Secondo lo studio condotto da Michele Zunino, AD Netalia e Presidente Consorzio Italia Cloud, l’Italia deve essere pronta a investire nella politica industriale che si basa sulla tecnologia e la cybersecurity. Qualora ciò non dovesse accadere, il Paese rischierebbe di rimanere indietro e verrebbe escluso dallo scenario competitivo.
L’Italia deve compiere il passo avanti nella nuova tecnologia
La prima necessità a cui l’Italia deve far fronte è la privacy. Il GDPR (regolamento generale sulla protezione dei dati) è ormai entrato nella nostra cultura e le tecniche crittografiche fanno progressi. Ma l’evoluzione tecnologica dei servizi, in questa fase spinta soprattutto dall’AI, mette sotto i riflettori soprattutto il tema della disponibilità delle informazioni.
Inoltre, l’Italia deve puntare sulle tecnologie forti e potenti come la capacità di calcolo dei super computer e una memoria virtualmente illimitata, come solo il Cloud può garantire. La combinazione di questi elementi – anche prima dell’AI, ma ora in modo soverchiante- consente di prendere decisioni migliori più velocemente. Questa modalità va a migliorare poi il PIL della Nazione, a patto però che si usino anche le piattaforme italiane. Invece, in Italia, vengono utilizzate quelle americane.
Gli italiani che lavorano nel settore tecnologico sono ben formati e preparati
Un’altra caratteristica importante che Michele Zunino, AD Netalia e Presidente Consorzio Italia Cloud mette in luce, è il fatto che proprio gli italiani sono tra coloro che si formano e sono preparati nel migliore dei modi a svolgere i lavori nel settore tecnologico. Vi sono infatti specialisti di ottimo livello con una buona capacità di calcolo, competenze che possiamo far crescere ulteriormente attraverso una roadmap strutturata di sviluppo, fino al raggiungimento di una buona autonomia.
Il Made in Italy digitale
Anche il grande progetto del Polo Strategico Nazionale dovrebbe uscire dall’ottica che ci obbliga a ricorrere, sempre e comunque, alle potenze globali. Il PNRR ci offre un’opportunità unica di costruzione a lungo termine: usiamola per sviluppare davvero il made in Italy digitale.
Nella data economy, i bit informativi sono un asset strategico per tutti i settori, anche quelli più tradizionali. Gli squilibri geopolitici attuali ci insegnano che non è inverosimile il ricorso a ragioni di sicurezza nazionale per giustificare un negato accesso ai dati da parte del provider.
Non possiamo neanche escludere aumenti di prezzo improvvisi (le analogie con le risorse energetiche naturali sono evidenti). In questo scenario, chi accede alle informazioni di base ha un grosso peso nel determinare il prezzo finale di un bene, che siano aerei, astronavi, frumento, farmaci o bellissime scarpe made in Italy.
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