Sì, “compagnia energetica“.
Non “fornitore di energia”.
Cosa cambia? “[Octoupus Energy] è un’azienda che vuole affrontare il tema dell’energia dalla A alla Z, quindi vuole andare a produrre energia, fornirla ai clienti finali, ma anche gestirla meglio. – ci racconta Giorgio Tomassetti, CEO dell’azienda – E gestirla meglio significa anche impegnarsi a lavorare con la tecnologia per ottimizzare consumi e produzioni e a fare in modo che riusciamo a consumare meglio, ad esempio con servizi che noi chiamiamo di decarbonizzazione come la fornitura di pompe di calore, che vanno di fatto a efficientare quello che è l’utilizzo dell’energia.”
Chi è Octopus Energy? Intervista a Giorgio Tomassetti
È partita da qui, dalle basi, la nostra chiacchierata con Tomassetti, alla guida del ramo italiano fin dal principio. Un principio che non risale a troppo tempo fa: Octopus Energy è arrivata nel Bel Paese nel giugno del 2022, in piena crisi energetica.
Alle spalle però c’è un gruppo inglese ormai consolidato:
“Octopus Energy nasce nel Regno Unito e parte otto anni fa dal nulla. Nel giro di otto anni per il Regno Unito diventa il primo fornitore di energia nazionale, che è una cosa incredibile, mai vista prima nel settore energia che, tipicamente, è un settore abbastanza statico“.
Oggi la società è presente in 20 Paesi con l’intento di espandersi ulteriormente, di avere una presenza globale che permetta loro di rivoluzionare il mercato dell’energia.
Ammettiamolo: non sono i primi a dirlo. Molti player del settore infatti dichiarano di puntare a questo, di essere una compagnia energetica, di voler fare di più della mera erogazione di energia.
C’è però un elemento che ci ha un po’ sorpresi e che distingue Octopus Energy dalla concorrenza a prima vista: il logo è un simpatico polipetto fucsia. Una differenza, ci spiega Giorgio Tomassetti, che si riflette nell’azienda: “Di base ci sentiamo come una start up, ma perché ci chiamiamo startup anche se oggi a livello globale abbiamo quasi 7000 dipendenti? Perché rimanere leggeri, essere il contrario di quelli che noi chiamiamo i dinosauri, evitare l’ingessamento, avere persone quanto più smart e dinamiche possibile, avere persone che guardano a quello che fanno con chiari valori e un chiaro obiettivo, persone che sentono la causa loro, è quello che fa veramente la differenza. Quando noi andiamo sul mercato e operiamo con almeno il 40% di costi in meno, quello è un dato finanziario che interessa gli investitori, ma la verità è che noi facciamo anche meglio a livello finanziario, ma non perché siamo focalizzati sulla cosa finanziaria, sul KPI finanziario, ma perché abbiamo costruito la macchina in un determinato modo e quello fa un’enorme differenza”.
L’avventura italiana
Tutto questo basta a funzionare nel nostro Paese? Ad ottenere buoni risultati?
“In Italia sta andando molto bene – ci dice il CEO di Octopus Energy – Abbiamo fatto un periodo iniziale di aggiustamento della macchina, quindi abbiamo iniziato ad assumere persone, abbiamo iniziato a costruire offerte e poi quest’anno, verso aprile, abbiamo detto ‘ok partiamo, andiamo veramente a fare questa scalata’. Siamo partiti all’inizio dell’anno con 3 mila clienti, adesso ne abbiamo praticamente 90 mila ed è un punto comunque intermedio rispetto a quello che dobbiamo fare ma è comunque un ottimo risultato. C’è stata una crescita incredibile, fantastica, esponenziale ma è uno dei passaggi che vogliamo fare, non è la fine del percorso insomma”.
A sostenere questo incredibile esordio c’è la già menzionata presenza internazionale perché in fondo, ci spiega Tomassetti, le persone, indipendentemente dalla posizione geografica, vogliono le stesse cose: semplicità, chiarezza, un certo livello di servizio e un buon prezzo.
C’è un ulteriore elemento che rimane uguale ovunque: la burocrazia. In qualsiasi Paese il settore energetico è un settore regolato: “Cambia il regolatore ma non cambia la sostanza”.
Questo non significa che alla compagnia energetica non resta che applicare strategie e meccanismi già visti, già sfruttati altrove. Perché sì, ci sono delle evidenti somiglianze ma anche delle nette differenze: “Ogni Paese è in una precisa fase storica. L’Italia, ad esempio, è abbastanza indietro per quanto riguarda il libero mercato, ancora non si è formato in Italia un vero libero mercato. Basta pensare alla distribuzione del mercato. Se tu pensi che oggi Enel ha ancora il 60% del mercato, capisci che non è ancora avvenuta la vera liberalizzazione – ci spiega Tomassetti – Un mercato per esempio come la Gran Bretagna oggi ha dei market share comparabili tra i vari player, quindi 20-15% sono market share che ti permettono di essere competitivi, forti, ma anche avere quel livello di concorrenza dove nessuno ha una posizione dominante di cui potrebbe abusare.”
