25 anni di esperienza e tanta passione: sono queste le caratteristiche principali di EOS, l’azienda tedesca guidata da Hans Langer e votata alla produzione di stampanti 3D industriali. La parola chiave qui è “industriali”. Sì, perché siamo ben lontani dai dispositivi venduti ormai a meno di 1000 Euro che trovate sul mercato e che vi permettono di sperimentare, con risultati più o meno soddisfacenti, le gioie della stampa 3D. Qui parliamo di Additive Manufacturing, ossia di un sistema di fabbricazione e produzione che non fonde il materiale e non lo rimuove da una forma grezza, ma che, al contrario, lo crea da zero.
La visione del Politecnico di Torino
Suona tutto molto complesso e, credetemi, lo è. Per poter gestire un macchinario di questo genere servono competenze specifiche, competenze al momento non particolarmente diffuse. Non a caso – spiega il Prof. Luca Iuliano, – molte aziende cercano di sottrarre ricercatori allo IAM, il centro creato dal Politecnico di Torino e focalizzato sull’Integrated Additive Manufacturing.
Qui, il professor Iuliano, insieme a colleghi di dipartimenti differenti e a circa 20 ricercatori e altrettanti dottorandi, indaga i segreti della stampa 3D industriale. Tre sono i fronti principali dello IAM. Da un lato c’è la ricerca vera e propria, eseguita spesso in collaborazioni con grosse aziende, dall’altro invece abbiamo il trasferimento di tecnologia e l’educazione. Allo IAM vengono quindi forgiati gli esperti di Additive del futuro, che, sotto la guida del professor Iuliano, possono sperimentare nuovi materiali, nuovi macchinari e nuove tecniche. Il tutto ovviamente appogiandosi a EOS e ai suoi prodotti.
Quella del Politecnico di Torino sembra però essere una piccola eccezione sul nostro territorio. Sì, è vero, da qualche tempo è nato anche il CIRAM – Centro Interunivesitario di Ricerca per l’Additive Manufacturing -, ma il Politecnico di Torino sembra essere l’unico supportato dalla sua regione. Il Piemonte infatti, convinto dell’utilità dello IAM, ha fortemente voluto e continua a contribuire alla crescita dello IAM.
Fuori dall’Università: il caso di Prosilas
A questo punto avrete sicuramente capito cos’è l’AM e quanto sia importante formare figure professionali specifiche visto che siamo molto lontani dal mondo e dal modo di pensare della classica siderurgia. Ma quanto è diffuso l’Additive in Italia? Beh, in realtà più del previsto. La stampa 3D infatti inizia a farsi strada all’interno dei grandi gruppi e delle PMI, seppur con qualche difficoltà. Il più grosso ostacolo – spiega sempre il prof. Iuliano – è la strategia: spesso purtroppo le aziende si lanciano nel mondo dell’Additive Manufacturing a occhi chiusi, senza cercare di capire quali pezzi possono produrre, con quale materiale e, soprattutto, con quale macchinario.
Ovviamente questo spreco di denaro non è lo standard. Non tutti infatti si buttano in questo mercato senza idee e senza una visione del futuro. È il caso di Giulio Menco, l’ingegnere marchigiano che nel 2003 decise di fondare la Prosilas e di acquistare la prima EOS P 380 per produrre prototipi utili alle progettazioni di architetti ed ingegneri. Questa attività però non fu mai realmente sviluppata come linea di business; al contrario, l’imprenditore riuscì a catturare da subito pesci ben più grossi, come Clementoni e iGuzzini. Due incontri che portarono i soci di Menco ad abbandonare la Prosilas ma che permisero all’azienda di diventare la più importante realtà italiana per la sinterizzazione laser di polimeri.
Oggi la Prosilas è guidata da Vanna Menco, figlia di Giulio, e continua a puntare sui macchinari EOS. Ad oggi la ditta può contare su 9 sistemi della società tedesca per la sinterizzazione plastica e su circa 2 milioni di euro di fatturato.
“Dirigere oggi l’azienda fondata da mio padre tanti anni fa è un bel sogno che si realizza – ha commentato Vanna Menco – Certo non è stato facile, ma credo di poter dire che noi siamo la conferma del fatto che l’Italia sia pronta ormai per l’Additive Manufacturing e questo è sottolineato anche dalla varietà dei settori e dei clienti con cui ci confrontiamo ogni giorno, passando dai giochi per bambini alla MotoGP e dalla Formula 1 al settore della moda. Un ventaglio di nuove opportunità che si arricchisce costantemente grazie alla flessibilità di una tecnologia, come quella proposta da EOS, che ci permette di diversificare la nostra attività, rispondendo nella maniera migliore a ogni esigenza dei nostri clienti e raggiungendo sempre nuovi traguardi sia in termini di business, sia sotto il profilo dell’innovazione”.
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