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Kyndryl: il presente e il futuro dei sistemi mainframe

Intervista a Davide Veronese, Distinguished Engineer di Kyndryl

IBM è una di quelle aziende che non solo hanno fatto parte della storia dell’informatica; ha contribuito a crearla. Quella del mainframe è una delle tecnologie di IBM che hanno definito un mercato; per capire che cosa ne è stato e come sta evolvendo anche dopo 60 anni di storia, abbiamo intervistato Davide Veronese, Distinguished Engineer di Kyndryl, in occasione dell’AWS Summit di Milano. Veronese ci ha spiegato che quella del mainframe è una tecnologia molto matura, ma non è né vecchia né morta. Anzi, rappresenta ancora una porzione significativa di un certo mercato enterprise.

Innanzitutto, grazie per averci concesso questa intervista. Come prima cosa, ha voglia di presentarsi brevemente ai nostri lettori?

Davide Veronese
Davide Veronese

Oggi ricopro il ruolo di CTO nell’area banking per Kyndryl Italia. Quindi, non siamo propriamente classificati per l’industria, ma i clienti bancari rappresentano la nostra clientela principale. Ho la responsabilità di indirizzare le soluzioni Kyndryl nel settore dei servizi finanziari in generale, ovvero banche e assicurazioni.

La mia storia professionale inizia in realtà nel campo della consulenza presso PwC e Ernst Young. Poi, sono entrato in IBM intorno all’inizio degli anni 2000. Ho fatto un percorso prima come consulente, poi come architetto e infine come technical sales per circa quindici anni tra il settore tecnologico e quello bancario. Successivamente, ho fatto anche io il passaggio, come molti altri dipendenti IBM, verso lo spin-off Kyndryl. Il mio, a differenza di altri, è stato un passaggio volontario; non facevo parte dell’ex IBM GTS. Lavoravo invece su un cliente dove il business era principalmente rivolto ai servizi infrastrutturali. Sono passato a Kyndryl con un profilo di distinguished engineer, che rappresenta un po’ il vertice che si può raggiungere con un ruolo tecnico all’interno della carriera professionale di entrambe le aziende.

Kyndryl nasce da IBM ma non è IBM. Come si inserisce il mainframe all’interno del vostro tessuto aziendale?

Come azienda nata da uno spin-off di IBM, possediamo molteplici competenze nell’area mainframe, soprattutto nella parte gestionale. Questa è anche una delle sei aree principali di cui si compone Kyndryl; le altre sono Cloud, DTI, sicurezza, networking e digital workplace. Per noi, il settore mainframe rappresenta oggi una quota importante del nostro business. In Italia, gestiamo attualmente numerosi mainframe dei nostri clienti. A livello globale, nei nostri data center, gestiamo circa 6 milioni di MIPS [una misura della capacità di calcolo n.d.r.], che rappresentano una quota di mercato davvero significativa. Inoltre, gestiamo anche i sistemi mainframe presso i data center dei clienti. Dunque, possiamo affermare di conoscere a fondo questo tema.

Ora, con lo spin-off di Kyndryl e la nostra nuova veste, non abbiamo più alcuna dipendenza da IBM. Pertanto, abbiamo elaborato la nostra visione dell’evoluzione del mainframe, che è necessariamente molto legata al mercato e un po’ meno al produttore.

Quindi, ora non è più la soluzione vincolata dal brand ma piuttosto una delle varie opzioni per i vostri clienti?

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Con la visione che abbiamo oggi del mercato, quando ci sediamo al tavolo con i clienti siamo chiamati a dire quello che secondo noi è l’evoluzione del mainframe. E la cosa si racchiude in una frase che in inglese suona come “the right workload on the right platform“. Cioè, per noi il tema dell’evoluzione del mainframe equivale a indirizzare il giusto carico di lavoro sulla piattaforma più idonea. Quindi non c’è un approccio che potremmo definire bolscevico, come succede con alcuni clienti che dicono “spengo il mainframe entro due anni perché sono stufo di pagare la bolletta a IBM”. Ma non c’è neanche un approccio che dice che il mainframe è la piattaforma perfetta per qualsiasi tipo di carico di lavoro.