L’assenza di un mercato libero è, secondo il CEO di Octopus Energy, uno dei motivi per cui in Italia abbiamo centinaia di operatori di energia: “Gli italiani hanno voglia di un mercato libero ma siccome è ingessato alla fonte, la soluzione è stata crearne di più rispetto a riuscire a far crescere quelli che esistevano. Perché? Perché riuscire a battere quella barriera, riuscire a rompere quel monopolio, è dura. E quindi il mercato ha continuato a chiedere mercato libero, servizi, eccetera e sempre più operatori sono nati.”
Questo però complica la scelta per gli utenti e amplia la concorrenza per i fornitori.
Perché quindi un cliente dovrebbe scegliere Octopus e non qualcun altro?
“Perché Octopus ha capito come funziona questo mercato. Questo è un mercato dominato da player pesanti, grandi, ma anche con grandi finanze, per cui si è dotato di spalle larghe dal giorno zero. Ha investitori molto importanti, da fondi pensioni al fondo di Al Gore per farvi un esempio, e quello fa tutta la differenza del mondo per poter rendere vere promesse basilari. Ovvero è la potenza di fuoco che ci permette di prometterti qualcosa e di mantenerla a qualsiasi costo. […] E questo fa tutta la differenza del mondo perché se io ti dicessi ‘vieni da noi perché abbiamo il miglior prezzo’, e sarebbe anche vero perché abbiamo il miglior prezzo, la vera scelta che deve fare il cliente, secondo me, è anche sulla nostra capacità di mantenere quel livello di prezzo oggi, domani e dopodomani, ovvero evitare che tu passi dall’essere un nuovo cliente a un vecchio cliente e come ti distrai un attimo, le cose cambiano.”
Il servizio clienti tra autonomia e tempestività
Questa però sembra solo teoria.
Un cliente alla fine vuole solo una cosa: qualcuno che lo ascolti e lo aiuti.
Perché un’azienda può avere il miglior prezzo, può digitalizzare tutto il processo, può fare offerte e sorprenderci con loghi colorati ma poi l’utente finale decide se rimanere o meno con un operatore anche e soprattutto in funzione del supporto che riceve.
“Il servizio clienti è fondamentale, è il vero motore dell’azienda di fatto. […] Abbiamo quello che noi chiamiamo un modello operativo fatto da operatori universali. Che significa in parole povere? Significa che l’energy specialist, che è la figura appunto che si occupa di interfacciarsi con il cliente, sono organizzati in gruppi da 10 persone guidate da un team leader; questo gruppo di persone sono come una mini azienda perché gli viene dato il gestionale Kraken, che è quello che sviluppiamo noi, che ha tutti i possibili bottoni per rispondere a qualsiasi esigenza, dalla A alla Z, del cliente. Loro devono essere in grado come operatori universali di poter rispondere a una chiamata, un’email, un WhatsApp e gestire qualunque problema, qualunque domanda tu gli faccia nel più breve tempo possibile e direttamente, soprattutto senza passarlo all’ufficio X o all’ufficio Y. E hanno autonomia anche decisionale e potere anche economico nel distribuire risorse.
Il team leader ha anche possibilità di sovrascrivere eventuali regole che ci dovessero essere sul sistema, quindi il potere dato a questo gruppo di persone è ampissimo e inoltre gli viene anche affidato un gruppo definito di clienti, quindi questo fa sì che quando tu parli con il servizio clienti è molto probabile che riparli con la stessa persona o con la persona seduta di fianco, questo ti evita, oltre alle tecnologie che usiamo, di avere quell’esperienza a volte brutta che hai con molti player in cui intanto devi aspettare per una risposta e quando ti risponde è molto probabile che devi ripartire da zero, spiegare tutto e sperare che dall’altra parte ci sia qualcuno che possa risolvere la cosa senza passarla a N altri uffici.”
Questo significa che non solo l’azienda punta a rispondere in poco tempo – entro il minuto, dichiara il sito ufficiale – ma anche a dare risposte, a fornire soluzioni, grazie ad un’organizzazione e un sistema informativo che nascono con questo obiettivo.
L’arrivo del mercato libero
L’abbiamo già menzionato più volte, lui, il mercato libero.
Che sta arrivando.
