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L’AI e il mondo del lavoro, strategie HR per gestirne l’impatto

L’intelligenza artificiale sta sempre più avendo un peso importante nelle imprese e nel mondo del lavoro. Dagli studi scientifici alle discussioni su LinkedIn, tantissimi professionisti si stanno chiedendo se l’AI sostituirà alcune mansioni, se semplificherà il lavoro dell’uomo o lo soppianterà. Pietro Iurato, HRD Head EMEA SAP, ci aiuta a fare ordine sul tema dell’AI nel mondo del lavoro e propone tre strategie HR per governarne l’impatto.

Tre strategie HR per governare l’impatto dell’AI nel mondo del lavoro

Iurato ci spiega che non dobbiamo pensare all’AI in azienda come una competizione con la forza lavoro umana. “L’automazione guidata dall’AI non è un gioco a somma zero in cui dominerà la macchia a sfavore delle persone. Si, probabilmente alcuni lavori saranno completamente automatizzati, ma allo stesso tempo ne verranno creati altri e alcuni potrebbero non cambiare per molto tempo”.

Nel frattempo, alcune posizioni vedranno le macchine che collaboreranno con gli esseri umani per supportarli nelle loro mansioni. Ad esempio, i sensori alimentati dall’AI facilitano il lavoro dei tecnici della manutenzione o i chatbot consentono agli operatori del call center di dedicarsi a compiti più qualificati.

La sfida per un HR Manager non sta quindi nel prevedere quanti posti di lavoro la sua organizzazione perderà o quanti l’AI ne creerà, ma come dovrà cambiare il modo di lavorare. L’intelligenza artificiale sta già provocando più cambiamenti. Perché se un tempo le macchine seguivano solo le regole impostate dall’uomo, ora stanno emergendo macchine intelligenti che sono sempre più in grado di agire in base a ciò che apprendono.

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Con l’avvento dell’AI, i responsabili HR devono investire massicciamente sull’aggiornamento e la riqualificazione della forza lavoro. Inoltre, la creazione di una collaborazione stretta tra HR, Business e IT offrirà alle aziende la migliore opportunità di bilanciare le capacità umane con l’intelligenza delle macchine.

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Accogliere l’AI, ma sviluppare strategie HR basate sulle inclinazioni dei lavoratori

Anche se l’automazione promette di migliorare la produttività e di eliminare le operazioni monotone e ripetitive, non bisogna dimenticare che non tutti i lavoratori odiano la routine e non tutti sono interessati a esprimere la loro creatività.

Le risorse umane dovranno quindi occuparsi di motivare i lavoratori e di favorire una migliore cooperazione con le macchine. Si tratta di una formazione diversa da quella tipica dell’IT, in cui un designer di prodotto apprende a utilizzare un nuovo software per rendere più efficiente il suo flusso di lavoro o gli analisti sperimentano una nuova modellazione dei dati.

Abbinare le capacità dei lavoratori all’AI

L’AI sta diventando sempre più diffusa e il ruolo delle risorse umane sarà quello di far sì che le persone possano sfruttare al meglio le loro capacità umane (come l’empatia e il pensiero critico) in collaborazione con le macchine. Questo implica di stimolare nei dipendenti la consapevolezza di come queste capacità possano arricchire e valorizzare l’AI.

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Per esempio, si pensi a come i chatbot basati sull’AI possano ottenere informazioni cruciali su un cliente che ha ricevuto una spedizione errata, usare l’analisi del sentimento per capire quando il cliente si sente sempre più arrabbiato. E poi trasferire automaticamente la chiamata a un operatore umano che abbia l’empatia e l’autorità necessarie per offrire una soluzione.

Le aziende che vogliono investire sull’AI dovrebbero mostrare la stessa empatia verso i dipendenti che quella richiesta verso i clienti. Comunicare chiaramente può ridurre lo scetticismo e aiutare a promuovere una maggiore sinergia uomo-macchina.

Per esempio, un programma di coinvolgimento e di incentivazione che premi i lavoratori che imparano a usare questi sistemi di sensori può favorire una maggiore adozione, aumentare la soddisfazione dei dipendenti e il loro senso di appartenenza all’azienda.

Diventare i “difensori” dei lavoratori

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L’intelligenza artificiale sta diventando sempre più parte integrante del lavoro di tutti i giorni, e i responsabili delle risorse umane hanno il compito di essere “protettori” dei lavoratori. Da una parte, la funzione HR deve cambiare la sua visione dell’AI da una semplice tecnologia a un fattore di trasformazione della forza lavoro, capace di modificare i compiti, interagire con i colleghi e alterare la natura del lavoro.

Ma come gli esseri umani, anche i sistemi di AI possono sbagliare: si sa che i chatbot dell’AI possono usare parole offensive, dare risposte errate. Sappiamo anche che le auto autonome possono causare incidenti. Con una cultura di apertura, inclusione e trasparenza, i responsabili delle risorse umane possono creare ambienti in cui i lavoratori si sentano liberi e incoraggiati a segnalare gli errori causati dall’AI o a mettere in dubbio i risultati delle macchine intelligenti.

Sostenere i lavoratori significa anche assicurare che il lavoro sia centrato sull’uomo. Collaborando, ci assicuriamo che l’AI lavori per soddisfare le necessità degli esseri umani, invece che gli esseri umani debbano adattarsi alle esigenze dell’intelligenza artificiale.

Creando una nuova cultura umanistica del lavoro si può creare un clima in cui le persone vengono prima di tutto. Per favorire la collaborazione e non la competizione tra uomo e macchina.

Trovate maggio informazioni e strategie HR per gestire l’AI sul lavoro sul sito di SAP.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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