Il problema del rischio insider, ovvero quella situazione ove un dipendente che lascia un’azienda A per passare alla concorrente B portandosi dietro la documentazione strategica dell’azienda A, è molto serio per le aziende, ma ci sono diversi consigli utili per fronteggiarlo e proteggere i dati aziendali.
Uno studio condotto da Proofpoint, leader nelle soluzioni di cybersecurity, evidenzia che il 52% dei responsabili della sicurezza informatica italiani ha riscontrato perdite di dati attribuibili a ex dipendenti. Ma questo rischio non riguarda solamente le grandi aziende, perché anche quelle piccole possono soffrirne.
Strategie e consigli per combattere il rischio insider
Il passaggio al lavoro ibrido, come sottolineato da Ferdinando Mancini, Director, Southern Europe & Israel Sales Engineering per Proofpoint, ha aumentato enormemente il rischio insider. Il problema ormai non riguarda più solamente i CISO, ma anche i vertici aziendali.
Fortunatamente, Ferdinando Mancini ha anche elencato diversi punti chiave e consigli per evitare queste situazioni spiacevoli. Seguendo i suoi consigli elencati nel suo lavoro, è possibile ridurre di molto la probabilità del rischio insider.
L’importanza di avere un programma di gestione
Ma prima è necessario comprendere perché sia importante avere un programma di gestione contro il rischio insider. Se non si riesce a cogliere l’importanza di un programma del genere, implementare i consigli contro questo rischio diventa complicato.
Uno dei motivi principali è quello di passare a un approccio proattivo. Certamente essere in grado di risolvere i problemi è una competenza e qualità di alto livello, eppure evitarli completamente è ancora meglio. Muovendosi in anticipo, è possibile prevenire gli incidenti interni invece di reagirvi, evitando così danni finanziari e al brand.
Il secondo motivo è quello che riguarda quello di avere una visione più chiara di utenti e dati a rischio. Diventa complesso poter prevedere in anticipo chi potrà passare i dati sensibili dell’azienda a una concorrenziale. Eppure si può comprendere quali sono i dipendenti più a rischio anche sulla base dei comportamenti e dei rapporti che si hanno con loro. Così si possono proteggere meglio i dati aziendali.
Infine, l’ultimo motivo per cui secondo Ferdinando Mancini è importante avere un programma di gestione del rischio insider è quello di migliorare i tempi di risposta. Con processi e procedure definite, è possibile ottimizzare i tempi di risposta. Stabilire chiaramente le attività da mettere in campo, quando e da parte di chi, aiuta a risparmiare tempo nel momento in cui è più necessario, soprattutto quando è richiesta una risposta interfunzionale.
I consigli per combattere il rischio insider
Il rischio insider, come visto, è concreto e non bisogna sottovalutarlo. Ma con i seguenti consigli è possibile ridurlo drasticamente.
Il primo consiglio è la formazione di un team di lavoro interfunzionale. La gestione del rischio insider richiede il coinvolgimento di più dipartimenti. Risorse umane, IT, legale e compliance devono lavorare insieme, sotto la guida di un comitato direttivo, per definire priorità e strategie.
Un secondo consiglio è quello di definire con chiarezza gli obiettivi. È sempre necessario evitare che un possibile rischio diventi una minaccia concreta. Si devono individuare non solo i file e i sistemi più importanti, ma anche i dipendenti con accesso privilegiato. Mancini sottolinea che figure come dirigenti, collaboratori esterni e utenti con alti livelli di autorizzazione rappresentano spesso i maggiori rischi.
Il terzo consiglio è quello di fare una riflessione sullo stato dell’azienda e prendere coscienza delle eventuali vulnerabilità. Bisogna saper rispondere a domande come: “Abbiamo le capacità di rilevamento, risposta, analisi e prevenzione di cui abbiamo bisogno?”, “Quali sono i nostri punti deboli o le nostre lacune nella copertura?” o ancora “Abbiamo visibilità su tutti i canali, compresi e-mail, endpoint, cloud e web?”.
Il quarto consiglio elencato da Ferdinando Mancini di Proofpoint è quello che riguarda lo stabilire processi operativi chiari. Procedure ben definite migliorano la capacità di risposta. Ad esempio, è essenziale delineare il processo di escalation per i rischi rilevati, coinvolgendo risorse umane e uffici legali. È importante garantire che queste procedure rispettino le normative sulla privacy e siano comprese da tutti i dipendenti.
Infine, l’ultimo consiglio riguarda il ripetere i processi in maniera regolare. Un programma di gestione del rischio interno non è statico. Deve evolvere per adattarsi ai cambiamenti dell’organizzazione e dell’ambiente esterno. Il consiglio di Mancini è quello di automatizzare quanto possibile le attività di prevenzione e remediation, per migliorare l’efficienza senza sacrificare la sicurezza.
Questi consigli sono un approccio strategico alla gestione del rischio insider, e non solo permettono di rispondere meglio alle minacce, ma a volte proprio di eliminarle.
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