Le nuove tecnologie digitali stanno trasformando il mondo della formazione, sia in ambito scolastico che aziendale. In Italia, il settore dell’EdTech (educational technology) ha registrato una forte crescita negli ultimi anni, sia in termini di mercato che di investimenti.
Le aziende, le scuole e le università hanno mostrato un crescente interesse verso le soluzioni hardware e software che possono supportare e arricchire i processi di apprendimento.
L’Osservatorio EdTech della School of Management del Politecnico di Milano ha presentato i dati più recenti sullo stato dell’arte di questo settore in occasione del convegno Lo stato dell’Edtech in Italia: le sfide della formazione tra capacità umane e artificiali.
“Oggi la sfida principale è quella di procedere velocemente nell’attuazione dei percorsi formativi. Per il 59% delle scuole coinvolte nell’indagine, almeno la metà dei docenti non si sente a proprio agio nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Eppure, il 90% degli istituti ha già attivato percorsi di formazione ai docenti per l’utilizzo degli strumenti digitali a disposizione della scuola” dichiara Martina Mauri, direttrice dell’Osservatorio EdTech. “Questo è il segnale di come oggi la formazione del personale scolastico sia poco efficace. Le decisioni in merito sono demandate alle singole scuole, senza coordinamento regionale e linee guida che indichino le priorità formative. Appare urgente, in questa direzione, che il Ministero dell’Istruzione e del Merito (anche attraverso il nuovo Piano Nazionale Scuola Digitale) fornisca suggerimenti metodologici ed operativi alle istituzioni scolastiche”.
Il mercato globale e italiano dell’EdTech
Secondo le previsioni, il fatturato globale delle aziende che operano nel settore dell’EdTech raggiungerà i 142 miliardi di dollari nel 2023, con una crescita del 15,4% rispetto all’anno precedente. Si tratta di un settore in forte espansione, che dovrebbe mantenere un tasso medio annuo di crescita del 13,6% fino al 2030.
Il segmento più rilevante è quello delle scuole primarie e secondarie, che rappresenta il 40% del mercato, grazie alla diffusione del digitale nella didattica. Tra i prodotti offerti, quelli hardware hanno la maggiore quota di mercato (41%), seguiti da quelli software e di contenuti.
A livello geografico, il mercato più importante è quello nord-americano, con il 36% del fatturato globale, ma le prospettive di crescita più elevate si registrano nell’area Asia-Pacifico. In Europa, i mercati più consolidati sono il Regno Unito, la Francia e la Germania. Tuttavia anche Italia e la Spagna hanno mostrato una buona dinamica negli ultimi anni.
In particolare, in Italia, il valore del mercato nel 2022 è stato stimato in circa 2,8 miliardi di euro, con un aumento del 26% rispetto al 2021. La maggior parte delle aziende italiane offre soluzioni software (75%) in ambito educativo e i principali settori di riferimento sono le scuole (54%) e le aziende (54%).
Gli investimenti nell’EdTech e le startup in Italia
Il settore dell’EdTech ha attirato anche l’attenzione dei venture capitalist, che hanno investito ingenti somme nelle startup innovative che offrono soluzioni tecnologiche per la formazione. Tuttavia, dopo il boom del biennio 2020-2021, gli investimenti globali si sono quasi dimezzati, passando da 20,8 miliardi di dollari nel 2021 a 10,6 miliardi nel 2022. Questo dato va però interpretato anche alla luce della riduzione generale degli investimenti VC a livello mondiale (-35% rispetto al 2021).
L’Italia si distingue come uno dei pochi paesi in cui gli investimenti nell’EdTech sono aumentati (+137,5% rispetto al 2021), sebbene partendo da un livello inferiore rispetto ad altri paesi. Tra le startup italiane del settore, emerge il trend della “gamification” dell’esperienza educativa, che coinvolge sia l’ambito scolastico che quello aziendale.
