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Denodo: le priorità per il 2023 delle aziende italiane sulla Data Democratization

In che modo le aziende italiane traggono vantaggio dalla democratizzazione dei dati?

Dopo i due precedenti sondaggi, quello del 2021 sulla gestione dei dati nelle aziende italiane e quello del 2022 sulla trasformazione Data Driven, IKN Italy rinnova la collaborazione con Denodo. L’azienda propone un sondaggio esplorativo su come le aziende stanno interpretando la data democratization e come stanno traendo vantaggio da essa. Le risposte sono state raccolte da luglio a novembre 2022. L’obiettivo della Survey di quest’anno è quello di tratteggiare, attraverso le risposte fornite dai partecipanti, il modo in cui le aziende stanno interpretando, vivendo e implementando la data democratization, nello spirito di rendere accessibili i dati a tutti coloro che ne debbano fare uso. La platea dei rispondenti è stata piuttosto eterogenea, con presenze in tutti i settori di mercato, sia privati che pubblico.

Quanto è importante in un’azienda il tema della Data Democratization?

Per quanto riguarda l’importanza della data democratization all’interno dell’azienda, si rileva un 43% di rispondenti che ritengono il tema molto importante. Un 32% invece, lo ritiene comunque degno di interesse, anche se in ambiti più limitati rispetto a quello dell’intera azienda o amministrazione.
Il risultato conferma quindi che il tema è decisamente attuale. Viene probabilmente visto come un passo necessario verso una trasformazione Data-Driven, per la quale un uso democratico dei dati ne rappresenta forse una condizione necessaria. Va comunque evidenziato anche quel 25% di rispondenti che, almeno al momento, non ritengono il tema di particolare interesse.

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Rispetto ai vantaggi principali legati alla democratizzazione dei dati, le risposte ottenute sono molto articolate, ma consentono di evidenziare alcune categorie decisamente rilevanti. La prima è quella che potremmo chiamare facilità d’uso, che con un 63% raggruppa chi vede nella democratizzazione una riduzione del tempo e dello sforzo nell’usare i dati e chi un aumento della propria autonomia, riducendo di conseguenza quella dall’IT o, in generale, dalle strutture che gestiscono i dati dal punto di vista tecnico. Interessante anche il 19% che vede il processo di democratizzazione come elemento chiave per poter definire regole chiare per chi usa i dati.

I principali ostacoli che possono frenare una democratizzazione dei dati

Decisamente ampio l’elenco dei potenziali ostacoli verso una democratizzazione dei dati, che confermano innanzitutto come sia necessaria, per il 22% dei rispondenti, una forte sponsorship affinché l’iniziativa abbia speranza di successo. Seguono poi quelli che ritengono come siano le trasformazioni in ambito organizzativo e culturale a rappresentare ostacoli significati. Non trascurabile, poi, la difficoltà nel definire le regole di Data Governance (17%). Queste in un contesto di democrazia dei dati possono essere viste come i diritti e i doveri di chi utilizzerà i dati.

Denodo Ricerca Data

L’infrastruttura tecnologica viene vista come ostacolo solo da un 10% dei rispondenti. Il dato conferma che la percezione è quella di una tecnologia decisamente matura, mentre le vere difficoltà sono altrove, nelle dimensioni culturali e organizzative. Infine, un 10% dei rispondenti ritiene che la particolarità dei dati gestiti dalla propria azienda o amministrazione sia tale da rendere difficilmente percorribile una tale trasformazione. A parte i benefici e gli ostacoli, è ovviamente importante, nel caso di decida di intraprendere il percorso, identificare il corretto punto di partenza. Per il 38% è nel sostegno a un cambio culturale, che veda nella diffusione di uno spirito votato alla condivisione la chiave per una vera democrazia.

Al secondo posto si colloca il 32% di rispondenti che ritengono comunicazione e formazione come elementi chiave per il successo dell’iniziativa. Il 26% ritiene invece corretto partire dalla predisposizione del giusto impianto organizzativo, che dovrà poi lanciare e sostenere una tale trasformazione. Percentuali decisamente basse, entrambe del 2%, vedono invece un avvio a partire dall’analisi di quali dati necessitino effettivamente di un processo di democratizzazione e dalla scelta dell’infrastruttura tecnologica a supporto.

I modelli che verranno utilizzati in futuro

Per quanto riguarda l’implementazione di nuovi modelli o paradigmi tecnologici, circa un terzo dei rispondenti (32%) hanno indicato il Data Mesh come un paradigma di riferimento. Questo conferma quanto sia crescente l’interesse per questo nuovo modo di gestire organizzativamente i dati. Il Data Fabric, virtuale o tradizionale che sia, ottiene un 28% complessivo, segno della modernizzazione che stanno avendo le infrastrutture di integrazione dati, anche se forse sarebbe stato lecito aspettarsi una percentuale anche maggiore. Decisamente interessante, infine, il 29% di chi adotta un approccio DaaS, sicuramente moderno e orientato a un consumo veloce dei dati. Ma anche alla base di iniziative di Data Marketplace e Data Monetization.

Rispetto alle tecnologie che saranno implementate nel prossimo futuro da parte delle aziende intervistate, a parte una piccola percentuale di rispondenti (3%) che ancora non sembra avere una chiara visione o di aver fatto una scelta, si rileva una quasi omogeneità tra l’uso di un Data Warehouse, di un Data Lake e di un Data Lakehouse. L’intelligenza artificiale, della quale il Machine Learning ne è una branca, è stata selezionata dal 21%. Se unita alla percentuale riservata al Machine Learning però, porta a un 35% di rispondenti che utilizzano una di queste due tecniche come parte integrante nell’uso e consumo dei dati. Sorprende non poco la bassa percentuale di coloro che hanno indicato l’uso della Data Virtualization (4%). Soprattutto se confrontata con quella che, nella domanda precedente, ha caratterizzato l’utilizzo di un Logical Data Fabric. Qui per consultare il report completo.

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Marzia Ramella

Scrivo di libri, film, tecnologia e cultura. Ho diversi interessi, sono molto curiosa. La mia più grande passione però sono i libri: ho lavorato in biblioteca, poi in diverse case editrici e ora ne scrivo su Orgoglionerd.

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