Le aziende hanno buoni propositi per il 2025: investire più risorse nel cloud e nello sviluppo di tecnologie AI. Tuttavia, questa visione ottimista viene negativamente impattata dalla mancanza di competenze e dall’eterogeneità dei team lavorativi, come ci rivela il più recente studio condotto da Red Hat.
La ricerca ha coinvolto 609 responsabili IT di aziende con oltre 500 dipendenti in sei Paesi: Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Italia ed Emirati Arabi Uniti. I dati sono relativi al periodo dal 15 al 23 agosto 2024.
Uno sguardo allo scenario del cloud italiano
Le aziende italiane ripongono molta fiducia nel cloud, ritenendola una tecnologia fondamentale per supportare il loro business in futuro. Secondo l’analisi di Red Hat, infatti, quasi tutti i responsabili IT italiani (93%) considerano l’investire nel cloud una priorità per il 2025.
Tuttavia, ci sono sentimenti contrastanti. Sebbene il 28% dei responsabili IT preveda una forte attenzione all’innovazione e all’implementazione di nuove tecnologie, il 53% preferisce agire con più cautela, prevedendo una crescita equilibrata tra nuove tecnologie e miglioramenti dei sistemi esistenti.
La cautela mostrata non è senza motivazioni. Uno dei problemi più gravi che affliggono le aziende, rallentandone lo sviluppo tecnologico, è la mancanza di competenze. Questa criticità è stata infatti citata da un impressionante 80% degli intervistati, che lamentano una grave carenza di competenze specialmente nell’ambito dell’intelligenza artificiale.
Nonostante la mancanza di competenze in ambito AI sia un problema importante, la lacuna principale continua a essere la sicurezza informatica (82%), ben al di sopra della percezione complessiva del resto degli intervistati (65%). Seguono in classifica il pensiero strategico e la capacità di affrontare le problematiche aziendali, che si collocano al terzo posto (77%).
Ritornando all’intelligenza artificiale, alla domanda sui vantaggi dell’adozione a livello aziendale di questa tecnologia, oltre metà (57%) dei responsabili intervistati ha citato l’accelerazione dell’innovazione, insieme all’efficienza dei costi (51%) e alla fiducia e trasparenza (43%).
Come saranno distribuite le risorse in ambito cloud?
Abbiamo assodato che il cloud sarà una priorità per le aziende nell’anno a venire, ma come intendono nel pratico approcciare gli investimenti in questa tecnologia?
Una solida metà ha deciso di adottare un approccio equilibrato, concentrandosi equamente su nuove tecnologie e miglioramenti ai sistemi esistenti. Un più limitato 26% ha dichiarato che adotterà piani di sviluppo volti all’innovazione, e infine un 14% si concentrerà solo sui servizi essenziali. Insomma, la maggior parte delle aziende non vede l’ora di fare un passo in avanti decisivo, chi più, chi meno cautamente.
Inoltre, agli intervistati è stato chiesto quali fossero le aree prioritarie per la strategia cloud della loro organizzazione nei prossimi 18 mesi. La stragrande maggioranza (80%) ha risposto di voler dare priorità alla centralizzazione della gestione del cloud, seguito dal soddisfacimento dei requisiti normativi in materia di sicurezza, conformità e sovranità (78%). Al terzo e al quarto posto spuntano invece la preparazione all’adozione dell’AI (77%) e l’evoluzione della strategia cloud in linea con gli obiettivi aziendali (76%).
I buoni propositi per l’anno prossimo, però, sono ostacolati dall’eterogeneità e isolamento dei team, come citato dal 96% dei responsabili IT. Questo fenomeno è foriere di molte dinamiche problematiche all’interno delle aziende, come aumento dei costi (47%), controllo e visibilità limitati sulle risorse cloud (42%), e sicurezza e conformità incoerenti tra i diversi fornitori (54%).
Gli ostacoli all’adozione dell’AI
E per quanto riguarda l’AI? Pare che il problema non sia l’inadeguatezza delle piattaforme IT, che il 40% degli intervistati ritiene scalabile, flessibile e accessibile, ma la mancanza di competenze in ambito AI e cloud.
Inoltre, è interessante notare che i responsabili IT italiani si sentano più fiduciosi rispetto a quelli degli altri Paesi, con il 39% che afferma di avere sia le piattaforme giuste sia di sentirsi ben posizionato per ottenere il massimo valore da esse.
Infine, la ricerca ha anche esplorato quali sono i principali ostacoli che le aziende incontrano nel loro percorso di evoluzione verso l’adozione dell’AI generativa. Tra i più citati troviamo preoccupazioni relative alla privacy e alla sicurezza dei dati (43%), preoccupazioni relative al consumo energetico/sostenibilità (39%), infrastrutture o risorse insufficienti (32%), e mancanza di trasparenza nei modelli di AI (31%).
“Vediamo un forte desiderio da parte delle aziende italiane di innovare con le tecnologie cloud per rimanere competitive, pur dovendo rispondere alle pressioni sui costi e efficienza. L’AI ha il potenziale per contribuire a rispondere a queste esigenze di business e crediamo che un futuro incentrato sull’AI richieda maggiore scelta, flessibilità e indipendenza tra i cloud,” ha affermato Rodolfo Falcone, Country Manager, Italia, Red Hat. “Questo a sua volta richiede un elevato livello di collaborazione ‘by design’, in modo che le organizzazioni possano lavorare con strumenti, fornitori e cloud diversi per prepararsi a qualsiasi evenienza”.
Per maggiori informazioni, vi invitiamo a consultare il report completo disponibile sulla pagina web dedicata.
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