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Servizi finanziari: il 36% degli italiani si affiderebbe a una app per gestire i propri risparmi

È evidente come il panorama bancario, passando da una generazione all'altra, sia cambiato radicalmente

Negli ultimi anni il mercato dei servizi finanziari è diventato molto più transazionale. In una corsa al ribasso sui prezzi, i consumatori si sono preoccupati maggiormente di chi non applicasse commissioni di
mantenimento e di chi avesse il miglior tasso di interesse per le proprie carte o il miglior sistema di premi
per le proprie polizze, piuttosto che di chi fornisse il miglior servizio. Questo ha posto un’enfasi eccessiva sul digitale, con le generazioni più giovani per le quali il solo pensiero di recarsi fisicamente presso una banca è ormai considerato un concetto estraneo.

Servizi finanziari: digital-first, non digital-only

È evidente come il panorama bancario, passando da una generazione all’altra, sia cambiato radicalmente. L’inarrestabile marcia verso il digitale continua a vedere la chiusura di numerose filiali. Secondo alcuni dati della Banca Centrale Europea, la rete di filiali bancarie si assottiglia di giorno in giorno, con un calo in 25 dei 27 Stati membri dell’UE. In Italia, nei prossimi 3 anni, si stima che le maggiori banche italiane chiuderanno altre 2500 filiali, portando il numero complessivo sotto le 20mila unità 1.

Si è quindi creata una sorta di dicotomia. Ampie fasce della società dipendono ormai totalmente dai servizi finanziari digitali, dato destinato ad aumentare con la crescente diffusione della verifica dell’identità digitale. Allo stesso tempo, però, il messaggio rivolto ai consumatori è quello di proteggere i propri dati. Di conseguenza, si sta creando un clima di sfiducia, preoccupazione e paranoia, piuttosto che un entusiasmo per tutti quei benefici che una condivisione sicura dei dati può realizzare.

Ricerca Digital Frontiers 4.0 di VMware

La ricerca Digital Frontiers 4.0 di VMware ha rilevato che due terzi dei consumatori europei, il 55% in Italia, non sanno chi ha accesso ai loro dati personali e come vengono utilizzati. Solo il 12% lo sa con certezza. La maggioranza invece (59%) è sempre più preoccupata per la sicurezza del proprio digital footprint e per il modo in cui i dati vengono utilizzati. Il 41% teme che le organizzazioni stiano tracciando e registrando le attività dei propri dispositivi.

VMware Logo

Allo stesso tempo, la quasi totale assenza di individui umani nel settore sta creando un vuoto che i
consumatori non sono ancora disposti a colmare con la propria fiducia. La ricerca ha evidenziato che la tecnologia può svolgere un ruolo centrale nella gestione delle nostre finanze. Il 31% dei consumatori, il 36% in Italia, si affiderebbe a una app per gestire i propri risparmi se questo generasse maggiori rendimenti ogni mese. Il 39%, il 41% in Italia, si aspetta che il proprio provider di servizi finanziari utilizzi tecnologie come l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico per proteggere i propri fondi e dati personali.

Tuttavia, lo studio ha evidenziato che una rete bancaria completamente digitale è ancora molto lontana. Solo un terzo dei consumatori, il 28% in Italia, infatti, sceglierebbe un’altra banca o un altro fornitore di servizi finanziari se quello attuale li obbligasse a recarsi di persona in filiale. Solo il 37%, in Italia il 19%, concorda sul fatto che l’interazione umana nell’ambito finanziario sia quasi praticamente assente. Infine, il 64% dei consumatori, 57% in Italia, si aspettano che il settore assicuri comunque l’offerta di quei servizi tradizionali, erogati di persona.

Che si tratti di un bisogno di fiducia, della capacità di risolvere i nostri problemi, soprattutto alla luce di frodi e crimini informatici di alto profilo, o semplicemente dell’offerta di un’esperienza personalizzata, è
chiaro che per far sì che il digitale raggiunga il suo potenziale anche nel settore finanziario, le persone
hanno ancora bisogno di persone
.

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Autore

  • Marzia Ramella

    Scrivo di libri, film, tecnologia e cultura. Ho diversi interessi, sono molto curiosa. La mia più grande passione però sono i libri: ho lavorato in biblioteca, poi in diverse case editrici e ora ne scrivo su Orgoglionerd.

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