Sfogliando l’ultimo numero di IEEE Computing Edge, una rivista edita dall’Institute of Electrical and Electronics Engineers americano, abbiamo trovato un interessante contributo a firma di Nir Kshetri (University of North Carolina at Greensboro) sul rapporto tra ChatGPT e i paesi in via di sviluppo. Ve ne proponiamo qui i passi principali.
La riprova che ChatGPT sia un fenomeno interessante anche per paesi con economie in via di sviluppo la si estrae dai social network. Kshetri, infatti, riporta che durante la prima settimana dopo il lancio di ChatGPT ci sono stati più di 10 mila messaggi su X (allora Twitter) prevenienti da paesi emergenti.
Le opportunità offerte da ChatGPT
Una parte significativa di queste opportunità, secondo l’autore, sono veicolate dalla presenza di hyperscaler anche in paesi non ancora sviluppati. L’integrazione di ChatGPT nei servizi di Microsoft Azure, ad esempio, rende accessibile la tecnologia anche a paesi in via di sviluppo nonostante risorse e competenze ICT locali siano molto limitate.
Uno degli aspetti più importanti è il miglioramento dell’accesso all’informazione. Questo diventa significativo soprattutto nelle zone rurali per poter interpretare in maniera più chiara documenti e attività di governi centrali non sempre trasparenti.
Altra opportunità degna di nota è l’espanzione dei servizi sanitari. In paesi dove un sottoinsieme della popolazione è sprovvisto si assistenza sanitaria di base, un chatbot per l’individuazione preliminare di sintomi può fare la differenza. Questo supporto non si limita alle patologie fisiche ma può essere esteso anche a quelle mentali/cognitive, campo in cui ChatGPT sembra essere già stato usato con successo.
Il terzo punto toccato da Kshetri riguarda l’assistenza alla gestione di attività commerciali. I principali problemi per le PMI nei paesi in via di sviluppo riguardano il marketing, la gestione delle risorse umane e la gestione finanziaria. ChatGPT può rivelarsi un valido supporto per integrare la mancanza di competenze e aiutare lo sviluppo imprenditoriale. Questo, soprattutto se accoppiato a tecniche di generazione di contenuti, anch’esse basate su AI.
Le sfide all’orizzonte
Ovviamente esistono anche delle barriere all’uso di tecnologie come ChatGPT in paesi in via di sviluppo. Una delle più significative è forse l’accessiblità economica. I servizi vengono proposti secondo un prezziario globale e non tutte le aziende locali possono essere in grado di permetterseli.
Un altro aspetto importante è quello della rilevanza, soprattutto nel caso di AI generativa. I modelli vengono addestrati per lo più usando dati che rappresentano il primo mondo; per cui non è certo che il prodotto finale sia utilizzabile per le economie locali di secondo e terzo mondo.
Andando a toccare aspetti meno tecnologici, esiste la possibilità di usare ChatGT per creare disinformazione. Aspetto piuttosto problematico in realtà dove la situazione politica è mediamente instabile o molto autoritaria. Ciò si collega anche alla difficolta (e lentezza) per certi governi di istituire protezioni contro l’abuso della tecnologia. Questa situazione diventa oltremodo critica in un panorama in cui la scolarizzazione tecnologica è molto bassa se non addirittura assente.
Per chi fosse interessato ad approfondire, l’articolo originale, in lingua inglese, è disponibile online su IEEE Computing Edge di gennaio 2024 a pagina 24.
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