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Google Cloud Summit 2024: la nuova strada verso il cloud

Si è tenuto a Milano il Google Cloud Summit 2024. L’evento annuale di Google in cui il gigante di Mountain View parla dell’innovazione delle sue tecnologie Cloud. L’edizione 2024 è all’insegna dell’intelligenza artificiale e dell’opportunità che questa può rappresentare per rinnovare il cloud. Sul palco c’era Paolo Spreafico, Country DIrector of Engineering di Google Cloud Italia. Spreafico parte facendo una veloce carrellata di tutto quello che è successo sulla piattaforma Cloud di Google durante l’ultimo periodo, e non è poco. Si parla infatti di più in un migliaio di nuove unità di prodotto e dell’apertura di ben 40 nuove regioni Google Cloud in tutto il mondo.

Parlare di cloud in questo momento storico obbliga anche a parlare di intelligenza artificiale. Questo perché le due tecnologie si alimentano a vicenda. Il cloud fornisce la capacità computazionale per eseguire modelli di AI sempre più complessi. L’intelligenza artificiale porta ai clienti un’innovazione mai vista prima attraverso la piattaforma cloud.

Non a caso, secondo i dati dell’osservatorio del Politecnico di Milano il mercato dell’intelligenza artificiale è cresciuto del 52% durante il 2023 e si stima un impatto sul nostro PIL di 6,6 miliardi entro il 2027. I campi dove l’AI ha già avuto un impatto forte sono molti. Possiamo citare il campo della ricerca biologica per lo sviluppo di nuovi farmaci, come anche le varie applicazioni per il monitoraggio del territorio e l’ottimizzazione delle emissioni di CO2.

google cloud unicorn adoption

L’innovazione che passa per Google Cloud

Il primo ospite del Summit è Tara Brady, Presidente di Google Cloud EMEA. Brady parla di un’accelerazione incredibile. Google Cloud è stato lanciato solo sette anni fa e ora l’azienda è tra i leader del mercato. Questo perché la multinazionale ha lavorato su molti fronti. Il manager ne menziona tre di particolare importanza.

Innanzitutto la sicurezza, una delle priorità per tutti i clienti. Serve garantire continuità di servizio per infrastrutture sempre più complesse e al contempo fornire risposta rapida in caso di incidente informatico. Di fatto, ci dice Brady, Google non ha mai subito nessun incidente informatico significativo.

Il secondo punto riguarda l’apertura e la flessibilità dell; architettura. Questo perché l’ecosistema cloud che Google vuole costruire è aperto e sicuro, ma anche interoperabile. Viene infatti anche menzionata una importante partnership con Oracle che, come già fatto con altri hyperscaler, vuole inserire le proprie tecnologie di database all’interno dei data center di Google.

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Il terzo punto è, ovviamente, l’intelligenza artificiale, tecnologia che sta cambiando il mondo e per la quale Google si propone oggi come uno dei principali player sul mercato. È da attribuire, infatti, a Google l’invenzione del concetto di AI generativa nel 2017. E questo ha poi portato al lancio di Google Gemini sei mesi fa. Il manager conclude quindi con due dati molto importanti: più del 60% delle mille aziende più grandi al mondo e più del 90% degli unicorni che lavorano con l’AI generativa usano Google Cloud.

La straegia Cloud di Google

Riprende la parola Spreafico per parlare della strategia che Google sta adottando per lo sviluppo della sua piattaforma cloud. In particolare, ci sono cinque aree chiave su cui questa si va a concentrare.

Innanzitutto, c’è la modernizzazione infrastrutturale, un passo fondamentale per l’adozione della tecnologia. Poi c’è il focus sul mondo degli sviluppatori per poter sfruttare al meglio tutte le potenzialità dell’AI. La terza area è quella dei dati, che rappresentano una fonte cruciale per alimentare e utilizzare l’intelligenza artificiale. Parlando di dati, in particolare, Google è estremamente seinsibile e attenta al tema della sovranità dei dati. La sicurezza, in particolare la sicurezza dei dati, è un altro aspetto fondamentale, come abbiamo già sottolineato in precedenza. Infine, ma non certo per importanza, c’è il tema della collaborazione, volto a favorire la produttività aziendale.