L’approccio che noi suggeriamo ai clienti è quello per cui il mainframe è ancora un’ottima piattaforma per un tipo di carico di lavoro mission-critical, dove i dati sono particolarmente sensibili e dove serve una performance di un certo tipo. Ci sono poi però delle alternative che possono ospitare il carico di lavoro in maniera migliore oppure rendere il time to market o l’accesso a tecnologie nuove un po’ più rapidi rispetto a quello che è il mainframe.

Nell’ottica di un risparmio di costi, che alla fine è una delle leve principali che scatenano i processi di modernizzazione dei mainframe sui nostri clienti, crediamo che ci sia bisogno comunque di un approccio che dica che il mainframe non è una tecnologia da cui fuggire. Così come il cloud, come sappiamo oggi, non è la panacea di tutti i mali. È giusto equilibrare un po’ l’approccio e valutare caso per caso quale sia la soluzione migliore per le esigenze specifiche di ogni cliente.

Mainframe Room

E quindi, qual è il ruolo del mainframe oggi?

È un po’ la domanda che poniamo noi ai clienti.

“Quale ruolo vedete per l’evoluzione del mainframe all’interno del nuovo ecosistema IT che state costruendo?”

Ne fa parte, non ne fa parte? Perché secondo noi ne fa parte eccome, e ha anche un ruolo piuttosto importante. Il vero problema è come integrarlo. Come fa il mainframe a dialogare con il cloud? Come faccio a convincere gli sviluppatori a continuare a sviluppare su mainframe invece che sul cloud, dove gli strumenti sono più accattivanti?

Quindi, riassumendo, per noi il mainframe continuerà a esistere. Il vero tema è come integrarlo con il resto del mondo, in particolare con il cloud, che si trova un po’, come si suol dire, dall’altra parte del fiume.

La tecnologia del mainframe viene spesso paragonata a quella del linguaggio di programmazione COBOL. Nessuno lo studia più però, di fatto, esiste ancora e molte realtà difficilmente possono farne a meno. Quindi, anche il mainframe può ancora rappresentare un’opportunità di lavoro per i giovani?

Se sei un giovane e ci stai guardando come un’ opportunità professionale, vuol dire che sei già abbastanza illuminato. Nel senso che io, che tra le mie varie attvità vado anche nelle università a tenere dei seminari, quando chiedo se i ragazzi conoscono l’IBM, circa metà alzano la mano. Quando chiedo se conoscono il mainframe, di quella metà, forse un 10%, ha una vaga idea di cos’è. E non c’è neanche un particolare interesse a conoscerlo. Quindi, una persona che si chiede se il mainframe rappresenta un’opportunità professionale oppure no è già illuminata. Perché le persone che oggi lavorano nell’area mainframe sono mediamente molto più vicine alla pensione che non alle prime esperienze professionali.

Abbiamo fatto uno studio come Kyndryl e c’è proprio un problema di skill shortage. C’è una carenza generale di skill nell’ambito IT, ma sul mainframe in maniera assoluta. Tanti nostri clienti ci raccontano di non essere in grado di rimpiazzare i professionisti che mano a mano perdono. Quindi, a questo punto, noi forniamo il servizio mettendo in campo persone che hanno queste competenze. Però vorremmo riuscire a fornire persone giovani che approcciano il mondo mainframe, anche se è una tecnologia che, non voglio definire “vecchia” ma, piuttosto, con una storia di 60 anni.

