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Come l’AI può migliorare il benessere mentale sul luogo di lavoro

Ecco i risultati della ricerca "AI @ Work 2020" condotta da Oracle e da Workplace Intelligence

OracleWorkplace Intelligence hanno presentato i risultati della ricerca “AI @ Work 2020” per studiare le connessioni tra l’Intelligenza Artificiale e il benessere mentale a lavoro. Come principale dato emerso troviamo il desiderio dei lavoratori e delle aziende di essere aiutati sempre di più dalle ‘macchine intelligenti’. Vediamo quindi nel dettaglio tutti i dettagli raccolti dallo studio.

L’AI e il benessere mentale sul posto di lavoro

Lo studio ha coinvolto oltre 12mila persone tra dipendenti, manager, leader delle risorse umane alti dirigenti provenienti da 11 paesi del mondoItalia compresa. I dati sono stati raccolti nel periodo tra il 16 luglio e il 4 agosto 2020, in un momento quindi dove praticamente tutti le imprese avevano già subito o stavano subendo le conseguenze della pandemia globale.

L’emergenza sanitaria è stata anzi centrale nella raccolta dati, e ha evidenziato diffusi problemi di salute mentale tra gli intervistati: il 70% ha dichiarato di aver sentito più stress e ansia sul lavoro rispetto a qualunque anno precedente a questo. Questo ha prodotto un impatto negativo sul 78% della forza lavoro e ha causato stress (+38%), disequilibrio tra vita privata e lavorativa (35%), burn-out (25%), depressione dovuta alla mancanza di contatti sociali (25%) e solitudine (14%). Nei lavoratori italiani l’impatto è stato leggermente minore, con “solo” il 62% degli intervistati che ha identificato il 2020 come l’anno più stressante di sempre e il 65% che ha dichiarato di aver subito un impatto psicologico negativo.

Il telelavoro non ha aiutato, con l’84% dei lavoratori (76% Italia) che ha sottolineato le difficoltà incontrate. Tra queste troviamo la difficoltà a distinguere tra vita personale e lavorativa (41%), problemi di salute mentale come stressansia (33%) che impattano nel 42% dei casi sulla produttività e minore capacità decisionale (40%).

Al servizio della salute mentale

 

 

In questo scenario, dove il lavoro è sempre più una sfida per il benessere dei lavoratori, la tecnologia può aiutare? Secondo gli intervistati la risposta è un convinto “sì“, con anzi il desiderio non solo di strumenti di collaborazione, ma di veri e propri aiuti e sostegni mentali. Un bot mosso da Intelligenza Artificiale potrebbe infatti diventare il perfetto interlocutore per i proprio problemi, con solo il 18% degli intervistati che preferirebbe un umano ad una macchina. Secondo il 35% delle persone, infatti, l’AI permette di creare una zona priva di giudizio, con un interlocutore imparziale (30%) e che possa fornire risposte rapide a domande specifiche sulla salute mentale (29%). Il confronto si conferma vinto dalla macchina nel 68% dei casi (57% per l’Italia) quando paragonata con il proprio manager, con l’80% delle persone (71% Italia) aperte a l’idea di utilizzare l’AI come consulente terapeuta.

Oracle Workplace Intelligence AI benessere mentale ricerca slide 2

Già adesso, nel suo ruolo come strumento lavorativo, l’AI ha dato un contributo positivo al benessere psicologico del 75% degli intervistati. L’accesso rapido alle informazioni necessarie (31%), l’automazione delle attività e il minor carico di lavoro (27%) e la riduzione dello stess grazie al supporto nelle varie attività (27%) sono già oggi vantaggi riconosciuti dell’Intelligenza Artificiale. Il 51% degli intervistati ha addirittura dichiarato che l’AI ha permesso di aumentare i tempi di riposo e di aumentare la produttività dei dipendenti (63%), la soddisfazione (54%) e il benessere digitale (52%).

 

Un problema da affrontare

 

Oracle Workplace Intelligence AI benessere mentale ricerca slide 3Il fatto che l’AI possa aiutare i lavoratori a ridurre lo stress e l’ansia non esime le aziende dall’intervenire in maniera più mirata sul problema, con un maggior supporto alla salute mentale delle persone. Molte aziende (51%) si sono attivate durante la pandemia per offrire servizi supporto di vario genere legati alla salute mentale. Il 76% degli intervistati (66% Italia) ritene comunque che la propria azienda dovrebbe fare di più in questo ambito.

Oracle Workplace Intelligence AI benessere mentale ricerca slide 1

In particolare, l’83% della forza lavoro globale (75% Italia) vorrebbe soluzioni tecnologiche di supporto al benessere psicofisico. Tra gli esempi elencati, troviamo servizi di accesso self-service a risorse sanitarie (36%), servizi di consulenza su richiesta (35%), strumenti pro-attivi di monitoraggio della salute (35%), app per il benessere la meditazione (35%) e chatbot per rispondere velocemente a domande relativa alla salute (28%).

Il commento di Oracle e Workplace

Con la nuova situazione legata al lavoro a distanza le demarcazioni tra vita personale e professionale si sono sfumate; in generale il peso del COVID 19 sulla salute mentale è risultato significativo, ed è qualcosa che riguarda lavoratori di ogni settore e paese” ha commentato Dan Schawbel, managing partner, Workplace Intelligence. “La pandemia ha messo anche la salute mentale in primo piano: è il più grande problema della forza lavoro del nostro tempo e lo sarà per il prossimo decennio. I risultati del nostro studio mostrano quanto sia diventato diffuso questo problema e perché ora è il momento per le organizzazioni di iniziare a parlarne ed esplorare nuove soluzioni “.

Con la pandemia globale, la salute mentale è diventata non solo una questione sociale più ampia, ma una delle principali sfide sul posto di lavoro. Ha un impatto profondo sulle prestazioni individuali, sull’efficacia del team e sulla produttività organizzativa. Ora più che mai, si tratta di un argomento importante in azienda, e i dipendenti chiedono ai datori di lavoro di farsi avanti e fornire soluzioni”, ha commentato Emily He, vicepresidente senior, Oracle Cloud HCM. “Si può fare molto per supportare la salute mentale della forza lavoro – e ci sono tanti modi in cui la tecnologia come l’AI può aiutare. Ma prima di tutto le organizzazioni devono mettere il benessere mentale delle persone tra le proprie priorità. Se riusciamo a far partire una riflessione aperta e costruttiva sull’argomento, sia a livello delle risorse umane che a livello dirigenziale, possiamo attivare un cambiamento. Ed è giunto il momento di farlo.

Maggiori informazioni sullo studio e i risultati disponibili presso il sito ufficiale.

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Autore

  • Giovanni Natalini

    Ingegnere Elettronico prestato a tempo indeterminato alla comunicazione. Mi entusiasmo facilmente e mi interessa un po' di tutto: scienza, tecnologia, ma anche fumetti, podcast, meme, Youtube e videogiochi.

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