Tutto quanto appena descritto si concretizza poi attraverso la piattaforma Google Distributed Cloud Host. Tale piattaforma permette di gestire in modo dinamico e trasparente dati e applicazioni sia sul cloud pubblico che on-premise, offrendo alle aziende un alto grado di resilienza.

google cloud made in italy

Google Cloud per il Made in Italy

Avevamo già affrontato questo importante argomento sulle nostre pagine quando siamo stati ospiti di Netcomm Forum.

Al Google Cloud Summit di Milano ce ne ha parlato nuovamente Melissa Ferretti Peretti, Country Manager e VP di Google Italia. La visione che ci offre la Country Manager è quella di un Paese con un problema di incremento della produttività che si va a sommare a un ritardo nella trasformazione digitale. Pertanto, siamo indietro rispetto al panorama europeo. Google, relativamente a questo problema, lavora su due fronti nel nostro Paese. Da una parte aiuta le aziende a capire come avere una visione strategica sull’uso dell’intelligenza artificiale. Dall’altra, stimola la formazione di nuove competenze per i lavoratori in modo da rendere le aziende più competitive. In particolare, questo discorso viene fatto sulle PMI che sono un elemento importante della nostra economia. Perché l’innovazione non deve essere appannaggio delle grandi organizzazioni e di chi si può permettere di mantenere una divisione di ricerca e sviluppo. Le nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, infatti, sono sempre più alla portata di tutti.

La strategia di Google in questo contesto si concretizza, oltre che con la formazione online, con l’organizzazione di una serie di incontri sulle filiere strategiche del made in Italy. L’obiettivo è quello di proporre strumenti e formazione specifici per la filiera su tecnologie strategiche, come ad esempio l’AI generativa, al fine di favorire l’incremento della produttività e dell’efficienza. Ad esempio, nell’agroalimentare si può puntare a un’ottimizzazione delle colture, mentre il metalmeccanico può beneficiare di una manutenzione predittiva più efficiente. Nel tessile, altro settore strategico della nostra economia, l’AI può essere un significativo aiuto per l’identificazione di difetti anche microscopici nei tessuti.

Le novità all’interno di Google cloud

Una carrellata più tecnica delle innovazioni che stanno accadendo dentro Google Cloud ce la propongono Mattia Poretti e Cristina Conti, entrambi Customer Engineer Manager di Google Cloud.

Nuove architetture di calcolo

C’è innanzitutto un aspetto legato alla capacità computazionale, la cui richiesta aumenta di un ordine di grandezza ogni anno a causa proprio dell’intelligenza artificiale. La risposta è stata l’introduzione di un sistema di hypercomputing per l’intelligenza artificiale, ovvero un’architettura che coordina hardware e software pensata espressamente per operazioni legate all’AI.

Al centro dei sistemi di hypercomputing ci sono ovviamente i processori, che forniscono la capacità di calcolo grezza. In questo contesto sono state rilasciate le nuove macchine virtuali A3 Mega basate sul chip H100 di Nvidia, che riescono a offrire il doppio di capacità di trasferimento per ogni singola GPU rispetto alle precedenti A3. Inoltre, è stata annunciata per inizio 2025 la disponibilità delle nuove GPU Nvidia GB200, pensate appositamente per l’AI generativa.

Anche sul proprio hardware Google non sta ferma, infatti ha rilasciato anche la quinta generazione delle sue TPU, con una capacità di calcolo 4 volte superiore rispetto alla generazione precedente. Entro fine anno, inoltre, è previsto anche l’arrivo della sesta generazione: Trillium.

Per chiudere il discorso sui processori, per quanto riguarda le CPU tradizionali è stata siglata una partnership con ARM per processori chiamati Axion, che si stanno rivelando molto efficienti sia dal punto di vista computazionale che da quello energetico.

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Nuovi modelli per Vertex AI

Vertex AI è quella parte della piattaforma Google che si occupa di eseguire i modelli di intelligenza artificiale. Vertex AI ha la possibilità di accedere a più di 150 modelli che includono le ultime versioni di Gemini, come pure modelli forniti da terze parti o completamente open source. Le aziende sono quindi in grado di selezionare il modello migliore per il loro caso d’uso, tenendo conto del budget a disposizione.