IBM ha fatto tutta una serie di investimenti per poter abilitare anche su mainframe tutta una serie di tecnologie che sono cloud-native. Quindi, parliamo di container e parliamo di strumenti open source che oggi possono essere integrati all’interno del mainframe. Insieme a questi, però, parliamo anche di tecnologie che ruotano attorno al mainframe che chi ci lavora deve conoscere. Una volta bastava sapere di schedulazioni batch, CX, IMS, DB2. Oggi non è più così, perché il mainframe parla con il cloud e parla con ambienti distribuiti. Per cui, chi oggi si interessa al mondo mainframe ha comunque l’opportunità di vedere anche cose più moderne; in aggiunta al mondo più tradizionale.

Per cui, il mainframe non può rinunciare alla sua parte legacy

È un mondo che, se lo guardiamo in una prospettiva storica, è più o meno lo stesso di 30 anni fa. Tanti dei nostri clienti hanno un workload applicativo obsoleto , risalente appunto a 30 anni fa. Il sistema funziona ininterrottamente, giorno e notte, con concetti di architettura applicativa invariati rispetto a quando è stato progettato. Parliamo quindi di programmazione sequenziale, non a oggetti; batch in grandi volumi, non batchless o serverless; come invece si usa nel mondo cloud.

Quindi, si tratta di un mondo che è rimasto pressoché invariato e conservativo. Tuttavia, oggi è disponibile una tecnologia all’interno del mainframe che permette di ampliare questo mondo con tecnologie innovative. Chiunque inizi a lavorare sul mainframe con il desiderio di integrare elementi tradizionali con quelli nuovi troverà una piattaforma che glielo consente. Molti clienti utilizzano anche Java sul mainframe, il che si traduce in un minor consumo di MIPS e, allo stesso tempo, apre le porte a un nuovo linguaggio di programmazione.

Però, se non ho capito male, c’è anche un tema di awareness nella formazione.

Noi, con Kyndryl, abbiamo avviato quello che chiamiamo Mainframe Academy. Come dicevo prima, è difficile trovare sul mercato persone che dicono ok, “lavoro sul mainframe, inizio li la mia carriera professionale”. I giovani vanno un po’ accompagnati, bisogna abbattere la barriera per cui mainframe sono le cose vecchie e cloud sono le cose nuove. E per abbatterle noi abbiamo studiato dei percorsi professionali che aiutano a entrare in quelle che sono logiche innovative su una piattaforma tecnologica che ha 60 anni di storia ma, di fatto, non è quella di 60 anni fa. Magari il workload è quello, magari i dati sono quelli; ma la piattaforma di per sé è evoluta, e anche molto.

Vorrei adesso parlare di un altro grande tema delle architetture moderne: la virtualizzazione. Che rapporto c’è la tecnologia del mainframe e i sistemi virtualizzati?

Oggi il mercato offre alcune tecnologie che rientrano proprio nell’ambito della virtualizzazione del mainframe. Non tanto come virtualizzazione intesa come condivisione di risorse fisiche tra più workload, ma piuttosto come concetto di spostare un workload dalla macchina fisica verso qualcos’altro. Ad esempio, piattaforme x86 su ambiente cloud. Questo è un concetto che, dalle nostre osservazioni, i clienti stanno cominciando a valutare. Non si tratta di nuove tecnologie; possiamo fare l’esempio di Micro Focus. Non sono nuove, ma le stiamo sperimentando, anche con l’ottica di cui parlavamo prima, qualla del “right workload on the right platform”.

Alcuni clienti si trovano ad avere la necessità di applicare questo tipo di tecnologia; quindi mainframe virtualizzato su ambienti distribuiti o cloud. Questo perché magari sono arrivati a ottimizzare talmente tanto il mainframe che quel nucleo residuo è veramente legato a CX e a DB2. Investire per togliere l’ultimo “mattone” spesso è il passo più costoso. Allora la virtualizzazione, come abbiamo visto in alcuni casi, diventa una soluzione che permette ai clienti di chiudere quantomeno l’ambiente on premise e di spostare il workload su altre piattaforme, mantenendolo sostanzialmente invariato. Questo significa senza dover fare programmi di trasformazione COBOL in Java o altre cose particolarmente complesse.

