Quest’epoca di grandi sconvolgimenti dei mercati globali sta facendo emerge la fragilità di molte supply chain che soffrono in particolare l’adattamento ai cambiamenti rapidi della domanda, dovuti alle nuove preferenze dei consumatori, alla forza lavoro e ai requisiti logistici e di storage. C’è però anche un altro cambiamento che sta prendendo piede: l’interesse dei consumatori verso la trasparenza in materia di sostenibilità e tematiche green. La combinazione fra questo trend e le sfide da affrontare sta creando i presupposti per il supply chain commerce, grazie al quale il consumismo potrebbe trovare un’anima green.
Consumismo green: i presupposti per il supply chain commerce
Il supply chain commerce, come viene definito da Manhattan Associates, è una tipologia di mercato emergente, il cui obiettivo è di trovare un nuovo modo per far incontrare domanda e offerta e di spostare i beni da un punto all’altro. In sostanza, si tratta di riprogettare le supply chain fisiche e digitali per connetterle e allinearle alle aspettative dei consumatori e della società, allo scopo di rendere più affidabili i servizi.
Per ciò che riguarda la domanda, si è notato che negli ultimi due anni molti utenti hanno acquisito una maggiore consapevolezza digitale acquistando negli store fisici e online tramite app, social media e persino pop-up store. Sono cresciute quindi anche le aspettative delle persone nei confronti dei brand: essi devono conoscere i gusti dei loro clienti, le loro preferenze, e soddisfarli nel minor tempo possibile, col minor numero di passaggi possibili per l’acquisto. Acquisto che, ovviamente, deve poter essere fatto in qualunque momento, da qualsiasi parte del mondo.
Un’altra richiesta da parte dei consumatori è la visibilità dei processi aziendali adottati dai brand, che devono dare prove concrete dell’impatto ambientale legato ai loro acquisti.
Il problema principale di molti brand risale alla gestione ancora indipendente tra e-commerce e punto di vendita fisico. Un sistema del genere non è sufficientemente agile e non è più in grado di soddisfare le esigenze dei cambiamenti continui dei consumatori, che ormai sono proiettati a uno scenario retail digital-first.
Supply chain commerce come ponte ‘verde’ tra consumatore e prodotto
Le nuove generazioni hanno tra le mani sempre di più il potere della spesa. Sono disposti a comprare attraverso vari canali, desiderano articoli di qualità superiore, facendo attenzione agli aspetti culturali come la sostenibilità. Questo significa che sono più propensi a investire su brand che corrispondono ai loro stessi valori, quali l’ambientalismo, l’uguaglianza e il commercio equo e solidale.
È qui che il supply chain commerce può fornire una valida soluzione, poiché, oltre a trovare un equilibrio tra domanda e offerta, crea nuove opportunità per i brand di offrire ai consumatori prodotti più ecologici e sostenibili, alternative di consegna e scelte di reso.
Il processo si attiva già dall’acquisto di un prodotto con la richiesta di una modalità di confezionamento più efficiente che riduce lo spreco di spazio per la consegna, includendo l’ottimizzazione dei trasporti per ridurre i chilometri percorsi. Ne consegue una naturale una diminuzione delle emissioni di CO2, un’esperienza di acquisto eccezionale e un maggiore allineamento con i bisogni dei consumatori. Tutto allo stesso tempo.
Grazie al supply chain commerce, il consumatore finale ha gli strumenti necessari per prendere decisioni di acquisto più ecologiche e sostenibili. Infatti, la riprogettazione delle supply chain offre alle aziende, ai negozi e ai consumatori un’opportunità per intraprendere una nuova strada.
Se la circolazione delle merci è fondamentale per il sostentamento e il benessere della popolazione mondiale, è tuttavia necessario riconoscere che tale flusso può essere intrinsecamente dannoso per l’ambiente.
Il consumismo deve, quindi, ritrovare la propria consapevolezza ed essere in grado di generare un futuro più green e sostenibile, in cui le aspettative dei clienti e la salute della Terra possano coesistere.
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