L’Europarlamento ha approvato una nuova direttiva europea che mira a garantire la parità salariale e la trasparenza retributiva tra uomini e donne in Europa.
La direttiva, che entrerà in vigore entro tre anni, prevede una serie di misure per contrastare il divario retributivo di genere, che nell’UE è del 13% in media. Una percentuale che sale al 30% in termini pensionistici.
“In Italia siamo abituati a pensare che tutto il resto del mondo sia meglio di noi, almeno dal punto di vista economico e lavorativo – commenta Daniele Bacchi, CEO e Co-Founder di Reverse – In realtà la nostra percezione è spesso distorta. Abbiamo voluto condurre questa indagine proprio per dimostrare, attraverso i dati, che la trasparenza salariale è purtroppo una questione delicata e importante che interessa tutta Europa e non solo il nostro Paese”.
Cosa prevede la nuova direttiva europea per la parità salariale
Tra le novità più rilevanti, c’è l’obbligo per le aziende di indicare la RAL (retribuzione annua lorda) negli annunci di lavoro, una pratica poco diffusa sia in Italia che negli altri Paesi europei. Un’indagine condotta da Reverse, azienda internazionale di HR e Recruiting, ha infatti rivelato che solo il 4% degli annunci di lavoro in Italia e Spagna, il 6% in Francia e nessuno in Germania riportano la retribuzione.
“Non mi stupisce che in Germania la percentuale sia lo 0%. – Commenta Federica Boarini, Head of International Development di Reverse – Si tratta di un Paese che culturalmente presenta un’elevata difficoltà ad accettare il cambiamento, oltre che a rendere pubblici dati come gli stipendi. Inoltre, ritengo abbia a che fare anche con lo stato del mercato del lavoro e con una grande difficoltà a trovare profili. Nel senso che qualora le aziende dovessero pubblicare un annuncio con una RAL non perfettamente allineata al mercato, ridurrebbero ulteriormente le possibilità di trovare persone. In questo Paese non è usanza chiedere la retribuzione attuale ai candidati, bensì la retribuzione desiderata. E da questa partire come base di contrattazione. In Italia invece è molto più comune domandare la retribuzione attuale e poi contrattare al rialzo rispetto a quest’ultima”.
Cos’altro cambia?
La direttiva introduce anche altre disposizioni per promuovere la parità salariale e prevenire le discriminazioni. Tra queste:
- Il divieto di chiedere ai candidati la RAL precedente, per evitare che sia usata come parametro di riferimento.
- L’obbligo di usare titoli professionali e offerte neutri dal punto di vista del genere e di condurre le procedure di assunzione in modo imparziale.
- L’obbligo di fornire ai lavoratori una descrizione dei criteri usati per determinare la retribuzione e l’avanzamento di carriera, oltre alle informazioni sul proprio livello retributivo individuale e su quelli medi dei colleghi con ruoli e mansioni equivalenti.
- L’obbligo per le imprese con almeno 250 lavoratori di rendere pubblici i dati sul divario retributivo tra uomini e donne e, in caso di divario superiore al 5%, di effettuare una rivalutazione salariale con i rappresentanti dei dipendenti.
- L’obbligo per le aziende e le amministrazioni pubbliche di tutta Europa di dichiarare le proprie retribuzioni.
La nuova direttiva europea sulla parità salariale e sulla trasparenza retributiva rappresenta un passo importante per garantire l’uguaglianza di genere nel mondo del lavoro e per combattere le disparità economiche tra uomini e donne.
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