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Oracle Technology Summit: Oracle Italia ha un sacco di cose da dirci, e lo fa in presenza

Dopo due anni di pandemia ci siamo quasi assuefatti a eventi virtuali e meeting online. Con il 2022, però, abbiamo finalmente più possibilità di muoverci e incontrarci. Oracle Italia prende subito la palla al balzo e riparte con un evento in presenza: l’Oracle Technology Summit a Milano. L’azienda leader del mercato dei database non ci racconta solo le novità, ma fa anche il punto della situazione sulla tecnologia e sui trend che stanno diventando importanti sul mercato.

Molto più di un database

Oracle Tech Summit audience

L’Oracle Technology Summit si apre con Alessandro Ippolito, Vice President Technology & Country Manager per l’Italia, che chiarisce un punto molto importante. Oracle Database, da anni, non è più solo un database ma un prodotto convergente. Essere convergenti, in questo caso, significa gestire dati con semantiche diverse. In altre parole, viene detto con forza che non siamo più di fronte a un prodotto che gestisce delle tabelle, ma a un aggregatore di dati che è in grado di tenere conto del loro significato all’interno di un contesto. Questo però, lo sappiamo, diventa possibile solo se si ha il supporto di una capacità computazionale virtualmente infinita, come quella offerta da una infrastruttura cloud.

Dal punto di vista dei servizi, invece, la parola chiave è trasformazione. Ovverosia, accompagnare il cliente dalla soluzione attuale a una basata su infrastruttura cloud. Per Oracle, questo non vuol dire solo il database con i suoi dati, ma anche l’infrastruttura e i processi di elaborazione delle informazioni. Per cui, secondo Oracle, non si dovrebbe parlare di migrazione in cloud di un servizio quanto della migrazione delle funzionalità del datacenter, o almeno una parte di esso.

La necessità di soluzioni aperte

Questa trasformazione, che Oracle sostiene per tutti i suoi clienti, può funzionare a patto che abbia delle caratteristiche che lo consentono. Innanzitutto, a detta della corporate, il PaaS non deve essere un lock-in; e il cloud di Oracle, infatti, è progettato per essere estremamente aperto alle soluzioni multicloud. Secondariamente, vengono proposti dei modelli di pricing chiari, soprattutto flat, per permettere al cliente di pianificare bene la sua migrazione verso il cloud. Ultimo aspetto, forse il più importante di tutti, è quello della sicurezza; che nella visione di Oracle deve far parte della soluzione stessa e non essere una funzionalità accessoria. In questo caso stiamo ovviamente parlando della protezione di accesso al dato.

Questa visione del futuro richiede una grande potenza di fuoco dai punti di vista computazionale, di storage e di connettività. Per questo, è stato fatto un forte investimento per l’apertura di nuovi datacenter (di cui uno in Italia, a Milano) che siano fortemente interconnessi anche con altre realtà, come ad esempio Microsoft Azure, nonché energeticamente sostenibili.

Attenzione verso le PMI

Ovviamente, l’azienda si rende ben conto di quanto sia spesso difficile, soprattutto per realtà molto strutturare, spostare interi grappoli di servizi garantendo la continuità di business. Per questo, Oracle ha illustrato anche soluzioni intermedie o di transizione come può essere il loro approccio cloud at customer. Con il cloud at customer si propone un’infrastruttura cloud locale (anche se sembra una contraddizione in termini) con un sistema fisicamente nel datacenter del cliente. Questo sistema, gestito esternamente, è in grado di offrire servizi cloud all’azienda. Una volta stabilizzata una migrazione verso questo ambiente controllato, diventa facile fare il grande passo verso il cloud pubblico gestito interamente da un provider. La transizione, in questo caso, è anche facilitata da una partnership con VMware, finalizzata proprio al trasferimento di intere farm virtualizzate.

Casi di studio importanti

Oracle Tech Summit panel

Nella seconda parte della sessione plenaria di questo Oracle Technology Summit si è svolto un panel dove alcuni ospiti hanno illustrato interessanti casi di studio per i quali gli approcci tradizionali alla condivisione di informazioni non sono più sufficienti.

CSI Piemonte

Per Pietro Pacini, di CSI Piemonte, il problema più importante è quello della scalabilità del dato. Infatti, ci troviamo ora in una fase di transizione che vede tutta la pubblica amministrazione Italiana passare su un cloud nazionale. Il nostro Paese si compone di grandi centri urbani, ben attrezzati da punto di vista ICT, ma anche di migliaia di piccoli comuni a cui sarà necessario fornire servizi senza compromettere l’attuale operatività. Il CSI piemonte, in questo caso, va a svolgere la funzione di un provider nazionale e affronta fortissimi problemi di sicurezza e awareness. Durante la discussione, nel panel, si capisce che questo tipo di percorso, letto in ambito industriale, è lo stesso che si sta facendo per passare da un cloud pensato unicamente per le grandi aziende a uno che possa essere utile e fruibile delle piccole e medie imprese.

