A inizio ottobre si è tenuto a Londra SHIFT 2024, l’evento internazionale di Commvault in cui l’azienda presenta al pubblico le sue più recenti innovazioni. A seguito dell’evento, Commvault Italia ha voluto incontrare la stampa per discutere degli aspetti più importanti di quanto annunciato a SHIFT.
La trasformazione di Commvault
Ad affrontare questo importante tema è stato Vincenzo Granato, il nuovo Country Manager per l’Italia di Commvault che ha preso servizio lo scorso maggio. Avevamo già fatto la sua conoscenza su queste pagine.
Granato affronta subito l’aspetto più rilevante parlandoci dell’importante trasformazione che sta riguardando tutta l’azienda: il passaggio di Commvault Cloud dall’essere una piattaforma di data protection a una piattaforma di cyber resilience. Infatti, l’evento è stato chiamato SHIFT (letteralmente, spostamento) proprio per indicare il cambiamento in atto.
Cambiare approccio per la piattaforma dell’azienda è molto importante. Fare data protection vuol dire costruire delle barriere per far sì che le informazioni non siano raggiungibili. La data resilience, pur ponendo delle barriere, accetta che queste potrebbero essere violate e si concentra sulla mitigazione dei danni e un ripristino più rapido ed efficiente possibile.
Le motivazioni della trasformazione
La trasformazione di Commvault Cloud non è certo iniziata nel 2024. Si tratta di un percorso intrapreso dall’azienda già da alcuni anni, e che ora sta raggiungendo una fase cruciale a causa di due fattori determinanti nel mercato.
Da un lato, c’è una crescente preoccupazione per la sicurezza informatica, in particolare per le minacce ransomware. Le aziende colpite da questi attacchi hanno un’urgente necessità di ripristinare i propri dati a un situazione sicura e consistente.
Dall’altro lato, assistiamo a una sempre più rapida evoluzione dei sistemi IT verso il cloud. Il cloud non è più una innovazione per se, ma è diventato il motore trainante dell’innovazione. Ciò non significa che l’on-premise sia destinato a scomparire, ma che le due modalità di erogazione dei servizi stanno tenendo due ritmi molto diversi. Mentre la crescita dei dati nei sistemi on-premise è relativamente stabile, quella nel cloud è esponenziale.
Inoltre, le nuove direttive europee NIS2 e DORA introducono ulteriore complessità, imponendo requisiti stringenti per la gestione e la protezione dei dati.
La nuova attitudine di Commvault Cloud
Commvault Cloud, continua Granato, oggi si focalizza totalmente sulla resilienza dei dati nell’ottica di garantire la continuità del business del cliente.
Commvault Cloud, quindi, oltre che continuare a gestire le situazioni legacy, gestisce anche il mondo cloud e si propone in maniera innovativa come una piattaforma che previene e gestisce le emergenze. Inoltre, supporta anche il cliente in quella che è la formazione continua dei suoi dipendenti per poter far fronte alle situazioni critiche.
Alla fine, la piattaforma di Commvault Cloud consente ai clienti di effettuare un ripristino dei sistemi in un punto ottimale per riprendere l’operatività con dei dati sicuri e consistenti.
Il backup che sta sparendo
Una considerazione importante che emerge durante la discussione è che il backup tradizionale, inteso come sistema di ripristino, non è più sufficiente a soddisfare le esigenze delle aziende moderne.
Da un lato, abbiamo a che fare con quantità di dati mai gestite prima, che continuano a crescere in modo esponenziale. Il ripristino di tutte le informazioni di un’azienda può richiedere anche giorni, giorni durante i quali non può essere produttiva.
Dall’altro lato, recuperare solo i dati non è più sufficiente. Perché questi hanno senso solo all’interno di un ecosistema di servizi che deve essere anch’esso ripristinato. Proprio per ottenere questo risultato, Commvault ha recentemente acquisito un’azienda chiamata Appranix, dalla quale è nato il servizio Cloud Rewind. Con Cloud Rewind è possibile ripristinare lo stato dei servizi sincronizzandolo con quello dei dati.
