Thales ha presentato il suo Data Threat Report 2022, raccontando una delle minacce più preoccupanti nel panorama di cybersecurity odierno: il ransomware. Un quinto delle aziende ha subito un attacco di questo tipo, eppure quasi la metà non ha un piano formale. Ma i responsabili IT stanno anche avendo difficoltà nel gestire il lavoro da remoto. E iniziano a pensare alle minacce del futuro, come quelli derivanti dal quantum computing.
Thales Data Threat Report 2022 e la minaccia ransomware
451 Research, parte di S&P Global Market Intelligence, ha intervistato oltre 2.700 decisori IT in tutto il mondo. Questo è il bacino di utenza di Thales Data Threat Report 2022, che permette di portare alla luce i timori ma anche la preparazione in ambito di sicurezza informatica. Ci siamo fatti spiegare i dati da Luca Calindri, Country Sales Manager Italy & Malta in Thales.
Il primo dato che emerge in maniera palese riguarda i ransomware. Il 21% delle aziende ha subito danni da ransomware, con il 43% che riporta danni di grande entità. Secondo quanto riporta Thales, il 22% delle aziende ha pagato o sarebbe disposta a pagare un riscatto ai cybercriminali. Eppure, il 41% non vorrebbe aumentare la spesa in scurezza.
Ben il 48% degli intervistati non ha un piano formale e chiaro riguardo il ransomware, sebbene tutti ne riconoscano la minaccia. Ma la risposta varia per settore. Per esempio nel sanitario, più volte sotto attacco in questi due anni, dichiara di essere pronto per il 57%. Al contrario il settore energetico arriva solamente al 44%, nonostante le violazioni recenti.
Diverse minacce da gestire
Durante tutto il 2021, circa un terzo delle compagnie dichiara di aver subito una violazione (29%). I leader IT hanno sottolineato come il 56% riconosca nei malware la principale fonte di attacco. Il 53% riporta invece i ransomware come fonte di attacco principale, con il phishing sul podio (45%).
Ma quello su cui concordano ben il 45% degli esperti IT è che il volume e la gravità degli attacchi aumenta. Negli ultimi dodici mesi i cyberattacchi hanno fatto più paura. Eppure il 43% riconosce di non aver passato una compliance audit durante l’ultimo anno.
Thales Data Threat Report 2022: i rischi del cloud
Sempre più aziende stanno adottando soluzioni multicloud, particolarmente utili quando si adottano modelli di lavoro ibrido. Ma i dati raccolti dalle aziende non sempre sono facilmente reperibili in questo mondo. La data visibility è un problema per il 56% dei rispondenti che non saprebbe localizzare con sicurezza dove sono archiviati i file. Solo un quarto delle aziende (25%) classifica tutti i propri dati.
Un terzo (34%) dei responsabili IT utilizza più di 50 applicazioni SaaS, il 16% supera addirittura quota 100. Ma il 51% pensa sia complesso proteggere privacy e dati in un ambiente così complesso. E addirittura il 44% dichiara di aver subito una violazione o aver fallito un audit negli ambienti cloud.
La crittografia in questo caso risulta particolarmente carente. Solo la metà (50%) crittografa più del 40% dei propri dati, solo il 22% va oltre quota 60%. Forse per questo il lavoro ibrido resta una preoccupazione per il 79% dei rispondenti, con solo il 55% che ha abilitato l’autentificazione a due fattori per i dipendenti.
Le minacce del futuro
Il Thales Data Threat Report 2022 segnala anche le previsioni dei responsabili IT per il futuro. Circa un quarto (26%) pensa che in futuro bisognerà investire nella sicurezza in-the-cloud. Invece il 25% darà priorità al key management, con il 23% invece che punta tutto sulle tecnologie Zero Trust.
Grande preoccupazione anche il quantum computing, che potrebbe rendere impossibile difendersi da determinati attaccanti. Secondo il 52% dei rispondenti è una minaccia da tenere presente.
Questo è solo un piccolo specchio del sentimento dei decisori IT in tutto il mondo. Ma per approfondire al meglio queste preoccupazioni e capire a che punto siamo in tema di sicurezza, vi invitiamo a scaricare per intero il report a questo indirizzo.
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