PayPlug non è una novità assoluta per l’Italia. In realtà l’azienda francese è sbarcata nel Bel Paese 5 anni fa. Ora però si fa sul serio. L’apertura di un ufficio a Milano, nel cuore del Fintech District, e la presenza sul territorio di una figura – Ilaria Granato – dedicata alla creazione e gestione delle partnership, trasformano ufficialmente l’Italia nel secondo mercato di punta dell’azienda.
Ma che cos’è esattamente PayPlug? E perché i commercianti dovrebbero considerare questa soluzione? L’abbiamo chiesto ad Antoine Grimaud, CEO della società.
La nascita di PayPlug
Considerate PayPlug come un intermediario. O forse sarebbe meglio dire un facilitatore. Alla pratica infatti si tratta di un modulo che potete integrare all’interno del vostro e-commerce e che si occupa di ricevere i pagamenti digitali effettuati con carte di credito.
Per i commercianti è un modo per gestire le transazioni in totale sicurezza, personalizzando l’interfaccia in base alle proprie esigenze senza però impazzire con una programmazione complessa.
Per i clienti invece è una schermata facilmente comprensibile che li guida nell’acquisto.
Ma com’è nata l’idea?
“Io e Camille, l’altro fondatore di PayPlug, eravamo negli Stati Uniti e abbiamo visto Square. Si trattava di un piccolo device che veniva collegato allo smartphone e lo trasformava in un terminale per il pagamento. Era il 2010, forse 2011. Abbiamo pensato fosse una brillante idea che potevamo importare in Europa. E così siamo tornati in Francia con l’intenzione di creare una società che rendesse semplici i pagamenti nei negozi. – mi racconta Antoine Grimaud – Abbiamo iniziato così ma poi Visa, MasterCard e i vari organi regolatori richiedevano una certficazione per il dispositivo e maggior sicurezza. Abbiamo quindi deciso di spostarsi sui pagamenti online. Era il 2012/2013. Alla fine anche i negozianti con un e-commerce avevano bisogno di semplicità. All’epoca infatti le soluzioni erano due: quelle proposte dalle banche o PayPal. Abbiamo quindi intravisto un’opportunità, quella di creare una soluzione per i pagamenti online per le piccole e medie imprese che avevano solo bisogno di ricevere pagamenti tramite il sito web.”
La storia di Antoine ci permette di comprendere anche il nome dell’azienda. PayPlug doveva essere il nome del dispositivo fisico che i due co-fondatori volevano sviluppare per il mercato europeo: “Abbiamo cambiato direzione ma abbiamo scelto di tenere il nome perché quello che volevamo creare aveva comunque a che fare con la semplicità e PayPlug ancora oggi è una soluzione ‘plug and play’.’”
Da quel momento, quello in cui Antoine e Camille hanno deciso di puntare ai pagamenti digitali, sono passati 9 anni: “In questi 9 anni è cambiato tutto – mi spiega il CEO di PayPlug – All’inizio eravamo solo due. Oggi siamo 130. E siamo parte di una banca francese. Ed è positivo perché abbiamo molto molte più risorse di prima ma cerchiamo comunque di essere agili come agli albori.”
Questa evoluzione però non spaventa affatto Antoine Grimaud: “La situazione è molto diversa. Gestire 10 persone non è come gestirne 100. Cercare fondi non è uguale ad essere acquistati. E’ sempre diverso ma penso sia quello che rende interessante questo lavoro. Non sai mai come sarà il capitolo successivo. Ed è entusiasmante perché ci sono sempre nuove sfide, nuove cose da fare.”
Nel 2022 arriveranno i pagamenti fisici
Oggi PayPlug è una realtà che si divide in tre rami principali. Ci sono le vendite online, con il modulo integrabile su qualsiasi sito di e-commerce, compatibile con i sistemi più diffusi come PrestaShop, Magento, WooCommerce e Shopify e in grado di ricevere pagamenti con carte Visa, Mastercard, prepagate e PostePay.
C’è il commercio conversazionale, con la possibilità di inviare un link di pagamento via email, SMS o app di messaggistica.
