L’energy storage favorisce una rete elettrica più equilibrata e sostenibile

L’energia rinnovabile è sempre più richiesta in Europa, sia dalle aziende che dai privati, che vedono nei sistemi di accumulo un modo per aumentare la propria autosufficienza elettrica e ridurre i costi operativi. Per questo motivo, Sparq, una società tecnologica del Gruppo Cebon, leader nel settore dei sistemi di alimentazione e di stoccaggio energetico, ha stretto una partnership con CheckWatt, una società di servizi energetici che fornisce soluzioni IT per la misurazione e il controllo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. L’obiettivo di questa collaborazione è di integrare i sistemi ESS (Energy Storage System) in una smart grid, ovvero una rete elettrica intelligente che si adatta alle variazioni di domanda e offerta di energia. 

In questo modo, i sistemi di accumulo potranno essere utilizzati in modo ottimale, a seconda delle esigenze del momento. Se l’idea di smart grid non è nuova, la proposta di Sparq e CheckWatt è sicuramente innovativa e vantaggiosa per le industrie e i consumatori privati, che potranno beneficiare di un ritorno economico sull’investimento.

“Crescono gli sforzi congiunti che aziende come Sparq e CheckWatt stanno compiendo per facilitare una transizione diffusa verso le energie rinnovabili”, ha detto Luca Negri, Sales Manager di Sparq.

Il contesto (e il mercato) in Italia

Il 2022 è stato un anno record per i sistemi di accumulo in Italia, come dimostrano i dati del rapporto ANIE Osservatorio Sistemi di Accumulo. Nel corso dell’anno, sono state installate 152.075 nuove unità di energy storage, portando il numero totale di unità operative a 227.000. 

Questo significa che la potenza complessiva dei sistemi di accumulo ha superato 1 GWh e la capacità complessiva ha raggiunto 2 GWh. Rispetto al 2021, quando le nuove unità installate erano state solo 35.000, si tratta di un aumento notevole, che testimonia il forte sviluppo del mercato dei sistemi di accumulo. Tuttavia, bisogna confrontare questi valori con il fabbisogno nazionale di energia, per capire quale sia il rapporto tra domanda e sistemi di accumulo: nel 2022, la domanda interna è stata di 295 TWh (295.000 GWh), quindi attualmente l’energy storage copre meno dell’1% del consumo. È poco? Forse no, se si considera che nel 2015 i sistemi di accumulo erano meno di 500, con una potenza molto bassa, dell’ordine di qualche mega Watt.

Inoltre, secondo i dati di Terna, la produzione nazionale di energia da fonti rinnovabili (fotovoltaico, eolico, idroelettrico, geotermico, ecc.) ha raggiunto una capacità di oltre 60 GWh tra tutti gli impianti installati, con un incremento del 12,3% del fotovoltaico rispetto all’anno precedente. Un altro dato incoraggiante è che nel periodo 2021/22 i sistemi di accumulo sono passati da una media di installazione di 3.000 unità/mese a 13.000 unità/mese, con una crescita del 333%

Nel primo semestre 2023, sono stati avviati 560 MW (0,56 GW) di impianti di produzione energetica, di cui il 62% impiega sistemi di accumulo; un 72% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, il che indica un mercato italiano dell’energy storage in continua espansione.

L’energy storage come strumento di condivisione energetica

Come emerge dai numeri del rapporto, l’energy storage ha guadagnato in breve tempo la fiducia degli utenti e si sta dimostrando uno strumento efficace per avanzare verso l’indipendenza energetica. Questo percorso, però, non deve essere inteso come un’azione individuale, ma come una generazione energetica che guarda alla condivisione. 

Infatti, i sistemi di accumulo non servono solo a immagazzinare l’energia prodotta da fonti rinnovabili, ma anche a distribuirla in modo intelligente e flessibile. Il tutto in base alle esigenze della rete elettrica. In questo modo, si può creare un equilibrio tra domanda e offerta di energia, evitando sprechi e disservizi, e contribuendo alla sostenibilità ambientale. 

’esempio della collaborazione con CheckWatt mette in evidenza lo scopo principale che è quello del bilanciamento della rete. Nei prossimi anni, la proliferazione di dispositivi, la domotica sempre più connessa e performante e naturalmente gli EV, metteranno sotto pressione in modo crescente le reti.” prosegue Negri, ponendo il focus sull’intera struttura di distribuzione dell’energia e aggiunge: “Con il probabile aumento della richiesta di energia elettrica, possiamo vedere oggi già in atto molti provvedimenti per evitare l’intensificarsi dei picchi di domanda: fra questi senz’altro la smart grid può rivelarsi uno strumento efficace. Se nella maggior parte dei casi quando si parla di smart grid la tendenza è quella di accostarla alla rete di ricarica degli EV, questa impostazione può essere benissimo declinata anche verso le utenze industriali e private. Per questo motivo i sistemi di energy storage stanno diventando sempre più “plastici” adattandosi a requisiti anche molto diversi fra loro.”

L’energy storage, quindi, non è solo una tecnologia, ma una visione, che punta a creare una rete elettrica più efficiente, sicura e pulita.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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