Come Kyndryl abbiamo anche un’offerta che si chiama ZCloud, dove sostanzialmente sfruttiamo il fatto che lo Z Mainframe è un virtualizzatore di ambienti. Quindi, si possono creare partizioni logiche e ospitare i workload che i clienti hanno ridotto all’osso nei nostri data center, sostanzialmente su fette di mainframe dedicate al singolo workload.

Per quei clienti che, per motivi che possiamo immaginare; come costi, innovazione o time to market, hanno deciso di chiudere con le macchine mainframe che hanno in casa, questi che vi ho detto sono un po’ gli scenari che vediamo.

Se mi è consentito un commento, questo si sposa anche bene con quello che è stato da sempre il vostro modello di pricing: un paradigma di “pay as you go”.

Assolutamente sì. C’era anche un modello on-demand, però non esattamente per questo tipo di attività. Con la nostra soluzione ZCloud andiamo proprio a offrire questo tipo di soluzione. La lettera Z davanti al nome identifica chiaramente il mondo mainframe. Non è un vero cloud come possiamo pensare AWS, ma un cloud in termini di erogazione del servizio. Quindi, c’è la possibilità di fare scale-up, scale-down, definire qual è la baseline e concordare quali sono le flessibilità necessarie. Una flessibilità che, tipicamente, sul mondo mainframe, quando il cliente ha la macchina a casa sua, non trova. Con ZCloud, invece, riusciamo a garantire questo livello di flessibilità sull’andamento del workload e sulla relativa bolletta, sfruttando il fatto che andiamo sostanzialmente a segregare le partizioni delle nostre macchine per i nostri clienti.

E, per chiudere, che tipo di relazione c’è tra il mainframe e tutte le sue tecnologie con AWS?

Intanto, AWS rappresenta per noi uno dei principali partner, così come altri cloud provider. AWS, già di per sé, è molto attiva sul tema mainframe. Infatti, ha una soluzione chiamata Blue Age, derivante da un’acquisizione. AWS stessa propone un’offerta di trasformazione del mondo mainframe, nello specifico dei suoi workload, verso il mondo cloud. È una soluzione che abbiamo studiato e che si sovrappone abbastanza al nostro approccio alla trasformazione del mainframe.

Abbiamo la possibilità di adottare questa tecnologia con i clienti che hanno già scelto AWS. Possiamo utilizzarla per una migrazione progressiva verso l’infrastruttura esistente. Oppure, proponiamo anche soluzioni alternative laddove il cliente è interessato ad avere anche tecnologie alternative per la migrazione del workload verso AWS, . Queste soluzioni prevedono a volte la ricompilazione del COBOL in un altro COBOL che possa girare sull’ambiente virtualizzato in AWS, oppure permettono di trasformare il COBOL in linguaggio Java. Qui però si apre un mondo particolarmente complesso fatto di tecnologie che non sono rivolte solamente al mondo AWS, ma anche ad altri cloud provider o a soluzioni on-premise.

AWS è un partner per noi perché, nei casi in cui il target è la loro infrastruttura, siamo assolutamente in sintonia dal punto di vista delle tecnologie da utilizzare.

La redazione ci tiene a ringraziare Davide Veronese per l’interessante chiacchierata su una tecnologia di cui non si sente più parlare molto. Se siete interessati a sapere cosa possono fare ZCloud per la nostra azienda, o se avete bisogno modernizzare il nostro mainframe, il sito di web di Kyndryl è secondo noi il punto migliora da cui cominciare.

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Autore

  • Dario Maggiorini

    Si occupa di tecnologia e di tutto quello che gira attorno al mondo dell'ICT da quando sa usare una tastiera. Ha un passato come sistemista e system integrator, si è dedicato per anni a fare ricerca nel mondo delle telecomunicazioni e oggi si interessa per lo più di scalabilità e sistemi distribuiti; soprattutto in ambito multimediale e per sistemi interattivi. Il pallino, però, è sempre lo stesso: fare e usare cose che siano di reale utilità per chi lavora nel settore.

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