Sull’importante tema dei servizi interviene anche Domenico Iacono, Presales Manager di Commvault. Iacono sottolinea che è importante prestare particolare attenzione ai servizi di Active Directory. Active Directory, presente in quasi tutte le infrastrutture dei clienti enterprise, può essere sia obiettivo che vettore di attacchi. Inoltre, molte organizzazioni utilizzano più Active Directory interconnesse tra loro, creando quella che in gergo viene definita “una foresta”. Il recupero di una foresta è particolarmente critico perché richiede un’orchestrazione accurata, recuperando gli elementi nel giusto ordine. Durante SHIFT 2024 sono state annunciate anche una serie di nuove funzionalità per Commvault Cloud per facilitare queste procedure.
L’integrazione con le piattaforme cloud
Come abbiamo già detto, Commvault Cloud è in grado di integrarsi con i sistemi cloud dei principali hyperscaler. Questa integrazione permette, di fatto, al cliente di mantenere le informazioni dove gli è più funzionale. Inoltre, ha il valore aggiunto di non richiedere una ristrutturazione drastica del sistema di data resilience a fronte di un cambiamento del fornitore cloud.
Ricordiamo sempre che avere i dati in cloud non vuol dire avere dei dati intrinsecamente sicuri, perché l’interesse di un hyperscaler è garantire il funzionamento dell’infrastruttura, non la sicurezza e la consistenza dei nostri dati.
Allo stato attuale, Commvault Cloud supporta già molte infrastrutture cloud, ma ovviamente, non tutte le implementazioni sono allo stesso livello di maturità. Il livello più alto, oggi, lo raggiunge su Azure e AWS, dove sono disponibili anche funzionalità molto specifiche per sfruttare la piattaforma. Ad esempio, su AWS, lo storage S3 è sempre più utilizzato per contenere enormi quantitativi di dati come Object Storage e non sotto forma di file. Non a caso, Commvault ha recentemente acquisito Clumio, un’azienda specializzata nella protezione e nel ripristino di enormi carichi di lavoro specifici di AWS.
Gli altri annunci di SHIFT
Il servizio di Cloud Rewind è stato sicuramente una delle innovazioni più importanti annunciate a SHIFT 24. Ovviamente non è stata l’unica.
Al di là dell’aspetto di recupero dei dati, ci sono altre due direttrici su cui oggi Commvault sta lavorando e sulle quali ci sono stati svariati annunci a SHIFT.
Innanzitutto c’è il tema della security; infatti, negli ultimi tempi sono state aggiunte alla piattaforma molte funzionalità orientate al controllo continuo del sistema di data protection. L’idea di fondo è quella di non vedere più gli strumenti di data protection come elementi indipendenti e isolati ma come parte di una strategia di data resilience aziendale. Quindi, devono essere integrati anche a livello di processo con il resto dell’ecosistema IT.
Secondo, c’è l’aspetto della readiness; ovvero mettere il cliente in grado di rispondere prontamente a un’emergenza. Su questo aspetto è molto importante la funzionalità di Cleanroom Recovery introdotta in tempi piuttosto recenti. I clienti possono crearsi delle aree isolate in cui effettuare praticamente i test di ripristino sui loro carichi di lavoro. Iacono ha commentato anche che le direttive europee DORA e NIS2 fanno di questa funzionalità quasi un requisito per le aziende. In occasione dell’ultimo SHIFT, Commvault ha annunciato l’estensione della Cleanroom Recovery anche al cloud di AWS.
HyperScale X Edge
Un altro aspetto affrontato a SHIFT, spesso sottovalutato, è il problema delle sedi distaccate delle aziende, molto comune nel settore retail. Di fatto, si tratta di piccoli data center isolati, spesso meno protetti e dove potrebbero mancare competenze specifiche. A volte, queste sedi sono anche collegate al centro di controllo in modo intermittente. Per affrontare questa sfida, Commvault ha annunciato a SHIFT l’introduzione di una nuova versione della sua appliance HyperScale X, chiamata HyperScale X Edge. Grazie a HyperScale X Edge sarà possibile gestire in modo semplice e centralizzato anche le sedi distaccate sul territorio.
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