E infine abbiamo le vendite in negozio, una soluzione già attiva in Francia che in Italia sbarcherà il prossimo anno: “I pagamenti fisici arriveranno nel 2022 – anticipa Antoine – così sarà possibile gestire tutte le transazioni usando un’unica piattaforma valida per tutto.”
Ma qual è il canale più attivo?
“In realtà i risultati migliori si hanno con un mix dei tre canali – racconta Grimaud – Dipende però dal settore. I negozianti che si occupano di B2B di solito fanno molte vendite telefoniche e per loro il commercio conversazionale funziona bene. Abbiamo anche imprese che vendono prodotti digitali e quindi usano solo il sito. Insomma, a seconda del settore la risposta cambia ma tutti hanno una cosa in comune: poter avere canali diversi, gestiti con un’unica soluzione, permette di passare rapidamente da online a offline e quindi di vendere di più.”
Prima l’Italia, poi l’Europa
PayPlug nasce in Francia e l’Italia è il Paese scelto dall’azienda d’oltralpe per la sua espansione. Ma per quale motivo? Perché non la Spagna o la Germania?
“In realtà ci sono diverse ragioni – mi spiega il CEO dell’azienda – Prima di tutto pagate tramite carta di credito e usate l’euro. Come in Francia. Non è scontato. Se pensate al Regno Unito, loro hanno le sterline. In Germania invece le carte di credito non vengono utilizzate così tanto. Insomma, c’è un’affinità di base con l’Italia. In secondo luogo l’ecosistema è molto simile. Ci sono CMS come Shopify con cui lavoriamo già e web agency che usano queste piattaforme e collaborano con i negozianti. Il mercato quindi è simile. Inoltre ci sono molte PMI, che è il nostro target. Infine abbiamo visto che la digitalizzazione in Italia ha subito una forte accelerazione, con moltissimi commercianti che hanno puntato all’online a seguito della pandemia.”
Ecco perché PayPlug ha deciso di focalizzarsi sull’Italia, espandendo il team e cercando di creare una rete di partner che possa supportare l’azienda francese in questa fase.
Naturalmente questo è il primo passo. La società infatti punta a diventare una soluzione utilizzata in tutta Europa.
Perché PayPlug?
PayPlug non è l’unico player del mercato ad offrire questa soluzione, a svolgere questo compito di mediazione. In realtà Stripe e PayPal svolgono esattamente lo stesso ruolo. Perché quindi un commerciante dovrebbe scegliere l’azienda francese?
“Stripe è forse il nostro competitor più famoso e hanno un ottimo prodotto ma si focalizzano molto sul mercato americano pur avendo ambizioni internazionali. Noi siamo un’azienda europea con ambizioni europee. E questo fa la differenza in termine di prodotto e in termini di assistenza. Ma anche di sicurezza perché prestiamo più attenzione alle regole europee.” Fa la differenza anche la conoscenza del territorio, non solo sul fronte legale ma anche riguardo alle abitudini dei clienti, ai comportamenti d’acquisto, alle richieste specifiche che vengono fatte dal fisco.
Ecco perché l’approccio di PayPlug è un mix tra visione internazionale e attenzione ai mercati locali. Perché segue i trend globali che portavano a sviluppare funzionalità d’interesse per le realtà di tutto il Vecchio Continente ma ha anche una grande attenzione verso le specificità di ogni Paese, a partire dal nostro.
Rimani aggiornato seguendoci su Google News!
Da non perdere questa settimana su Techbusiness
📈 SAP NOW 2024 l'intelligenza artificiale per il business conquista Milano💸 Come calcolare il ritorno sugli investimenti nell’Intelligenza Artificiale
👨⚖️ Direttiva NIS2 e cybersecurity nelle PMI italiane obblighi e opportunità
🔫 Metà degli attacchi informatici in Italia prende di mira le supply chain
📰 Ma lo sai che abbiamo un sacco di newsletter?
📺 Trovi Fjona anche su RAI Play con Touch - Impronta digitale!
🎧 Ascolta il nostro imperdibile podcast Le vie del Tech
💸E trovi un po' di offerte interessanti su Telegram!