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Le startup italiane di MadeIn.it si spingono oltre al solo CES

Mancano ormai pochi mesi all’edizione 2022 del CES, la più importante fiera di elettronica di consumo al mondo. Come altri anni, a rappresentare l’Italia nella sezione dedicata alle startup ci saranno le realtà innovative portate dal progetto MadeIn.it, promosso da Innovation Factory. Un progetto che però quest’anno ha visto dei nuovi sbocchi e delle nuove opportunità. Per farcele raccontare abbiamo quindi intervistato Fabrizio Rovatti, Managing Director di Innovation Factory.

MadeIn.it e il suo 2021 di crescita

Quello che vogliamo fare con MadeIn.it è supportare le giovani aziende tecnologiche e innovative italiane nel prendere contatto con mercati al di fuori di quello europeo” ci spiega Rovatti. Una internazionalizzazione che negli scorsi anni riguardava soprattutto gli USA e il CES. “Dopo lo sbandamento dovuto all’emergenza sanitaria siamo stati costretti a ricanalizzare alcune delle idee che avevamo in mente, e siamo quindi partiti con altre due iniziative parallele al CES”.

La prima, in realtà già in corso, riguarda il tema dell’imprenditoria femminile. Grazie anche alla collaborazione di Serena Foundation, due startup tra quelle seguite da MadeIn.it hanno superato la selezione per entrare nel programma di Prospera Women, il network internazionale di finanziatori per startup al femminile (delle due startup, M2TEST e Picosats, potete leggere in degli approfondimenti dedicati seguendo i link).

La seconda iniziativa si chiama invece Innovation for Seattle. Nonostante nel campo delle startup e dell’innovazione sia infatti meno nota di posti come la Silicon Valley, New York o Boston, Seattle è una città estremamente viva e ricca di opportunità, con grandi aziende come Microsoft e Amazon e con una fitta rete di investor.  “C’è molta disponibilità da parte degli investor di andare a vedere le tecnologie che portiamo fuori, ma c’è anche molta disponibilità di executive e di imprenditori che hanno fatto la loro azienda lì e che si prestano a fare da mentor. Trovare un mentor negli Stati Uniti per le startup italiane diventa un fattore primario per il successo, dal punto di vista sia di ingresso nel mercato americano che di raffinamento del business model della startup. A fine ottobre, anche in questo caso con la collaborazione di Serena Foundation, “andremo a creare un momento di meeting tra investor, partner industriali USA e una dozzina di startup innovative italiane”.

Il punto di arrivo, almeno per i lavori del 2021, rimane comunque l’edizione 2022 del CES. “Come avvenuto negli anni scorsi abbiamo già iniziato a mettere in piedi la missione italiana con una cinquantina di startup, sempre con una forte collaborazione con ICE (l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane)”.

La selezione prima di tutto

Il primo passo per una startup seguita dal progetto MadeIn.it è sempre la selezione. “La selezione è sempre un passaggio estremamente importante dal nostro punto di vista, soprattutto perché non abbiamo le nostre startup da promuovere. Quindi ci rivolgiamo sempre ad una platea molto ampia di startup su tutto il territorio nazionale, e proprio per questo collaboriamo poi con tante altre entità, come università, banche e incubatori. In questo modo selezioniamo le startup “migliori”, che nel nostro caso vuol dire quelle più adatte al tipo di percorso che abbiamo in mente in quel momento”.

I requisiti, oltre che dettati dagli obiettivi, sono legati ai progetti a cui MadeIn.it vuole puntare. Per Prospera Women erano quindi necessarie startup legate all’imprenditoria femminile, ma anche già in una fase di scaling-up, con un prodotto o un servizio lanciato sul mercato e con dei clienti reali.

Lo stesso è vero anche per il CES, dove bisogna portare prodotti che non siano già presenti sul mercato americano. Ma non solo: “Dev’essere un prodotto immettibile in un tempo ben definito sul mercato americano, entro una finestra molto breve di 12-24 mesi. Non si può quindi avere solamente un prototipo senza aver definito la roadmap per portarlo sul mercato”.

