L’anno scorso siamo stati presenti all’inaugurazione del Tech Hub di eDreams ODIGEO di Milano, In quella occasione abbiamo parlato con il CTO, Carsten Bernhard. Per il primo anniversario dell’hub, siamo tornati e abbiamo chiesto al suo manager, Luca Pivotto che tipo di anno è stato.
Buongiorno Luca, può presentarsi ai nostri lettori? Qual è stato il percorso professionale che l’ha portata alla sua attuale posizione?
Ho fatto i miei studi universitari a Torino, laureandomi all’Università di Torino. Dopo di che, ho iniziato subito a lavorare in una startup con alcuni dei miei ex docenti. Mi sono poi spostato in una software factory dove si facevano videogiochi e nel 2017 mi è arrivata la proposta da eDreams ODIGEO. All’inizio l’ho presa un po’ come una sfida, anche per fare un’intervista in inglese. Passati tutti i colloqui alla fine ho deciso di cogliere questa opportunità e spostarmi a Barcellona. Li ho iniziato il mio percorso come sviluppatore.
Dal primo momento in cui sono arrivato c’è stato uno shock rispetto a quello che era la mia esperienza qui in Italia, dove era tutto molto statico. Dopo un anno sono cresciuto come sviluppatore e sono arrivato fino a essere prima senior developer poi software engineer e alla fine sono diventato manager di un team multifunzionale di sviluppatori. Non avevo una formazione da manager ma l’azienda mi ha dato la possibilità di crescere e imparare. Esiste un team di learn and grow che si occupa di fare formazione.
Nel 2019 c’è stata l’opportunità di creare qualcosa anche qui in Italia e abbiamo deciso di aprire questo hub. Mi è quindi stato proposto di gestire il progetto e abbiamo iniziato a cercare talenti anche qui, su Milano. Il risultato è quello che possiamo vedere oggi. Un hub di 88 persone che lo rendono un posto vivo offendo un’esperienza molto simile a quella che si può avere a Barcellona.
Il mio percorso di crescita continua costantemente. In questo momento sono Lead Engineer Manager, per cui gestisco altri manager. La cosa che mi piace tantissimo di Dreams è che nel momento in cui vuoi crescere ti dà tutti gli strumenti per farlo.
Lo scorso anno l’obiettivo non era solo di rafforzare questo hub, ma anche di aprirne altri in Europa. Come è andato il progetto?
Gli hub, quando ho iniziato, erano a Barcelona e Madrid ed erano i pivot intorno ai quali veniva fatto recruiting. Ovviamente Barcelona era saturo, credo fossimo più o meno sui 2 o 300 tecnici. Madrid era più o meno nelle stesse condizioni, quindi abbiamo deciso di aprirne nuovi hub.
C’è andata molto bene, perché a Milano abbiamo iniziato l’anno scorso con circa 30-40 persone. Adesso siamo 88. Tra l’altro, mi piace anche evidenziare che in questi 88 ci sono 14 differenti nazionalità. Questo ti porta ad avere poi anche una diversità a livello di idee che ti influenza in maniera molto positiva. Pensi da un altro punto di vista, con un’altra prospettiva e quindi copri un po’ tutto quello che è il ventaglio dei nostri utenti finali.
Anche negli altri Tech Hub sta andando molto bene; Alicante e Palma de Mallorca stanno crescendo anche loro. Ovviamente, sono realtà più piccole rispetto a quella di Milano. Se si fa una ricerca su linkedin credo che a Milano, con l’interland, possa contare su 50 mila esperti di ingegneria del software. Palma de Mallorca è un’isola, Alicante è un centro ancora più piccolo. Ovviamente. li i numeri sono un po’ più bassi. Il nostro obiettivo, però, non è quello di fare body hiring, quindi non dobbiamo arrivare a 100 persone, dobbiamo fare hiring di talenti. L’importante per noi è sempre portare persone che diano un valore all’azienda e valorizzare le persone che già abbiamo.
Questo hub, quando siamo stati vostri ospiti l’ultima volta, era nato in un’ottica di trasformazione digitale. È ancora questo è l’obiettivo principale oppure avete corretto la rotta in qualche modo?
