

La vicepresidente di Web3 Alliance e co-founder di Engitel Elena Schiaffino precisa che l’attenzione all’AI nell’ultimo periodo ha senza dubbio aumentato l’attenzione sui temi del Web3 perché gli italiani la usano già molto. “Noi riteniamo il Web3 un insieme di tecnologie abilitanti: l’IoT, il cloud, l’AR e la VR, la blockchain e gli NFT. L’intelligenza artificiale è comune a tutti questi ambiti: è un acceleratore tecnologico, che abbiamo in mano tutti i giorni nel nostro smartphone”.

Le aziende italiane sono pronte al cambiamento?

Quando il moderatore chiede a Fabiano Lazzarini, vicepresidente di Web3 Alliance e senior manager di Jakala, se i manager italiani sono pronti al cambiamento portato dal Web 3.0 e dall’AI in particolare, spiega: “In Italia abbiamo imprenditori capaci e abbiamo molto expertise. Negli anni ’90, quando arrivò internet, eravamo molto meno preparati a gestire il cambiamento. Ora tutta questa esperienza la possiamo mettere in pratica. La rivoluzione digitale ha fatto evolvere tutto il Paese, abbiamo gli strumenti per gestire questa novità.

De Micheli spiega che, anche se l’entusiasmo dei consumatori cala leggermente, l’AI potrà fare la differenza per moltissime aziende. “Due terzi si dicono pronti a cambiare, anche se calano rispetto al 2018. Questo dipende anche dal fatto che abbiamo avuto diversi hype che poi non hanno portato a cambiamenti immediati. Ma l’intelligenza artificiale sarà un abilitatore e democratizzatore, ci aiuterà a migliorare questo Paese. Sono convinto che i rischi connessi potranno essere gestiti da regolamentazioni intelligenti”.

web3 alliance

Schiaffino riprende il punto delle regolamentazioni e sottolinea: “Io sono una fan delle parole di Sam Altman e dagli altri “padri dell’AI”: dobbiamo regolamentare l’intelligenza artificiale. La paura che emerge dai dati va letta come un dato positivo: servirà tanta intelligenza umana per gestire quella artificiale. Che utilizziamo già in diversi ambiti: elettrodomestici, IoT, promemoria, sintesi dei report”.

Lazzarini conclude: “Dobbiamo dividere lo scenario fra breve e lungo periodo. Nel lungo le cose andranno stabilizzandosi e i problemi si ‘pialleranno’. Nel breve, chi non sarà pronto dovrà subire la grande velocità di questo cambiamento. Chi di noi sarà pronto, avrà delle opportunità enormi. Ma questo va gestito: servono regole, investimenti nella formazione, assicurarsi che l’Europa faccia rispettare le regole anche a chi viene da fuori.

L’AI non deve lasciare indietro nessuno

Sulla questione delle regole, risulta interessante l’intervento di Ivana Bartoletti, che si occupa di un tema sempre più discusso. “Adesso persino mia madre ottantenne mi chiede a cena dei bias nell’intelligenza artificiale. Questo è perché l’abbiamo visto direttamente. Abbiamo visto che l’AI fatica a riconoscere i tumori alla pelle se la pelle è nera, perché addestrata solo su pelli chiare. In Olanda, ha fatto cadere un governo: l’AI ha categorizzato come “fraudolenti” i ceti meno abbienti – qualcosa che ha portato a bambini allontanati dalle famiglie, ha portato a suicidi”.

i bias della intellligenza artificiale

L’esperta non vuole demonizzare sull’AI – quanto piuttosto dire in maniera accademica qualcosa che i fan di Spider-Man conoscono bene: da un grande potere, derivano grandi responsabilità. “Io nell’intelligenza artificiale ci credo, ma ho la fortuna di lavorare nella dimensione fra la tecnologia e la legge. Una sintesi difficile per un tema tanto complesso. Proprio perché sono innamorata delle possibilità dell’AI credo sia importante pensare a non lasciare nessuno indietro”.

Bartoletti ci spiega che questo tipo di attenzione riguardo i bias nei dataset e negli output dell’AI interesseranno presto le aziende di ogni dimensione. “I foundational models arriveranno da grandi aziende (Google, Microsoft con OpenAI). Ma tutti noi dovremo fare fine tuning nelle nostre aziende. E dovremo formare le persone a trovare i prompt giusti per avere risultati vincenti. Servono tantissime competenze per gestire questi strumenti.

“Dobbiamo analizzare sia i dataset di ingresso che gli output, con uno sguardo critico. Le aziende devono quindi avere un approccio intelligente: l’AI può aiutarci molto se abbiamo obiettivi chiari, se vogliamo ridurre il carico di lavoro dei nostri dipendenti. Ma se ragioniamo in ambito tecnosoluzionista, che vuole usare la tecnologia per risolvere problemi di altra natura, non avremo successo”.

Dopo aver sollevato questi punti importanti, tuttavia, Bartoletti conclude dicendo: “Ma il mio messaggio vuole essere ottimista: guardiamo alle regole non per bloccare lo sviluppo, ma per avere un occhio critico essenziale per portare valore”.

Fra potenzialità e rischi, fra gli investimenti in sviluppo e le richieste di regolamentazioni, il Web3 Alliance Forum vuole dare una visione d’insieme su queste tecnologie emergenti. Se volete approfondire, qui trovate il sito ufficiale.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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