In particolare le scuole e le università italiane hanno mostrato una forte propensione all’innovazione tecnologica, presentando numerose progettualità per accedere ai finanziamenti pubblici destinati a questo scopo (in particolare nell’ambito del PNRR). Tuttavia, molte istituzioni hanno incontrato difficoltà nell’accesso ai fondi, dovute principalmente alla complessità burocratica, alle tempistiche ristrette e alla scarsità di personale. Solo il 10% delle scuole non ha riscontrato criticità. Le università, in media, hanno dedicato il 5,6% del loro budget alla trasformazione digitale, e il 57% di esse ha aumentato gli investimenti in queste iniziative rispetto all’anno precedente.
I benefici delle tecnologie digitali per la didattica
L’uso delle tecnologie digitali per la didattica può portare a diversi vantaggi, sia per gli studenti che per i docenti. Tra questi, il maggior coinvolgimento degli studenti (78%), l’inclusione di ragazzi più introversi e/o con bisogni particolari (68%) e l’aumento dell’efficacia (50%).
Tra le tecnologie più usate nelle scuole, si trovano software per creare mappe concettuali, utili per chi soffre di Disturbi Specifici dell’Apprendimento (78%), audiolibri o ebook, che facilitano chi ha difficoltà a leggere in modo accurato e fluente (67%), piattaforme basate su giochi, che creano quiz interattivi e coinvolgenti per gli studenti (59%) e strumenti digitali che usano il gioco come modalità didattica, come app o tappeti interattivi (39%). Un tema interessante è quello della realtà virtuale e/o aumentata, che sta iniziando a essere sperimentata in alcune scuole e che potrebbe diffondersi nei prossimi mesi.
Anche le università hanno sfruttato le potenzialità delle tecnologie digitali, soprattutto in seguito al periodo pandemico. In media, il 5,6% del budget degli Atenei è stato destinato alla trasformazione digitale. Inoltre il 57% delle università ha aumentato gli investimenti in queste iniziative rispetto al 2022. La trasformazione digitale è diventata una priorità strategica per il 72% delle università, che l’hanno inserita nel proprio piano strategico. La maggior parte degli atenei offre corsi di studio in presenza supportati da strumenti digitali (96%), come piattaforme LMS, o permette di fruire della registrazione delle lezioni (50%). Tra gli strumenti più innovativi, si segnalano gli open badge (58%), i sistemi di gamification (46%) e di realtà virtuale e/o aumentata (31%).
EdTech: la formazione aziendale in Italia
La formazione è un fattore chiave per il successo delle aziende, ma non sempre viene integrata nei piani strategici aziendali. Difatti solo il 35% delle organizzazioni lo fa in modo formale. Inoltre, si avverte la necessità di una formazione sempre più continua e integrata con la quotidianità della persona.
Il digitale può essere un alleato per realizzare questa trasformazione. Oggi, il canale digitale è il più usato per erogare contenuti formativi, superando la tradizionale lezione d’aula. Nel 2022, il 40% del budget della formazione è stato dedicato a forme di digital learning. Una perentuale pari a circa 480mila euro per azienda.
Il trend di investimento in digitale per il 2023 è previsto in crescita del 4,9%. Il digitale è usato soprattutto per la formazione obbligatoria, inclusa quella sulla sicurezza sul lavoro, e per la formazione linguistica. Questi sono anche gli ambiti in cui il canale digitale si dimostra più efficace.
“La flessibilità nell’erogare e fruire della formazione nei tempi e luoghi più adatti, la possibilità di coinvolgere un numero maggiore di utenti e l’efficienza, data dal contenimento dei costi e dall’ottimizzazione dei tempi, sono i maggiori benefici derivanti dall’adozione di soluzioni tecnologiche a supporto della formazione” conclude Tommaso Agasisti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio EdTech.
“La principale sfida da vincere è, invece, culturale e legata alla scarsa cultura digitale dell’organizzazione e la resistenza da parte delle persone. Per rendere la formazione più efficace grazie alla leva del digitale è necessario riprogettare in maniera strategica l’intero processo, sperimentare gli strumenti più adatti per l’apprendimento dello specifico contenuto formativo e coinvolgere le persone, in primis i formatori, in questo cambiamento”.
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