Diciamo che è ancora questo. L:e trasformazioni, però, sono cresciute. Considera che quando sono entrato in eDreams ODIGEO l’azienda era basata su un modello transazionale: presentava i suoi risultati a fine anno in base al booking che veniva fatto. In questo momento siamo passati da un modello transazionale a un modello di subscription; quindi, il numero di utenti prime che abbiamo. Già questa è una trasformazione. Tutto quello che crei, tutto quello che proponi a livello di prodotto, a livello tecnologico deve essere orientato agli utenti fidelizzati. Sicuramente, da un punto di vista digitale, abbiamo concluso tutto quello che era il filone principale, la migrazione a cloud, e ora stiamo andando oltre.
Già nel 2023 l’AI era già un fenomeno in piena espansione. Che uso ne fate qui? Quali sono le vostre previsioni per il futuro?
eDreams ODIGEO è stato uno dei precursori nell’adozione dell’intelligenza artificiale. Intelligenza artificiale che usiamo per personalizzare l’esperienza utente nell’acquisto di un viaggio. Quindi, ciò che è personalizzazione e offerta durante una prenotazione frutta tutte le tecniche l’intelligenza artificiale ci mette a disposizione. Questo va dall’AI generativa, per creare itinerari che ancora non ci sono fino all’offrire all’utente il prodotto giusto nel momento giusto. Se devi andare da Milano a Roma, non ha senso che ti offra una assicurazione medica, mentre se devi andare da Milano a Los Angeles probabilmente si.
C’è anche da tenere conto che noi facciamo più o meno due miliardi di predizioni al giorno usando machine learning. Oltre a generare itinerari e personalizzare l’esperienza utente la usiamo anche per il controllo della gestione delle frodi. Ad esempio, per reagire quando qualcuno sta cercando di usare dei metodi di pagamento che non sono leciti. Sono cose che abbiamo iniziato a fare anni fa e infatti abbiamo una partnership con Google per usare le loro tecnologie basate su intelligenza artificiale. Infine, ogni giorno i nostri sviluppatori usano strumenti basati sull’intelligenza artificiale per migliorare il codice e ridurre il numero di bug.
Passiamo ancora dell’hub; come ha attecchito l’hub sul territorio?
Quando sono arrivato a Barcellona, già dal primo giorno era chiaro che i eDreams ODIGEO era un’azienda focalizzata sulla tecnologia. Non potevo però dire lo stesso a Milano. Qui, l’immagine era quella di un’azienda che vendeva voli aerei; quindi diciamo che la percezione era più quella di un’agenzia di viaggi.
Quello che abbiamo cercato di fare durante questo ultimo anno è cambiare il mindset della gente, delle persone che che ci circondano, per promuovere la percezione di una azienda tecnologica. Noi siamo quello che si può vedere qui dentro. Quindi, abbiamo organizzato delle presentazioni tecniche. Durante l’anno scorso abbiamo ospitato 9 o 10 community diverse, dandogli gratuitamente lo spazio e offrendo anche magari una pizza dopo per fare networking. Da un lato c’è un effetto positivo su chi lavora qui perché si porta della cultura, dall’altro c’è anche un supporto alle community. Inoltre, si aumenta l’attenzione delle persone su quella che è la percezione dell’hub. Non un posto che ospita presentazioni di viaggi, ma un posto dove si pala di AI generativa, come usare una nuova tecnologia o di un linguaggio. Insomma, argomenti correlati alla tecnologia.
Questo Tech Hub è sicuramente un posto di lavoro, ma si fa difficoltà a definirlo un ufficio nel senso classico. Come è stata percepita dalle persone questa vostra nuova metodologia di lavoro?
Abbiamo parlato prima di talenti, no? Pensiamoci, come può un talento, una persona con idee, esprimersi in maniera ottimale in un contesto che non dà modo di avere idee o di innovare? Io, quando mi sono spostato a Barcelona, ho avuto uno shock; perché ero abituato a stare in un contesto che pensavo essere innovativo, un’azienda che faceva videogiochi. A Barcellona mi ricordo c’era un orso enorme di peluche, lego sparsi in giro e potevi prenderti del tempo per crearci cose. Sembrano cavolate, ma a livello psicologico stimolano tantissimo le idee.
