Con 1.200 partecipanti e 46 partner presenti, il Red Hat Summit Connect di Milano ha radunato il mondo digitale per discutere di temi centrali: dall’intelligenza artificiale al cloud ibrido, dall’automazione IT all’importanza della sostenibilità. La conferenza permette ai partner di conoscere il futuro a cui guarda Red Hat, per poterlo raggiungere insieme. E permette a noi di comprendere meglio le novità che Red Hat sta introducendo nelle sue soluzioni software.
Red Hat Summit Connect, fra cloud ibrido e intelligenza artificiale
Il Country Manager Italia di Red Hat, Rodolfo Falcone, sale sul palco circolare dell’evento e lancia gli iconici cappelli rossi sul pubblico, pieno di sviluppatori e analisti che vogliono carpire le ultime novità tecnologiche di Red Hat. L’interesse non è mai stato tanto alto: Falcone spiega che la situazione del digitale in Italia sta evolvendo molto velocemente. L’anno prossimo come Paese investiremo 92 miliardi di euro in questo ambito, trainato dal cloud ibrido e dall’intelligenza artificiale. Il Country Manager ci spiega che, per valore di mercato, le banche, l’industria e le telco sono quelle che investono di più. Ma Red Hat lavora molto anche con aziende e Pubblica Amministrazione in diversi ambiti; dalla sanità alla difesa.
Falcone spiega che il cloud ibrido rappresenta l’investimento più grande a livello nazionale, con il 20,2% degli investimenti in questo settore. Red Hat riporta anche una ricerca dell’Harvard Business Review che dice che l’80% degli intervistati pensa che l’automazione IT è fondamentale. Se a questi due ambiti si aggiunge la crescita esponenziale dell’intelligenza artificiale e del machine learning, possiamo trovare la ricetta vincente per i prossimi anni.
Un altro punto toccato da Falcone riguarda l’importanza della diversità, soprattutto per un’azienda basata sull’open source come Red Hat: l’innovazione nasce lavorando insieme. Per questo motivo, la Women’s Leadership Community promuove lo sviluppo professionale delle donne e l’impegno nelle STEM anche nelle scuole.
Fare di più con meno
Hans Roth, Senior Vice Presidente & General Manager EMEA di Red Hat, spiega come l’azienda stia cercando di “fare di più con meno”. Il mercato chiede alle aziende di massimizzare le competenze, gestire meglio la complessità e ridurre i tempi. La tecnologia, specialmente l’AI, può aiutare in tutti questi ambiti.
In Red Hat, l’AI è stata inquadrata in base a sette realtà aziendali fondamentali. Queste includono la sfida tra efficienza e innovazione, la gestione della complessità derivante dall’innovazione software, l’abilitazione dell’automazione e la scalabilità delle operazioni per soddisfare l’impennata della domanda di applicazioni e servizi.
Inoltre, si affrontano questioni come il collegamento all’edge e il bilanciamento tra innovazione e sicurezza. C’è anche un’enfasi sulla sostenibilità e l’importanza di adattare i modelli di lavoro per promuovere pratiche più sostenibili.
Roth spiega che l’AI è uno strumento versatile che può aiutare le imprese ad affrontare queste sfide. Tuttavia, ciò che emerge da queste realtà aziendali è che l’AI da sola non è sufficiente. Per ogni punto, l’interazione umana è cruciale. Senza un’accurata analisi umana, l’AI può avere un impatto limitato o addirittura negativo.
Roth spiega poi che l’open source resta la migliore opzione per costruire soluzioni di AI specifiche per ogni settore. La collaborazione su un software aperto favorisce lo scambio di idee e talenti. Inoltre, l’open source permette l’accesso a una base di codice condivisa, mentre i dati utilizzati per l’addestramento rimangono privati – qualcosa di fondamentale per le imprese.
La collaborazione con Intel per il cloud ibrido
Nicola Procaccio, EMEA Marketing Director e Country Lead per l’Italia di Intel, che è il main sponsor dell’evento, spiega perché Intel e Red Hat innovano insieme ormai da 25 anni. Il primo vantaggio nell’avere hardware e software Intel nello stack Red Hat riguarda la semplicità di implementazione, la sicurezza maggiore e la convenienza di lavorare insieme. C’è poi l’importanza dell’innovazione, con gli ingegneri di Intel e quelli di Red Hat e altri partner che lavorano fianco a fianco per trovare nuove soluzioni – anche nell’ambito dell’AI.
Intel pensa che il futuro del mercato tecnologico sarà definito sul software e pensa che l’open source sia la chiave del successo. Per questo, dal 2007 si posiziona al primo posto per i kernel Linux. Il CEO di Intel Pat Gelsinger ha detto di credere che “un ecosistema potente e aperto trionferà sempre”: per questo motivo, lavorare su un cloud ibrido con Red Hat è di massima importanza.