MadeIn.it pone poi anche dei requisiti propri, di “solidità” della startup, secondo dei parametri europei utilizzati anche da enti come l’European Institute of Technology. L’insieme di questi parametri, insieme ad altri interni e quelli visti sopra per le varie occasioni, permettono di identificare le startup più adeguate ad essere seguite e promosse.

Uno obiettivo di più alto livello è infine quello di raccogliere abbastanza realtà, diverse tra di loro ma sempre di qualità, capaci di fare massa critica e rappresentare l’innovazione italiana fuori dal solito stereotipo “food&fashion”. Un obiettivo che si lega a doppio filo con l’internazionalizzazione e quindi l’esportazione dell’Italia innovatrice all’estero.

L’importanza della formazione

Le startup selezionate, oltre alle opportunità di internazionalizzazione e di networking, seguono anche un percorso di formazione, rappresentato dall’Academy. Non è sempre stato così. “Abbiamo aggiunto l’Academy il secondo anno. Il primo anno, con la prima missione italiana per il CES, è stato più un tentativo, comunque ben riuscito, di arrivare con qualcosa. Ci ha però comunque dato l’opportunità di trovare possibili miglioramenti, che abbiamo implementato dall’anno dopo”.

Le competenze più importanti da passare alle realtà innovative, e quelle che più spesso mancano, riguardano principalmente il relazionarsi con clienti, investitori e media, sapendosi vendere. “In una fiera come quella di Las Vegas devi essere proattivo e interagire molto velocemente con le persone che passano, capire se potenzialmente sono interessate, fissare appuntamenti post-CES”. Capacità alla portata di tutte le startup, ma che “se non si prova prima è molto difficile avere, non si ha quell’abitudine e non si riesce a interagire in maniera efficace”.

Le startup sono infine seguite anche dal punto di vista del business plan. “Nel momento in cui poteva esserci un incontro con un investor successivo al primo in fiera c’è stata la necessità di rivedere anche il piano di sviluppo ed economico finanziario delle startup, di rivedere alcuni assunti di base e alcune proiezioni”.

Dal 2020 al 2022

Non si possono ovviamente ignorare i cambiamenti che l’emergenza sanitaria ha portato al modo di lavorare di MadeIn.it e delle startup. Un periodo di cambiamento metodologico, con lo smart working e il distanziamento, ma anche di opportunità.Molte startup hanno saputo cogliere l’opportunità di trasformare in maniera digitale il loro business model, quindi senza una necessità fisica vera e propria. Quelle che avevano un business model già digitale in partenza hanno avuto sicuramente delle opportunità per fare addirittura crescere il loro business”.

Ma anche le startup avanti dal punto di vista della digitalizzazione si sono scontrate con l’aspetto psicologico della pandemia. “Tutte hanno avuto difficoltà nel relazionarsi con i nuovi clienti. Anche le startup digitali si trovavano di persona con i clienti. Ma superato l’imbarazzo iniziale poi hanno colto nuove opportunità di business e hanno creato nuovi link in maniera assolutamente proficua”.

Guardando invece al futuro, i progetti sono tanti, a partire dal raddoppio sui successi del 2021. “Dopo il CES, vogliamo sicuramente ripetere almeno queste tre iniziative [Prospera Women, Innovation for Seattle e CES]”. Il lavoro con le startup non si ferma poi a Las Vegas. “Quello che facciamo sempre nel resto dell’anno è continuare a dare supporto a quelle realtà che sono magari venute al CES, vogliono entrare nel mercato americano e hanno bisogno di fare altri step con il nostro sostegno”.

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Autore

  • Giovanni Natalini

    Ingegnere Elettronico prestato a tempo indeterminato alla comunicazione. Mi entusiasmo facilmente e mi interessa un po' di tutto: scienza, tecnologia, ma anche fumetti, podcast, meme, Youtube e videogiochi.

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