Il 10 gennaio terminerà la tutela per il gas, dal 1° luglio per l’energia elettrica.
Giorgio Tomassetti non vede l’ora che ciò accade perché “Octopus nasce per essere un operatore di libero mercato. Se tu sei Octopus ma non esiste il libero mercato, il tuo potenziale non viene espresso appieno. Quindi perché è importante avere il libero mercato? Io quello che cerco di spiegare è che la vita energetica di un utente può iniziare solo quando sei sul libero mercato. Perché? Perché lì è il tuo primo giorno in un nuovo mondo.
L’energia come funziona oggi è outdated. Il sistema con cui l’energia viene prodotta, distribuita, non cambia da ormai decine di anni ed era nata per un mondo in cui c’era chi produceva e chi consumava. Oggi il mondo sta cambiando molto velocemente, quindi abbiamo chi produce che consuma e chi consuma che produce, in più abbiamo un’elettrificazione in corso, quindi auto elettriche, pompe di calore, eccetera, eccetera. […] Vedere la bolletta come un soggetto passivo è sbagliato ma per renderlo un soggetto attivo, partecipante al sistema energetico, senza neanche troppi effort, per dargli un’occasione per beneficiare e anche guadagnare dalla sua capacità di consumo in certe ore o in altre, serve il mercato libero.”
Ma questo basterà a spingere gli utenti al cambiamento?
Perché una parte di noi fa ancora associazioni semplici. Diciamo “Enel” per parlare in generale della fornitura di energia. E oltre ad essa sono pochi i marchi che ci vengono automaticamente in mente parlando di corrente elettrica.
Insomma, oltre all’assenza del mercato libero, l’immobilismo generale, l’attaccamento al mercato tutelato, potrebbero essere fattori culturali difficili da sradicare.
Per Tomassetti parte della soluzione sta nell’informazione: “I player come noi non hanno nessun vantaggio o interesse affinché ci sia disinformazione o strumenti o bollette poco chiare. Diverso è per chi, invece, deve mantenere lo status quo, che ha tutto l’interesse del mondo a non rendere comparabili le offerte, non rendere chiare le comunicazioni, perché nel momento in cui questo avviene appare chiaro all’utente che quel mondo lì non ha motivo di esistere.
Per esempio, le offerte Enel mediamente costano il doppio delle nostre. Non il 20% in più, il doppio. Un utente che è dotato di strumenti e informazione o è veramente innamorato di quel brand oppure non è giustificato il delta economico.
Il motivo per cui le persone si trovano in quella situazione lì, secondo me, è solo dovuto a quell’alone di misinformazione.
[… ] Siamo convinti che nel momento in cui finisce il mercato telato, nel momento in cui finisce il dominio informativo, a quel punto ci saranno modi per spiegare quello che va spiegato”.
Ma non è tutto: “Se tu guardi le informazioni sulle bollette, sui giornali, sono scadenziate abbastanza in modo regolare. E quando vengono scadenziate? Tipicamente quando l’autorità pubblica aggiornamenti ai prezzi di tutela. Quindi quando tu leggi sul giornale che l’energia è salita del 5%, è scesa del 2%, il gas è salito o è sceso, è quando l’autorità esce e dice questo è il nuovo prezzo di tutela. E lì la disinformazione parte, parte il ciclo della disinformazione. Intanto perché quello è un prezzo che si applica solo a una percentuale bassa di italiani, quindi non a tutti, ma nell’immaginario pubblico è l’energia che è salita per tutti, che non è vero. Eliminando quel fattore lì, cioè eliminando la propaganda del tutelato, metà dei problemi secondo me scompaiono”.
Octopus Energy intervista: essere una compagnia energetica
All’inizio della nostra chiacchierata il CEO di Octopus Energy ci ha spiegato che essere una compagnia energetica significa affrontare il tema dell’energia in tutte le sue sfumature, il che include la sorgente.
La società inglese ha deciso di puntare sulle rinnovabili, non solo nell’utilizzo ma anche per quanto riguarda la produzione, con forti investimenti sull’eolico e il solare.
“Siamo aperti a tutto ciò che è rinnovabile, perché crediamo che il problema della transizione energetica sia talmente grande che la cosa più importante sono i tempi. […] Quindi se è rinnovabile, a noi va bene. E poi si può sempre migliorare, si può sempre andare a trovare maggiore efficienza.
Abbiamo anche una piccola produzione di idrogeno, ma veramente piccola, perché lì per esempio i valori di efficienza non sono neanche lontanamente vicini a un solare e a un eolico.