Parlando di modelli, Gemini 1.5 Pro è ora disponibile in anteprima pubblica ed è in grado di gestire fino a un milione di token. Per renderci conto di cosa significhi questo numero, un milione di token equivalgono a un’ora di video, 11 ore di audio, 30.000 righe di codice oppure 700.000 parole.

A Gemini 1.5 Pro si affianca anche un nuovo modello più veloce e cost-effective pensato per grossi volumi di dati: Gemini 1.5 Flash. Anche la famiglia dei modelli Gemma si allarga con CodeGemma e PaliGenna. Il primo serve a generare codice, mentre il secondo rappresenta per quella categoria il primo modello multimodale. I modelli cosiddetti Gemma sono modelli open source, leggeri e all’avanguardia.

L’utimo modello che fa la sua apparizione è TimeFM, utile per fare analisi di dati su serie storiche.

Le testimonianze del clienti

Durante l’evento si sono alternati sul palco anche una serie di ospiti che hanno portato la loro testimonianza sui benefici dell’adozione delle tecnologie di Google nelle rispettive organizzazioni.

La prima a parlare è stata Annarosa Farina, CIO e CTO dell’Istituto Europeo di Oncologia e del Centro Cardiologico Monzino. Farina racconta dei benefici di una profonda ed efficiente analisi dei dati per i trial clinici dei loro assistiti. Il risultato è stato una riduzione di settimane, se non mesi, dei tempi richiesti dalla ricerca per avere dei risultati e per la valutazione delle patologie. Grazie all’AI di Google è ora possibile per i due centri fare diagnosi precoce basandosi su modelli predittivi che fanno uso di analisi genomica.

Erica Alessandri, Board Member e Digital Product Manager di Technogym, ha raccontato di come l’AI di Google, ultimo gradino dell’evoluzione tecnologica dell’azienda, permette di offrire percorsi personalizzati ai clienti finali. Percorsi che non riguardano solo il fitness, ma anche il sonno e l’alimentazione.

Infine, è intervenuto Antonio Fratta Pasini, Head of IT di Oniverse (ex Gruppo Calzedonia). Il gruppo, partito dal settore del fashion negli anni ’80, si è poi espanso a quello del food & wine e, infine, ai cantieri navali. Nel loro caso, il problema da affrontare è quello di come gestire una catena produttiva estremamente complessa, perché fare un fatturato importante con articoli di costo contenuto rappresenta una grossa sfida sui volumi. Una sfida che è stata vinta grazie all’ottimizzazione introdotta con l’intelligenza artificiale. Inoltre, anche la gestione di una base clienti estremamente estesa e variegata ha beneficiato dell’intelligenza artificiale generativa, soprattutto per quanto riguarda l’assistenza ai clienti e la business intelligence.

Un nuovo country manager per l’Italia

Il Google Cloud Summit è stata anche l’occasione per presentare al pubblico il nuovo Country Manager di Google Cloud Italia: Raffaele Gigantino. Nel suo conciso discorso alla platea, Gigantino si è detto entusiasta per questo suo nuovo ruolo e si dichiara a disposizione delle aziende e della Pubblica Amministrazione italiana per permettere loro di raggiungere nuovi obiettivi di produttività e colmare il divario che ci vede indietro rispetto all’Europa.

Il Google Cloud Summit in breve

I Google Cloud Summit di Milano è stato un evento ricco di novità, sia per quanto riguarda l’infrastruttura offerta da Google sia per l’AI che fa uso del cloud. Ci sono state molte sessioni di approfondimento interessanti; tuttavia, la parte che ha catturato maggiormente la nostra attenzione è stata quella delle demo, dove si poteva vedere l’intelligenza artificiale effettivamente in azione per svolgere compiti complessi.

Se non avete potuto partecipare, trovate molto materiale liberamente disponbile sul sito web dell’evento.

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Autore

  • Dario Maggiorini

    Si occupa di tecnologia e di tutto quello che gira attorno al mondo dell'ICT da quando sa usare una tastiera. Ha un passato come sistemista e system integrator, si è dedicato per anni a fare ricerca nel mondo delle telecomunicazioni e oggi si interessa per lo più di scalabilità e sistemi distribuiti; soprattutto in ambito multimediale e per sistemi interattivi. Il pallino, però, è sempre lo stesso: fare e usare cose che siano di reale utilità per chi lavora nel settore.

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