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Clubhouse supporta i pagamenti verso i creator tramite Stripe

Il 100% delle "mance virtuali" vanno nelle tasche dei creatori di contenuti

Il social audio Clubhouse ha lanciato la sua prima iniziativa per i pagamenti ai creator, realizzata in collaborazione con Stripe. La piattaforma permette di pagare speaker e organizzatori di stanze direttamente dalla pagina profilo, delle “mance virtuali” per chi vi piace ascoltare. E presto dovrebbero arrivare nuove funzioni per integrare meglio questa soluzione.

Clubhouse introduce i pagamenti dei creator grazie a Stripe

La startup che in solo un anno ha raggiunto l’incredibile valore di un miliardo di dollari ha deciso di introdurre delle funzioni di monetizzazione sulla piattaforma. Ma per il momento non trattiene nessuna percentuale: il 100% delle mance virtuali va ai creator, che devono solo pagare la commissione dell’operazione su Stripe.

Come funziona la nuova funzione

Il pagamento risulta semplicissimo sulla piattaforma. Quando decidete di voler sostenere un creatore di contenuti non dovete far altro che andare sulla sua pagina profilo e selezionare “Invia denaro” (se il creato ha attivato la funzione). La prima volta dovete inserire una carta di credito o debito con cui effettuare la transizione. Dopodiché dovete solo scegliere una cifra da donare e confermare la transizione.

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Credit: Clubhouse

Tutti i soldi vanno al creator, Clubhouse non guadagna niente dai pagamenti diretti. O almeno, non in termini prettamente economici. Il vantaggio per il social audio è tutto strategico. Al momento la competizione è in ritardo (da Facebook a LinkedIn, passando per Twitter e Spotify) e i migliori creator, le celebrità e gli esperti sono tutti sulla piattaforma nata da un solo anno. Offrire una forma di monetizzazione diretta permette a Clubhouse di trattenere i propri creator anche quando avranno alternative.

Inoltre, nel post sul blog di Clubhouse si legge che “questa sarà solo la prima di molte nuove funzioni che permetteranno ai creator di essere pagati direttamente”. Sembra quindi che la società sia interessata a espandere la propria platea prima di inserire forme di monetizzazione per sostenersi, puntando a continuare la propria verticale crescita finanziaria. Una strategia sempre più usata da molte realtà tecnologico-informatiche negli ultimi anni.

Per il momento la funzione è aperta a “un piccolo gruppo di utenti” che faranno da beta tester ma ci aspettiamo che presto la funzione sia disponibile a tutti, per arginare l’arrivo della competizione. Resteremo a vedere per capire se questa scelta e il rifiuto di inserire pubblicità sulla piattaforma si riveleranno vincenti.

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Source
Engadget

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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