Questi tipi di tecnologie oggi rappresentano la maggior parte delle nostre produzioni. In Italia adesso abbiamo anche annunciato un investimento sullo storage, le batterie, è molto importante per produrre e gestire meglio l’energia […] perché tanta di questa energia andrebbe un po’ sprecata sulla rete mentre accumulandola nelle batterie, qui parliamo di grandi batterie, riusciamo a produrla in ogni istante che la natura permette e non sprecarne neanche un kilowatt, perché se non viene usato in quel momento, se non serve, viene accumulato.”
Questa scelta però non ricade sui clienti: “L’utente medio non è pronto oggi a pagare di più per avere energie rinnovabili, questo credo che sia pacifico dirlo, l’abbiamo testato, scoperto, visto. Ci sono utenti che hanno una propensione più alta, cioè valorizzano di più l’elemento verde e sarebbero anche pronti a pagarlo, ma non sono la maggior parte delle persone. Siccome il nostro lavoro è rendere l’energia verde accessibile e non vendere energia elettrica verde giusto per, noi non chiediamo un centesimo in più per l’energia verde, sarà il nostro lavoro fare in modo che l’energia verde costi sempre meno delle altre, (in modo tale che sia la scelta ovvia. Nel momento in cui le persone si ritrovano con l’energia verde a casa, senza aver pagato di più, a quel punto sono doppiamente felici, perché hanno risparmiato, ma realizzano, alcuni subito, altri ci mettono un pochino, che hanno anche fatto la scelta giusta. E quelli sono clienti che poi si innamorano di Octopus. […] Ci portiamo noi a casa il problema di rendere quel costo sostenibile, non lo passiamo all’utente”.
Essere una energy company significa anche affrontare un altro tema: quello dell’elettrificazione delle auto. Nasce così, Electroverse, un’applicazione per la ricarica dei veicoli elettrici che permette di accedere a qualunque colonnina, in tutta Europa, garantendo il miglior prezzo per quello specifico punto di ricarica.
“Noi non guadagniamo nulla da Electroverse, quindi perché lo facciamo? Perché crediamo che un mondo elettrico, elettrificato, sia un mondo più efficiente, sia un mondo più giusto, e quindi favorire l’elettrificazione, favorire l’uso di auto elettriche, di ricarica elettrica, è quello che ci interessa, perché quando qualcuno dice io non sono pronto a prendere l’auto elettrica perché ho paura, per esempio, di non riuscire a caricare o ho paura di non poter trovare il mio fornitore di ricarica, noi diciamo ‘fantastico, questa è gratuita, vai, non è più un tema’, e quindi questo permette di mettere in strada più auto elettriche, di favorire l’esperienza, la ricarica e tutto il resto”.
Rimane però da affrontare il problema dell’infrastruttura. Che non significa solo facilitare la ricarica o installare colonnine ma assicurarsi che la rete possa reggere queste richieste.
Oggi la soluzione è spesso quella più semplice, ossia aggiungere cavi, farli più grandi, ma non basta.
“Se tu riesci a ottimizzare a livello tecnologico ogni kilowatt prodotto, hai ottimizzato anche la rete. – continua Tomassetti – Noi per esempio abbiamo un software chiamato Intelligent Octopus, quindi se tu dai accesso a Octopus alla ricarica elettrica domestica, Octopus può farti caricare l’auto nei momenti in cui la rete è più scarica. Che significa questo? Per te utente significa che la mattina ti alzi e trovi la carica che volevi, quindi zero impatto. Per la rete cambia il modo perché se la rete sa che quando ha un’esigenza può dialogare con chi gestisce gli assett, sa che non ha più bisogno di andare nel panico e neanche di chiamare la centrale a carbone per produrre degli extra ad un costo esorbitante. Può semplicemente spostare i consumi nel tempo con facilità.
[…] Se riusciamo a spostare, a controllare i consumi delle persone, senza chiedergli particolari sacrifici o azioni e pagandole quando invece serve che facciano un sacrificio, crediamo di poter risolvere questo problema”.
Il futuro di Octopus Energy
Quella che vi abbiamo raccontato fino ad ora è la strada tracciata da Octopus Energy ma siamo ben lontani dall’essere al traguardo.
L’obiettivo per il prossimo futuro è diventare un player globale perché “significa riuscire a fare le cose su scala, riuscire a portare avanti la decarbonizzazione su più Paesi, anche influendo in modo positivo sulle regolazioni.
Crediamo di poter portare risparmio dove andiamo, crediamo di poter portare lavoro e crediamo di poter portare tecnologia, sia per chi produce sia per chi consuma.
Quello che fisicamente porteremo tra 5 anni, 6 anni, nessuno lo sa e non lo vogliamo neanche sapere perché se vogliamo avere un impatto dobbiamo pensare a cosa possiamo fare oggi.”
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