Red Hat Summit Connect Milano: rendere più semplice il lavoro a chi sviluppa
Per parlare di novità tecnologiche, sale sul palco circolare Rinaldo Bergamini, Manager Solution Architect. Ci spiega che Red Hat sta lavorando su tre aree principali per tutte le sue soluzioni software: l’innovazione, la collaborazione e la scalabilità. Dopo aver chiamato sul palco Natale Vinto, Developer Advocate Lead, Bergamini sottolinea che secondo Salesforce il 76% delle aziende fatica a implementare le tecnologie innovative, perché soprattutto i nuovi programmatori faticano ad utilizzare gli strumenti.
Per risolvere questi problemi, l’azienda ha reso più facile l’utilizzo di Red Hat OpenShift AI e Developer Hub, che utilizza Red Hat Plug-ins for Backstage per rendere più bassa la curva di apprendimento. Questo permette a uno sviluppatore appena arrivato in azienda di avere una visione semplificata sulle applicazioni e sulle utenze. Inoltre, offre un percorso per creare applicazioni in maniera più semplice e guidato.
Vinto ci mostra una demo per un progetto da data scientist, che utilizza l’AI generativa per creare immagini. L’ingegnere deve addestrare il modello per ottenere i risultati che vuole, per poi esportarlo come API. A questo punto, uno sviluppatore di applicazioni può implementare l’API in maniera semplice, come se fosse un plug-in pronto all’uso, per poi programmare l’applicazione e testare la generazione d’immagine. Una modalità di collaborazione che funziona in maniera intuitiva.
L’Automazione IT fatta semplice
Secondo dati IDC, entro il 2027 il 70% delle soluzioni di automazione IT implementeranno l’AI generativa. Diventa quindi importante investire in questo ambito e semplificare il più possibile la creazione di automazioni. Red Hat, per esempio, spiega come sia intuitivo utilizzare Ansible Lightspeed per ottenere playbook d’automazione, con inferenze che dipendono anche dal contesto.
Una volta generato il playbook, diventa semplicissimo sincronizzare l’automazione ed eseguirla in un’istanza di AWS, per esempio. Inoltre, il Senior Solution Architect Gianni Salinetti spiega come poter creare remediation automatizzate utilizzando Ansible Automation Platform. Sul software potete vedere gli eventi e il log con tutto il dettaglio, per capire cosa ha generato la risposta automatica dal nostro sistema.
Red Hat Summit Connect: il ruolo di Enterprise Linux
Eleonora Peruch, Solution Architect, parla di come utilizzare Linux in uno scenario multicloud complesso. Per esempio, creando immagini personalizzate di Enterprise Linux in pochi minuti, per poi personalizzarla e integrarla in base alla destinazione in pochi passaggi e con un’unica interfaccia. In questo modo, potrete avere la soluzione su qualsiasi istanza.
Red Hat Insights permette di avere, inoltre, una visione totale sulle istanze. E consente anche di risolvere problematiche, creando playbook di risposta senza lasciare la piattaforma. Questo permette di gestire ambienti sempre più eterogenei, senza rinunciare alla sicurezza.
La sicurezza al centro
A proposito di sicurezza, i Solution Architect Chantal Lengua e Matteo Combi salgono poi sul palco per parlare di sicurezza. Che partono da un punto: gli attacchi alla software supply chain sono aumentati del 742%, principalmente perché sempre gli ecosistemi aziendali sono sempre più diffusi. Red Hat ha quindi lavorato per mitigare il rischio e aumentare la resilienza.
Con i suoi nuovi plug-in, Red Hat permette di analizzare il codice già in fase di scrittura, valutando le vulnerabilità delle dipendenze e dando suggerimenti per migliorarne la sicurezza. Red Hat Trusted Application Pipeline permette, invece, di semplificare il rilascio del codice. Il software analizza il codice e genera una pipeline per implementarlo, creando l’applicativo e integrandolo: lo sviluppatore può valutare ogni passaggio, con sicurezza massima in ogni punto. In Advanced Cluster Security potete poi analizzare tutti i container del cluster per valutare eventuali vulnerabilità su codici già implementati, in real-time.
La trasformazione digitale al Red Hat Summit Connect: i casi d’uso
Dopo aver trattato le novità dell’ecosistema di soluzioni Red Hat, Giorgio Galli, Tech Sales Senior Manager, parla invece dell’ecosistema di partner.
Intesa SanPaolo
Come Intesa SanPaolo, con Flavio Fasano, Head of Hybrid Data Center & PaaS, che spiega come l’azienda abbia iniziato a lavorare con Red Hat OpenShift dal 2016, sfruttando le soluzioni dell’azienda per avere un linguaggio di sviluppo comune e integrato, scrivendo in micro-servizi il 73,5% del codice. Questo ha permesso di scalare i singoli micro-servizi e continuare a innovare: oggi quasi il 20% degli applicativi di Intesa gira su cloud pubblico, il resto su cloud privato. Oggi la banca ha un sistema di cloud ibrido completo: il 60% del workload resta on-premise, ma sfrutta Google Cloud e sta iniziando a lavorare anche su Microsoft Azure.