Quindi, quando sono venuto a Milano con l’obiettivo di creare un hub, ho voluto dare lo stesso tipo di opportunità alle persone che collaborano con noi. Cioè, di sentirsi in un posto in cui possono innovare, si sentano ispirate e, parlandoci chiaro, in un contesto di post-COVID, un posto che ha gli stessi vantaggi e la stessa comodità di lavorare da casa. Se tu non dai la possibilità a una persona di sentirsi comoda, avere uno schermo ampio, potersi mettere su un divano, potersi preparare un caffè o un piatto di pasta, non riesci a fare in modo che i team vengano in ufficio e collaborino tra di loro.
Quindi, questo è stato un po’ il mio obiettivo. E sono convinto che porta i suoi frutti, perché ogni persona che vediamo qui oggi non è stata obbligata a venire [viene fatto un gesto in direzione dell’open space quasi pieno n.d.r.].
E per il futuro cosa cosa vedete per questo hub? Contate di allargare l’organico?
Lo scorso anno, vado a memoria, siamo cresciuti del 50%; che è un risultato molto significativo. Internamente siamo strutturati in gruppi verticali che si focalizzano su argomenti specifici. All’interno di ogni verticale ci sono team di 7 o 8 persone. Nella mia verticale l’anno scorso c’erano 5 team, quest’anno sono 14. Per cu siamo cresciuti tantissimo.
Come dicevo prima, l’obiettivo non è quello di fare assunzioni si massa ma trovare talenti. Quindi, l’idea per il futuro di Milano è continuare a cercare talenti. Quanti ne arriveranno, dipende da il tipo di persone che troveremo.
Ovviamente, come ho detto prima, credo che l’hub giochi un ruolo fondamentale e faccia la differenza. Nel momento in cui trovi una persona molto valida, capace e con talento deve scegliere tra venire a lavorare per noi o andare a lavorare per un’altra azienda, un posto come questo è sicuramente un ottimo biglietto da visita.
E con la generazione Z che tipo di rapporto avere?
Già da due anni a questa parte, eDreams ODIGEO, ha iniziato un programma per i neolaureati. L’obiettivo è di trovare nelle varie università d’Europa le persone migliori per introdurle nel mondo del lavoro. Selezionandoli con dei requisiti più bassi rispetto a professionisti che hanno già un background e, ovviamente, con l’obiettivo di investirci. Un po’ come fanno le squadre di calcio.
Stiamo lavorando a questo programma anche in Italia. Cercheremo nel prossimo anno di fare lo stesso anche qui a Milano attraverso i contatti che abbiamo nelle varie università. Abbiamo già identificato quelle che potrebbero essere le università più rilevanti a livello informatico. Politecnico di Milano, Bicocca, Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, ma anche altre.
Quindi, sicuramente per noi la generazione Z ha un ruolo chiave e vogliamo iniziare a investire su di loro.
- Whitehurst, Jim (Autore)
C’è altro che le piacerebbe aggiungere per i nostri lettori?
Giusto una considerazione. Abbiamo parlato prima di Hub e di come viene percepito. Il consiglio che mi sento di dare è di fidarsi delle persone.
Nella mia esperienza, tutte le volte che ho avuto necessità o scadenze critiche, mi sono sempre fidato del mio team. Non ho mai fatto ipotesi negative. Vedo che tante aziende in questo momento obbligano le persone a andare in un ufficio a lavorare due volte alla settimana, o cose simili. Credo che non sia produttivo, e lo si può vedere qui con i propri occhi. Non imponiamo nessun obbligo, se tu vuoi lavorare da casa, lavori da casa, se vuoi venire in ufficio, vieni in ufficio. A molte ci sono persone che chiedono chi è in ufficio il giorno successivo perché vogliono organizzare una festa dopo il lavoro.
Lasciare le persone libere di scegliere e fidarsi è quello che porta ad avere un contesto di fiducia che aiuta a crescere e automaticamente le persone danno quel qualcosa in più senza che tu glielo chieda.
La redazione ringrazia eDreams ODIGEO per l’ospitalità e Luca Pivotto per gli interessanti spunti di riflessione su una concezione moderna del luogo di lavoro.
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