Una recente ricerca condotta da Denodo sulla Data Governance, realizzata in collaborazione con IKN Italy, evidenzia che in Italia ben il 29% delle aziende dichiara di non avere ancora una persona che si occupi specificamente della governance dei dati.
Lo studio evidenzia inoltre che, anche dove è necessaria una figura che si occupa di Data Governance, nella maggior parte dei casi questa funzione è svolta da dipendeti senza una formazione specifica: tra queste emergono quelle del Chief Information Officer (26% del campione totale), considerata la più affine al ruolo, e del Chief Architect (3%). Solo meno di 2 aziende su 10 (19%) affermano di avere nel proprio organico un vero e proprio Chief Data Officer, mentre il 23% dei rispondenti ha indicato come responsabile una figura ancora diversa.
Ricerca Denodo, ecco perchè la Data Governance deve essere affidata a un Chief Data Officer
Secondo Denodo è importante affidare la Data Governance a una persona qualificata. Avere in azienda un Chief DAta Officer può aiutare a perseguire diversi obiettivi ma, in particolare, i tre risultati che le organizzazioni intervistate sperano di raggiungere grazie a strategie di gestione dei dati efficaci sono:
- riuscire a prendere decisioni sempre più accurate grazie a un’elevata qualità dei dati (19%);
- facilitare la delivery delle informazioni e sostenere il loro uso con un approccio Self-Service (19%);
- integrare in modo più agile tutte le informazioni distribuite, e spesso disperse, nei diversi sistemi al fine di migliorarne l’accesso e l’utilizzo (18%).
Se da un lato emerge chiaramente un’esigenza di maggiore agilità e facilità nel percorso che porta i dati a chi li deve poi analizzare, dall’altro lato, esistono problematiche riscontrabili in termini di Data Governance, ma che un Chief Data Officer contribuirebbe a eliminare. Di queste, emergono, secondo le aziende italiane, i lunghi tempi di attesa per il Business prima di avere a disposizione i dati richiesti (23%), la dispersione dei dati e il loro isolamento all’interno delle diverse strutture aziendali (19%), oltre alla sicurezza dei dati e privacy delle informazioni e alla mancanza di un unico punto di accesso alle stesse, indicati come rilevanti dal 13% degli intervistati.
Virtualizazione dei dati, cloud e Data Lake le mosse per renderli facilmente disponibili a chi deve gestirli
Dalla ricerca emerge anche che il 61% delle aziende sta valutando l’adozione di tecnologie di data virtualization. La virtualizzazione dei dati, offre un solo un punto unico di accesso ai dati, e diventa anche il luogo dove questi possono essere modellati e messi a disposizione di chi li deve utilizzare.
Poco utilizzati sono i Data Lake, ovvero repository centralizzati che consentono di archiviare grandi quantità di dati nel loro formato nativo seppur provenienti da fonti diversificate: oltre un terzo delle organizzazioni (39%) non ne possiede. Della aziende che si sono affidate a un Data Lake il 26% lo ha nel Cloud, il 22% ne ha uno On-Premise, mentre il restante 13% ha puntato su una soluzione ibrida.
Molto più successo riscontra invece la gestione dei dati nel cloud:: più di 4 aziende su 5 (84%) affermano infatti di avere in corso un’iniziativa Cloud. Di queste, però, solo il 29% ha più della metà dei propri dati nella “nuvola”.
“Nell’era della Data-Driven Transformation, le decisioni aziendali a tutti i livelli devono essere guidate dagli insight che si generano grazie al proprio patrimonio informativo. Questo richiede necessariamente una democratizzazione nell’accesso ai dati, nonché la capacità di fornire le giuste informazioni a diverse tipologie di utenti, garantendo al contempo sicurezza e governance” commenta Gabriele Obino, Regional VP Sales Southern Europe & Middle East. “La mission di Denodo è far sì che le aziende possano concentrarsi sui loro obiettivi di business e su come generare maggior valore per i propri clienti finali, senza preoccupazioni legate alla gestione dei dati. Devono, cioè, essere in grado di accedere immediatamente e facilmente a tutti i dati di cui hanno bisogno, indipendentemente dalla loro localizzazione, dal formato, dalla loro complessità tecnologica, sintattica e semantica. La virtualizzazione dei dati offre quindi maggiore autonomia e semplicità nell’utilizzo delle informazioni, consentendo in ultima analisi un più rapido ritorno dell’investimento”.
Il report completo “360° Data Management SURVEY – Priorità delle aziende italiane per la gestione dei dati nel 2021” è disponibile al seguente link.
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