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90mila Tech Talent introvabili in Italia: cercasi software developer e cloud computing

È allarme formazione digitale di base per 20 milioni di italiani

Stando ad una recente stima di Assintec-Assiform, in Italia attualmente ci sono 89mila posti di lavoro vacanti nel settore tecnologico. Di questi, circa 57mila sono accessibili anche per professionisti non laureati. Dalla multinazionale all’azienda familiare, le imprese di ogni settore e dimensione stanno cercando di assumere i migliori Tech Talent sulla piazza. L’obbiettivo? Accelerare i processi di trasformazione digitale proseguendo nella crescita e nello sviluppo del business.

La corsa ai Tech Talent

A causa dell’ampio turnover che caratterizza il mercato del lavoro (nel 2022 2,2 milioni di persone si sono dimesse, il +14% rispetto al 2021), il ritmo elevato dell’innovazione tecnologica sta superando le capacità delle organizzazioni di formare e migliorare le competenze dei lavoratori. Il 72% dei team informatici infatti lamenta importanti carenze. Tutto questo si riversa su un mercato del lavoro sempre più ristretto generando una corsa ai Tech Talent. Questa ricerca vede le aziende sperimentare nuove soluzioni per venire incontro alle necessità delle persone garantendo al contempo la stabilità e continuità del business.

Il settore IT offre ulteriori preoccupazioni ai dipartimenti HR in quanto l’innovazione tecnologica si evolve di giorno in giorno. È dunque difficile prevedere quali talenti tecnologici possano soddisfare un’esigenza attuale ed essere rilevanti anche in futuro. In un recente sondaggio Gartner, il 73% dei direttori informatici si è dichiarato preoccupato dal logoramento delle proprie risorse IT messe sotto pressione da una situazione dove al settore informatico viene richiesto un importante impegno nella missione di crescita aziendale attraverso le potenzialità della trasformazione digitale.

Carenza di Tech Talent: come si può risolvere?

Per cercare di risolvere il problema, le aziende stanno optando per offrire agevolazioni come la modalità di lavoro agile, benefit e welfare aziendale. Queste soluzioni però, non sempre sono sufficienti per risolvere le problematiche lavorative contingenti. Un ruolo fondamentale sarà svolto dalla formazione aziendale sia in ottica di employee engagement motivando e dando maggiore valore ai dipendenti, sia in ottica di competenze hard ma soprattutto soft.

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Livia Rossetto Mia Platform
Livia Rossetto, Senior People & Culture Manager di Mia-Platform

Proprio sulla formazione l‘Italia dovrà fare un importante lavoro di reskilling nei prossimi. Il Bel Paese infatti, presenta un costante ritardo rispetto alle principali nazioni europee sul tema delle competenze digitali. Secondo una recente ricerca svolta da The European House – Ambrosetti (fonte: rapporto “Next Generation digITALY”), il nostro Paese dovrà formare, entro il 2026, più di due milioni di occupati con competenze digitali di base per stare al passo con le necessità del mercato lavorativo.

Le competenze informatiche non sono solo un problema professionale, ma riguarda anche l’intera cittadinanza nell’era della transizione digitale avviata nell’Unione Europea. Per centrare gli obiettivi UE del Digital Compass al 2030, l’Italia dovrà (ri)formare con competenze digitali di base più di 20 milioni di persone. Attualmente il Bel Paese è ultimo in Europa per numero d’iscritti a corsi di laurea in materia ICT in rapporto alla popolazione: 0,7 ogni mille abitanti, contro i 5,3 della Finlandia, leader in Europa.

Le figure maggiormente richieste

A livello di professioni più richieste dal mercato italiano, Assintec-Assiform evidenzia che oltre un terzo degli 89mila posti vacanti nell’IT, circa 32mila, fanno riferimento alla figura del developer. Tra le altre figure invece, si ricercano: cloud specialist, enterprise architect, test specialist, data specialist e information security specialist. Questa tendenza viene confermata anche a livello europeo. Secondo il report Demand for tech talent di Robert Half, i software developer sono la seconda figura IT più ricercata dalle aziende (58%) dietro ai tecnici di information security (59%) e davanti agli specialisti del cloud (55%).

Siamo in un momento storico particolare dove all’interno del settore IT c’è una grande rotazione del personale iniziata con il lockdown e ancora non terminata. Questo fenomeno pone una importante sfida di fronte alle aziende, in un Paese in cui vige ancora una cultura aziendale fortemente ancorata al passato. Più che sulla difficoltà nella ricerca del personale come azienda dobbiamo interrogarci su come creare le condizioni ideali per far migliorare e crescere queste persone”, spiega Livia Rossetto, Senior People & Culture Manager di Mia-Platform, tech company 100% italiana con un’età media di soli 29 anni e che negli ultimi 3 anni ha assunto oltre 100 sviluppatori

Oggi è fondamentale investire nell’acquisizione di competenze soft come la comunicazione empatica e il public speaking. Spingiamo le persone che lavorano in azienda a migliorare costantemente il loro know how personale grazie anche a dei percorsi di coaching professionale, e adottando un metodo lavorativo Scrum che promuove il principio di corresponsabilità e l’importanza di comunicare le proprie sfide e difficoltà durante momenti di confronto periodici in cui il team fa il punto sul lavoro svolto e condivide trasparentemente i risultati dei propri progetti. Tutto questo processo, però, deve avere alla base una cultura sana della comunicazione e del feedback continuo in grado di promuovere il lavoro di squadra a tutti i livelli” conclude Rossetto.

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Autore

  • Marzia Ramella

    Scrivo di libri, film, tecnologia e cultura. Ho diversi interessi, sono molto curiosa. La mia più grande passione però sono i libri: ho lavorato in biblioteca, poi in diverse case editrici e ora ne scrivo su Orgoglionerd.

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