ANAS

Mauro Giancaspro, di ANAS, invece, percepisce in maniera molto forte il problema della mole di dati e della loro elaborazione in tempo reale. ANAS, infatti, gestisce migliaia di infrastrutture di viabilità molto delicate, come ad esempio ponti, che nel nostro Paese sono tutelate in quanto opere d’arte. La manutenzione di queste strutture può essere ottimizzata solo operando dei monitoraggi molto raffinati. Per questo motivo ogni struttura è dotata oggi una miriade di sensori che ne controllano stabilità e integrità in tempo reale. Il problema, in questo caso, è l’enorme flusso di informazioni che deve essere elaborato in tempi ridottissimi per poter identificare tempestivamente le necessità di intervento.

Cerved

Flavio Mauri, di Cerved, parla sempre di enormi moli di dati, ma ci fa spostare l’attenzione sulla loro accessibilità. Sempre di più oggi abbiamo necessità di sistemi in grado di estrapolare in forma automatica gli elementi significativi di grandi quantità di informazioni. Si delinea però un aspetto molto importante: le aziende che fanno business con servizi relativi a dati hanno bisogno di essere supportate da partner che fanno del trattamento e, soprattutto, della protezione dei dati il loro core business. Questo perché queste due ultime attività prevedono delle competenze estremamente verticali e un sacco di energie.

Nuovi tipi di dati e nuove metodologie

Oracle Tech Summit costanzo

La sessione plenaria di Oracle Technology Summit si è chiusa con un intervento di Maria Costanzo, South Europe Leader Technology Software Engineers, dal titolo Data in Motion.

Durante l’intervento la Costanzo si è ricollegata in maniera forte alle problematiche sottolineate anche da ANAS. Il nuovo requisito che sta affiorando è l’uso e l’analisi dei dati prodotti in tempo reale, spesso in grandi quantità. In alcuni contesti ci si lascia alle spalle l’idea di ripescare un dato da una tabella, ma si cerca di identificare una tendenza all’interno di un flusso o un’anomalia in un insieme di informazioni debolmente correlate.

Integrazione con Data Analytics e Machine Learning

Due parole chiave su questo tema che stanno diventando sempre più importanti per Oracle sono quindi Data Analytics e Machine Learning. La prima ci serve per estrapolare delle tendenze ed estrarre una sintesi da grosse moli di dati. La seconda permette di dare un senso alla semantica delle informazioni addestrando il sistema a riconoscere delle combinazioni di dati prese che nel loro complesso, delineano una situazione anomala o fuori profilo.

Un tipo di approccio di questo tipo, se ben scalabile, non è utile solo per il monitoraggio e la manutenzione di infrastrutture di viabilità. Può diventare di grande vantaggio anche per la manutenzione delle parti meccaniche di un telaio o di un tornio a controllo numerico. Le sollecitazioni alle componenti meccaniche possono essere raccolte in tempo reale e, grazie al cloud, una intelligenza artificiale identifica una situazione di stress e allerta un operatore. L’operatore può intervenire prima del guasto e solo se il sistema lo ritiene necessario, con un ovvio vantaggio economico sul lungo periodo.

L’interpretazione del dato come prodotto

Costanzo pone infine un forte accento sulla visione d’insieme che è necessario avere sulle informazioni proponendo una prospettiva in cui questa visione diventa essa stessa un prodotto. Per visione sul dato, in questo contesto, si intende anche la capacità di associare a un’informazione il suo significato in maniera automatica. La mobilità del dato è vista anche quindi come la capacità di contestualizzarlo e riclassificarlo in ambiti diversi. Questo può permettere l’analisi di situazione che coinvolgono più domini di competenza, come nell’esempio fatto di una gara velistica. Durante una di queste gare occorre infatti combinare le semantiche di integrità strutturale, ma anche di navigazione e di strategia sportiva.

Intervista a Claudio Petrone

Oracle Tech Summit Claudio Petrone

Purtroppo, le presentazioni non sono sempre sufficienti a coprire tutti i dettagli, soprattutto di fronte a un ecosistema complesso come quello trattato durante questo Oracle Technology Summit. Claudio Petrone, Senior Director Professional Services di Oracle per L’Italia e la Svizzera, si è però reso disponibile a rispondere a qualcuna delle nostre domande per approfondire su temi a nostro avviso importanti.

Le PMI

D: Oracle viene comunemente vista come un’azienda che si rivolge prevalentemente all’ambito enterprise. Tuttavia, il nostro Paese è caratterizzato da un fitto ecosistema di piccole e medie imprese che potrebbero beneficiare dei vostri prodotti e servizi. Che tipo di relazione avete con quel tipo di mercato?

R: Siamo ben consci delle necessità delle PMI ed è comunque un mercato a cui siamo molto attenti. Infatti, Oracle ha allestito un team interno dedicato appositamente a questo tipo di mercato. Anche per loro, come per i clienti enterprise, diamo supporto consulenziale a processi di trasformazione di business sia in senso evolutivo che strategico con l’obiettivo finale di aiutarli a diventare più rilevanti sul mercato. Questo, tenendo anche conto che questa tipologia di imprese ha bisogno di tempi più brevi e, a volte, anche una minore capacità di spesa.

