IESE Business School, in collaborazione con GELLIFY e ACCIONA, ha pubblicato un nuovo report su come le aziende consolidate possono accrescere competenze ed efficacia, anche in termini di ricavi e nuovi business, collaborando con gli imprenditori e gli abilitatori in un mercato estremamente volatile.
Supportato da interviste con 92 responsabili dell’innovazione, e manager con ruoli equivalenti, di aziende consolidate in Asia, Nord e Sud America ed Europa, il report “Open Innovation: Improving Your Capability, Deal Flow, Cost and Speed With a Corporate Venturing Ecosystem” (“Open Innovation: Migliorate le vostre competenze, la quantità e qualità di collaborazioni, ottimizzando i costi e la vostra rapidità attraverso ecosistemi di Corporate Venturing”), fa luce su ciò che aziende come Disney, Samsung e Formula 1 tengono in considerazione quando si trovano a scegliere tra lavorare in maniera diretta con una start-up oppure attraverso un intermediario. Nella ricerca, l’Italia è rappresentata attraverso il contributo di Chief Innovation Officer italiani provenienti da settori più disparati tra cui quello bancario e finanziario, automobilistico/motociclistico, energy and utility e ICT,
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Le aziende integrano sempre più spesso il proprio impegno interno con il supporto degli abilitatori di corporate venturing – che possono essere acceleratori privati, centri di ricerca, ambasciate o anche altre aziende corporate etc. – per facilitare le collaborazioni con le start-up.
- Come azienda corporate, lavoro con le start-up direttamente o con il supporto di un abilitatore? Nella media, gli aspetti più significativi valutati in questa prima decisione sono: la prossimità della start-up al core business dell’azienda (nel 26% dei casi), le sue competenze interne per poter lavorare con gli imprenditori (24%), accesso ad opportunità selezionate (17%), costi di implementazione (11%), ecc.
- Come azienda corporate, come posso scegliere il miglior abilitatore? Una volta che un’azienda decide di rivolgersi ad un abilitatore, gli aspetti che più di frequente le aziende valutano nel prendere questo secondo step di decisione sono: la propria capacità di lavorare con gli imprenditori (nel 38% dei casi), l’esistenza di un ecosistema di portatori di interesse (stakeholder) selezionati per facilitare la collaborazione tra azienda e start-up (15%), la sua conoscenza del settore o della tecnologia esplorata (12%), il livello di fiducia personale esistente e capacità di personalizzazione del servizio (10%), per citarne solo alcuni.
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Cosa implica lavorare con gli abilitatori
Che effetto ha questo sulle aziende? Dal momento che sempre più aziende corporate stanno lavorando insieme alle start-up e stanno offrendo benefici simili agli imprenditori, fare squadra con gli abilitatori può migliorare la loro proposta di valore, moltiplicandone così il valore.
Inoltre le aziende possono ridurre i costi dell’innovazione condividendoli con gli altri attori. Possono anche accrescere l’accesso ad una quantità e qualità di collaborazioni selezionate e adeguate e diventare abili nell’intercettare in anticipo delle opportunità. Tuttavia, gli abilitatori non sono solo società di consulenza: la realtà è molto più ricca.
Come influisce questo aspetto sugli abilitatori? Bisogna dimenticare la frase “molto rumore per nulla”. Avere delle competenze collaudate e comprovate è l’aspetto maggiormente considerato quando le aziende corporate si trovano a scegliere tra due abilitatori (nel 38% dei casi). Si dovrebbero investire meno sforzi nella ‘commercializzazione’ degli asset degli abilitatori, viceversa investire maggiormente nello sviluppo di team esperti e con un metodo collaudato, atto ad offrire un supporto di estremo valore all’azienda corporate.
Volete approfondire? Qui trovate l’intero report.
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