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Intervista a Giampiero Savorelli, Managing Director di HP Italy, per “A ruota libera”

In questo appuntamento di A ruota libera troviamo Fjona Cakalli in HP per un’intervista al Managing Director di HP Italy: Giampiero Savorelli. HP è una di quelle multinazionali che non hanno bisogno di presentazioni, il suo business spazia dal lavoro ibrido alla sicurezza, dall’intelligenza artificiale a stampanti e computer; con questa intervista Fjona ci fa vedere cosa rende l’azienda unica e come questa sta portando innovazione nel suo ecosistema.

Ispirazione per i giovani: come si diventa manager di una multinazionale?

Giampiero Savorelli
Giampiero Savorelli

Un primo punto molto importante che si tocca nell’intervista è quello della carriera. Savorelli ha fatto molta strada e può essere di grande aiuto a molti giovani della generazione Z, che oggi si affacciano sul mondo del lavoro, per capire come esprimere tutte le loro potenzialità.

Savorelli ci dà una risposta partendo dalla sua esperienza. Si tratta, ci dice, di non sottovalutare la formazione e di avere fin dall’inizio una visione di dove si vuole arrivare. Il percorso scolastico, da una parte, può avere un impatto davvero importante e avere chiari i propri obiettivi, dall’altra, permette di strutturare meglio il proprio percorso professionale. Tutto questo, però, continua il manager, deve essere anche accompagnato da una costante volontà di imparare e di progredire; quella che in HP viene chiamata Learning Agility. Nel suo caso specifico, racconta, si è trattato di continuare costantemente a capire quali fossero le competenze necessarie per poter progredire di ruolo all’interno dell’azienda. Per tutti i lavori e in particolare per coloro che aspirano a posizioni di leadership, non bisogna sottovalutare le capacità relazionali e tutti i cosiddetti soft skill.

HP e l’intelligenza artificiale

Il discorso si sposta poi sul tema, molto presente in questo momento storico, dell’intelligenza artificiale. Tema al quale, proprio nello spirito della Learning Agility, anche Savorelli sta dedicando già da tempo molta attenzione.

Oggi l’intelligenza artificiale è praticamente ovunque nei prodotti e nei servizi tecnologici. Molte aziende, anche piccole, si stanno muovendo per adottarla e sfruttarla per il loro business, ma questa crescita così rapida ha portato anche un po’ di confusione.

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HP vede l’intelligenza artificiale come uno strumento per portare innovazione anche nel campo della cybersecurity. Per l’azienda, cybersecurity significa soprattutto la protezione del punto terminale (endpoint), ovvero il dispositivo di cui dispone l’utente, come un PC o una stampante. Pertanto, soprattutto durante la pandemia in cui ci sono stati moltissimi attacchi informatici, HP ha incrementato lo sviluppo di numerose soluzioni di sicurezza, come ad esempio HP Wolf Connect, parte del portafoglio di HP Wolf Security. Alcune di queste soluzioni, come ad esempio HP Sure Sense, impiegano tecniche di intelligenza artificiale. L’AI come supporto alla sicurezza è un paradigma che la multinazionale sta applicando a 360 gradi a tutti i suoi prodotti e soluzioni anche per il lavoro collaborativo.

HP come partner strategico per la trasformazione digitale

Dalla cybersecurity, il focus della discussione si sposta, quasi naturalmente, sull’innovazione all’interno delle aziende. L’argomento è molto complesso perché, come fa notare Savorelli, il 50% delle piccole e medie imprese in Italia esercita cautela quando si parla di investimenti in tecnologia, di digitalizzazione o di automatizzazione. Molte di queste aziende, infatti, non stanno ancora approcciando queste tematiche e questo potrebbe esporle a rischi maggiori soprattutto per quanto riguarda la cybersecurity, oltre al fatto che, spesso, una piccola azienda non ha un responsabile IT interno.

Di conseguenza, HP ha come obiettivo quello di supportare le imprese sul territorio, dotandole delle migliori soluzioni sul mercato. Un primo passo in un percorso di innovazione che può portare non solo a una maggiore sicurezza, ma anche all’adozione dell’intelligenza artificiale. Questo ultimo punto porta alla luce anche un tema molto importante relativo alla formazione, soprattutto per i partner. HP, infatti, proporrà un programma di formazione orientato ai partner e dedicato all’intelligenza artificiale chiamato AI MasterClass. Il programma non si propone solo l’obiettivo di chiarire gli aspetti tecnologici dell’AI, ma anche di spiegarne il suo giusto utilizzo; in quanto può rappresentare un’enorme opportunità per le PMI italiane.

