Roma, 2 ottobre 2024, Aruba inaugura il suo quarto data center, affermandosi ancora di più come realtà di riferimento per il cloud nel nostro Paese. Il nuovo data center, battezzato Hyper Cloud Data Center, va a rafforzare in maniera molto forte sia l’infrastruttura dell’azienda che la sua offerta verso i clienti business. Hyper Cloud Data Center si va infatti ad affiancare al Global Cloud Data Center di Ponte San Pietro (Bergamo) e ai due data center storici di Arezzo. Il nuovo campus di Aruba è stato aperto a Roma Est, nell’area del Tecnopolo Tiburtino. La collocazione è strategica, anche perché va a essere contornato da più di un centinaio di realtà imprenditoriali fortemente orientate all’innovazione.
Con l’attivazione dell’Hyper Cloud Data Center di Roma, possiamo aumentare significativamente la capacità di spazio e potenza a disposizione dei nostri clienti, rispondendo alla rapida crescita dei consumi prevista dallo sviluppo del cloud e di tecnologie come l’intelligenza artificiale.
Stefano Cecconi, Amministratore Delegato di Aruba.
Una inaugurazione importante
A testimonianza dell’importanza strategica del campus per la capitale, durante l’inaugurazione sono intervenute numerose personalità di spicco del panorama politico taliano.
Federico Eichberg, Capo di Gabinetto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha commentato: “Oggi viene inaugurato un nuovo Data Center Aruba che rappresenta un traguardo importante non solo per la società, ma per l’infrastruttura digitale italiana. Anche in questa circostanza la vostra impresa testimonia la capacità di saper coniugare innovazione e sostenibilità.”, rimarcando così l’importanza della connettività per la trasformazione digitale del Paese.
Sono poi intervenute anche Roberta Angelilli, VP e Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lazio, e Maurizio Veloccia, Assessore all’Urbanistica di Roma Capitale. La prima ha evidenziato come l’investimento segni una svolta per la Regione, mentre il secondo ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa nel contribuire all’immagine di Roma come una città in cui è possibile investire nel campo della tecnologia.
Il supporto delle istituzioni
Durante l’inaugurazione si è anche tenuto un dibattito a cui hanno partecipato rappresentanti di varie istituzioni. Il titolo del dibattito è stato “Capitale Digitale: Roma come hub innovativo e strategico. Il supporto delle istituzioni al settore privato“. Si è trattato di un momento di confronto sul ruolo di Roma come hub digitale per l’Italia, anche grazie al contributo delle istituzioni.
Lorenzo Tagliavanti, Presidente della Camera di Commercio di Roma, ha parlato del contesto e delle prospettive future del nuovo hub, soprattutto in termini di investimenti e network per le aziende sul territorio. Bruno Frattasi, Direttore Generale di ACN (Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale), ha invece parlato di sovranità digitale e privacy, identificando i data center moderni come un asset strategico per il Paese. Mario Nobile, Direttore Generale di AgID, si è soffermato sul valore della collaborazione tra pubblico e privato, in grado di creare valore non solo per la Pubblica Amministrazione, ma anche per cittadini e imprese. Infine, Salvatore Deidda, Presidente della IX Commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati, ha contribuito con un videomessaggio sulle proposte di legge a favore della filiera dei data center e dell’indotto economico e occupazionale che questi hanno sul territorio.
La struttura del nuovo datacenter di Aruba a Roma
Il campus, complessivamente, occupa una superficie di circa 74.000 metri quadrati, di cui 52.000 saranno destinati agli edifici per ospitare le infrastrutture tecnologiche. Le sale dati, da sole, si stima occuperanno una superficie di 30.000 metri quadrati.
All’interno del campus sono previsti in costruzione 5 edifici per 5 data center indipendenti sia dal punto di vista energetico che dal punto di vista tecnologico. Il primo data center è già operativo e il secondo si prevede sarà attivato entro la prima metà del 2025. Per gli altri tre, Aruba non si è ancora sbilanciata sui suoi piani di crescita.
Per quanto riguarda la parte energetica, argomento caldo oggi quando si parla di data center, il campus a regime prevede un totale di 30 MW di potenza IT. Quindi, stiamo parlando di 6 MW per ognuno dei 5 data center, erogati con un livello di ridondanza 2N. Ovvero, è garantita la piena funzionalità dei sistemi anche a fronte di un disservizio di metà dei sistemi di alimentazione e raffreddamento.
Internamente, le sale dati offrono soluzioni modulari per una colocation flessibile e molto efficiente. Un cliente può usufruire di una porzione di rack come pure di una intera sala dedicata. Per necessità particolari, ad esempio a fronte di normative stringenti, è possibile usufruire anche di private cage e cross connection.
La filosofia di Aruba
Il nuovo data center di Roma, esattamente come tutti quelli che Aruba ha già in esercizio, segue una linea aziendale molto chiara su due punti: l’essere carrier neutral e la sostenibilità ambientale.
Approccio carrier neutral vuol dire consentire ai propri clienti totale libertà nel selezionare i fornitori per la connettività di rete.
Per la sostenibilità, gli impianti di Aruba sono tutti progettati con un approccio green-by-design. Tutti gli elementi sono pensati per generare il minimo impatto ambientale possibile. Questo si riflette non solo sui materiali utilizzati ma anche in un uso efficiente dell’acqua di raffreddamento (free-cooling) a cui si affiancano estesi impianti fotovoltaici.
Dentro il datacenter
A termine giornata abbiamo anche potuto visitare l’interno del nuovo data center di Aruba a Roma. La visita è stata molto interessante e ha permesso di toccare con mano una serie di importanti dettagli non visibili dall’esterno, dai quali si evince la grande esperienza e professionalità di Aruba nella progettazione degli impianti.
Innanzitutto, una forte attenzione alla sicurezza fisica, che si articola su sei livelli di sbarramento prima di arrivare alle sale dati. Una volta all’interno, il design degli ambienti è ben curato, anche per una questione di qualità del lavoro. Dal punto di vista tecnico, la gestione della temperatura nelle sale dati usa una tecnica detta “a corridoio caldo” che, oltre ad essere energeticamente più efficiente, permette agli operatori di lavorare in condizioni termiche migliori. Sempre nelle sale dati non ci sono cavi in vista; questi sono tutti cablati in uno spazio dedicato sotto il pavimento. Non è solo una questione di protezione dai roditori, ma anche di ambiente di lavoro più sicuro per i tecnici.
Dal punto di vista dei locali, i data center applicano una logica di suddivisione degli spazi per funzionalità. Per cui, strutture di controllo, impianti refrigeranti e sale dati sono fisicamente separate, risolvendo alla radice importanti problemi relativi a sicurezza e manutenzione.
Per quanto riguarda la parte energetica, ogni data center è indipendente. I generatori sono ridondanti e si compongono di vari elementi sigillati all’interno di container per rendere l’architettura modulare. Ogni generatore è dotato di un gruppo di continuità in grado di sostenere la struttura per almeno 15 minuti. Questi 15 minuti, ci è stato detto, sono utilizzati per attivare dei generatori a combustibile fossile in grado di sostenere l’intera struttura per ulteriori 48 ore.
Appuntamento allora al 2025 per l’inaugurazione del secondo datacenter (B) del Campus romano. Nel frattempo, per chi fosse interessato ai servizi enterprise di Aruba, può tenersi informato sul sito web dell’azienda.
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