La sicurezza

D: Custodire le informazioni degli utenti finali è sicuramente una grande responsabilità, e oggi si è infatti parlato molto di sicurezza del dato. Oracle non ha mai un rapporto commerciale con l’utente finale, ma cosa fa garantire la sicurezza dei suoi dati?

R: La sicurezza offerta è senza ombra di dubbio il primo elemento reputazionale per un cloud vendor. Quello che facciamo come azienda è approntare uno stack completo di soluzioni di sicurezza che attraversa e abbraccia tutte le nostre proposte tecnologiche. Inoltre, posso dire che siamo estremamente attivi e attenti a tutto quanto riguarda la normativa relativa al GDPR. L’importante, per noi, è seguire i clienti non solo su aspetti tecnologici ma anche e soprattutto su aspetti di processo, facendo leva anche su un know-how molto esteso che ci siamo fatti negli anni. Non a caso, Oracle mette a disposizione OSSA [Oracle Software Security Assurance n.d.r.]; ovverosia un processo per la certificazione di sicurezza del software e per l’assesment dei rischi alle informazioni.

DApp e Blockchain

D: Altro argomento molto caldo in questo ultimi anni è quello della blockchain. Avete parlato oggi di DApp (applicazioni decentralizzate), ma il tema della blockchain è stato toccato con meno decisione. È un interesse che state ancora mettendo a fuoco, o si tratta di un ambito che vedere come applicazione specifica di vostri prodotti con un respiro più ampio?

R: Riconosciamo sicuramente l’importanza crescente che potrà rivestire la tecnologia di blockchain in un prossimo futuro e, in questo momento, la riconosciamo come un layer di integrazione di business. Di fatto, è una integrazione alle nostre tecnologie che il mercato può decidere di implementare. Esiste una nostra implementazione e abbiamo partecipato a progetti con clienti che l’hanno usata, ad esempio, per la gestione di diritti d’autore o per la catena del freddo. A mio avviso, il problema non è in questo momento tecnologico ma culturale; infatti, il cliente medio è un po’ spaventato dagli aspetti legislativi. Per cui, la riteniamo una tecnologia con grande potenziale e a cui prestiamo forte attenzione ma che si deve ancora sviluppare a pieno.

A causa del tempo limitato a nostra disposizione non siamo riusciti ad approfondire tutti i temi che avremmo voluto. Tuttavia, in chiusura, c’è stata una interessante digressione sul rapporto tra IoT e Cloud. Ovvero, Oracle è fortemente presente in tutti e due i settori ma, sulla tecnologia che li collega (ovverosia, semplificando allo stremo, il 5G) non ha ovviamente una presa diretta – nel senso che non la sviluppa direttamente -, ma vi agisce tramite la GBU (Global Business Unit) dedicata al settore verticale Telco, Oracle Communications. che Oracle, in generale, ritiene che la disponibilità di questa tecnologia sia già presso il cliente, ma appunto, tramite la propria divisione verticale, continua a stringere forti accordi di partnership con con realtà che fanno del 5G il loro core business al fine di creare forti sinergie.

Oracle Technology Summit: che cosa ci siamo portati a casa

Sicuramente, Oracle ha tutta l’intenzione di affermarsi leader di mercato non solo dal punto di vista commerciale, ma anche sotto il profilo dell’innovazione e lo ha dimostrato in questo Oracle Technology Summit.

Il modo in cui usiamo e accediamo ai dati sta cambiando perché questi diventano sempre di più e sempre di più legati al tempo. Per cui, siamo oggi costretti a non parlare più di tabelle ma di flussi in tempo reale che vanno analizzati con l’ausilio del machine learning. Questi tipo di soluzioni, che fino a poco tempo fa parevano solo appannaggio delle grandi aziende con portafoglio quasi illimitato, sono in realtà utili e alla portata delle piccole e medie imprese grazie alla sempre maggiore disponibilità di servizi cloud.

È vero che esistono problematiche di carattere normativo e culturale nell’abbracciare questa innovazione. Tuttavia, siamo confidenti che verranno risolte in un futuro abbastanza prossimo, appena diventeranno più chiari i vantaggi a livello economico e produttivo, soprattutto nelle piccole e medie realtà.

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Dario Maggiorini

Si occupa di tecnologia e di tutto quello che gira attorno al mondo dell'ICT da quando sa usare una tastiera. Ha un passato come sistemista e system integrator, si è dedicato per anni a fare ricerca nel mondo delle telecomunicazioni e oggi si interessa per lo più di scalabilità e sistemi distribuiti; soprattutto in ambito multimediale e per sistemi interattivi. Il pallino, però, è sempre lo stesso: fare e usare cose che siano di reale utilità per chi lavora nel settore.

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