HP OfficeJet Pro
HP OfficeJet Pro

Il lavoro ibrido secondo HP

Sul tema del passaggio al lavoro ibrido, con la pandemia ci siamo trovati tutti a lavorare a casa da un giorno all’altro, commenta Savorelli, accelerando così un processo già in corso. La dinamica che si è andata a creare è stata quindi che le aziende hanno cercato di regolamentare lo smart working; cosa che già prima si poteva fare, ma che non aveva delle regole vere e proprie. Questa nuova flessibilità rappresenta un valore importante per i giovani, soprattutto per la generazione Z. Per questi ultimi diventa addirittura un parametro di scelta per la selezione dell’azienda in cui andare a lavorare. Tuttavia, secondo il manager, sussiste anche un possibile rischio significativo: quando si lavora solo o troppo da casa si perdono un po’ quelli che sono il contesto e i valori aziendali.

Dal punto di vista tecnologico, per il tipo di azienda che è HP, la transizione interna al lavoro ibrido è stata semplice. Questo cambiamento ha dato un ulteriore impulso di innovazione ai suoi prodotti proprio in base alle nuove esigenze lavorative. I PC portatili, ad esempio, oggi sono più leggeri, più sottili, la batteria dura di più e la parte audio-video è molto più innovativa. L’acquisizione di Poly, inoltre, ha dato una forte spinta in ambito collaboration. L’offerta di HP si è infatti arricchita di molta tecnologia e intelligenza artificiale finalizzate al lavoro ibrido rendendo semplice creare un ambiente virtuale collaborativo in una sala riunioni.

Una sostenibilità che va oltre l’impattto ambientale

Verso fine intervista si va a toccare anche l’altro grande tema di oggi: la sostenibilità.

HP è una corporation molto attenta a questo aspetto; infatti, si era già dotata di un piano di sostenibilità nel 1957, molto prima che la stragrande maggioranza delle imprese iniziasse a parlarne. Questa lunga esperienza porta l’azienda a vedere la sostenibilità non solo in termini di impatto ambientale, ma in maniera molto più ampia. In linea con la visione globale di HP, il tema della sostenibilità include anche l’attenzione ai diritti umani per tutto il proprio ecosistema. L’azienda vede anche la necessità di un impegno in direzione della Digital Equity, la riduzione del Digital Divide. Su questo aspetto, in particolare, commenta Savorelli, HP Italy ha un programma locale chiamato Dream Coach: un team di colleghi che collabora con diverse scuole sul territorio – da remoto o in presenza per parlare ai giovani di tecnologia, innovazione e soft skill. Un programma questo a cui Savorelli tiene molto poiché evidenzia l’impegno di HP nel supportare, in quanto multinazionale che opera nel settore tecnologico, gli studenti nella realizzazione di progetti specifici.

Un modo molto tangibile con cui HP contribuisce alla sostenibilità ambientale è attraverso l’utilizzo responsabile dei materiali. L’azienda cerca infatti di impiegare sempre di più materiali riciclati all’interno dei suoi prodotti. Dal 2019 ad oggi, HP ha commercializzato un centinaio di prodotti contenenti materiale riciclato come plastica ocean-bound (potenzialmente destinata agli oceani), alluminio e, per alcuni, persino materiale derivato dai chicchi di caffè.

Se volete saperne di più e scoprire tutti i dettagli su come HP Italy porta innovazione al suo interno e ai suoi clienti vi lasciamo qui sotto il video dell’intervista. Inoltre, vi aspettiamo su linkedin per partecipare alla discussione.

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Autore

  • Dario Maggiorini

    Si occupa di tecnologia e di tutto quello che gira attorno al mondo dell'ICT da quando sa usare una tastiera. Ha un passato come sistemista e system integrator, si è dedicato per anni a fare ricerca nel mondo delle telecomunicazioni e oggi si interessa per lo più di scalabilità e sistemi distribuiti; soprattutto in ambito multimediale e per sistemi interattivi. Il pallino, però, è sempre lo stesso: fare e usare cose che siano di reale utilità per chi lavora nel settore.

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