Snam
Salgono poi sul palco la società di consulenza Reply e la società energetica Snam, che trasporta e gestisce gas e idrogeno in tutto il mondo, governando una quantità enorme di dati. Quindi aveva la necessità di una soluzione software flessibile e modulare, ma senza dimenticare una forte governance di gestione e sicurezza. Ha quindi sfruttato OpenShift Plus e le soluzioni di gestione dei cluster di OpenShift per potere implementare applicativi in maniera semplice e sicura. Oltre al mondo Dev, OpenShift aiuta Snam anche nel contesto Ops: con Advanced Cluster Management, Snam può gestire sia gli ambienti on-premise che diversi tipi di cloud.
BPER
Tornando all’ambito finance, Nicola Testa di BPER spiega che la banca ha visto una crescita di dipendenti e filiali enorme negli ultimi tre anni, grazie a diverse operazioni speciali e acquisizione. Per gestire a livello tecnico questi cambiamenti, il reparto IT della banca ha dovuto innovare molto. Ha ridisegnato sia l’app web che quella mobile, utilizzando i micro-servizi multicanale tramite Red Hat OpenShift. Inoltre, dal 2022 sta rivedendo il proprio cloud journey, puntando sul cloud ibrido e valutando le soluzioni più importante per la gestione e per il servizio ai clienti. Ha iniziato a portare applicativi basati sull’intelligenza artificiale e l’AI generativa. Ora sta lavorando con Red hat per framework cloud native come Quarkus e modelli applicativi che usino OpenShift Serverless. Inoltre, sta valutando OpenShift Service Mesh e il Migration Toolkit for Application di Red Hat.
Vodafone
Red Hat ha una business unit dedicate al mondo del telco, lavorando con partner importanti come Vodafone. Maria Teresa Poi e Antonino Artale spiegano che Vodafone sta trasformandosi da semplice telco a fornitore di servizi, grazie ai vantaggi portati dal 5G.
La bassa latenza e la possibilità di connettere tantissimi dispositivi permettono di sfruttare tecnologie che una volta, semplicemente, non si potevano utilizzare su reti mobile. Dall’AR e la VR, fino alla possibilità di spostare l’elaborazione dei dati dal dispositivo all’edge con la piattaforma MEC. Vodafone è partita da una quarantina di use case, dalla guida autonoma alle operazioni mediche a distanza, e molte altre ancora. Ora sta portando avanti il proprio percorso, lavorando su soluzioni fruibili su più utenti e investendo sull’innovazione con startup e PMI. Con Red Hat, Vodafone sta lavorando per ridurre il time-to -market e migliorare l’accessibilità della piattaforma e delle soluzioni finali.
La piattaforma MEC, in particolare, sfrutta la rete 5G e permette a terze parti di sviluppare terze parti, con partner selezionati da Vodafone. L’azienda ha lavorato su RedHat OpenShift per sviluppare la piattaforma totalmente in-house, anche perché le applicazioni sono mission-critical: il controllo ha un valore fondamentale. Le app basate su container e micro-servizi sono scalabili e flessibili, sfruttando appieno le soluzioni Red Hat.
Anima
Francesco Betti di Anima SGR e Gaetano La Rosa di Extraordy – WeAreProject, raccontano del primo operatore indipendente del risparmio gestito, che gestisce fino a 184 miliardi di euro di oltre 1,2 milioni di clienti. Il gruppo ha già iniziato diversi progetti di trasformazione digitale: dall’automazione al machine learning, passando per la propria Data Strategy, la Digital Platform e il Cloud. La collaborazione con Extraordy inizia nel 2011, lavorando con tantissimi prodotti Red Hat (partendo con Enterprise Linux) fino ad arrivare a OpenShift, utilizzando strumenti come GitOps, Pipeline e DevSpace. Questo ha reso più agevole incorporare nuovi sviluppatori e fare test di nuovi framework.
Per il prossimo futuro, Anima sta lavorando in Red Hat OpenShift Data Science, utilizzando algoritmi di machine learning e intelligenza artificiale nella gestione degli asset. Nelle grandi basi dati di Anima, l’AI può fornire un aiuto reale.
ARIA
Infine, Marouan El Fakrouni di ARIA (Azienda Regionale per l’Innovazione e gli Acquisti) e Giuseppe Musu di Lutech, hanno parlato del ruolo delle piattaforme di Red Hat nell’ambito della Pubblica Amministrazione. La grande sfida, per ARIA, nasce dall’ecosistema digitale regionale della Regione Lombardia. L’obiettivo è implementare una piattaforma innovativa, che permetta ai cittadini lombardi di utilizzare i servizi, in particolare sanitari, con maggior semplicità.
Fra casi d’uso interessanti e novità tecnologiche che semplificano la vita dei programmatori, Red Hat Summit Connect ha messo la tecnologia al centro. Potete trovare maggiori informazioni qui.
- Ghori, Asghar (Autore)
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