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Il vertice sull’AI di Parigi ha evidenziato profonde divisioni globali tra Stati Uniti, Regno Unito, Unione Europea e Cina sulla regolamentazione e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Mentre la maggior parte dei Paesi ha firmato una dichiarazione per un’AI sicura, inclusiva e sostenibile, Washington e Londra si sono rifiutate di aderire.
Ciò ha inevitabilmente sollevato questioni sulla governance globale e sulla sicurezza nazionale. L’evento ha anche segnato l’impegno dell’UE con ingenti investimenti per rafforzare la propria posizione nel settore.
Le divisioni globali sull’AI: le posizioni di USA, UK, UE e Cina
Regolamentazione o Innovazione? La fonte di molte divisioni globali
L’assenza degli Stati Uniti e del Regno Unito dalla dichiarazione ha sottolineato il crescente divario tra la visione europea, orientata a una maggiore regolamentazione, e l’approccio più liberista dell’amministrazione Trump. Il vicepresidente JD Vance ha ribadito che un’eccessiva regolamentazione potrebbe soffocare un settore in rapida crescita.
Ha quindi paragonato l’AI a una nuova rivoluzione industriale. Vance ha inoltre criticato i riferimenti alla sostenibilità e all’inclusività nel documento finale. Li ha definiti una forma di censura.
L’Unione Europea, invece, continua a spingere per un quadro normativo chiaro. Tuttavia, subito dopo il summit, la Commissione Europea ha annunciato il ritiro della proposta di Direttiva sulla Responsabilità dell’AI.
Essa avrebbe consentito ai consumatori di chiedere risarcimenti per danni causati dalla tecnologia. Secondo il deputato europeo Axel Voss, questa scelta favorisce solo le grandi aziende tecnologiche, lasciando i singoli Stati a gestire la questione con normative nazionali frammentate.
Le critiche di Anthropic
Dario Amodei, CEO di Anthropic, ha definito il summit un’occasione mancata e ha chiesto un intervento più rapido e chiaro da parte dei governi. Pur riconoscendo l’importanza della collaborazione internazionale, Amodei ha avvertito che l’AI sta avanzando a una velocità tale da rendere obsolete molte delle attuali discussioni sulla regolamentazione. Secondo lui, il rischio maggiore è che i governi autoritari utilizzino l’AI per ottenere un vantaggio militare e politico.
Anthropic ha storicamente mostrato maggiore apertura alla regolamentazione rispetto ad altre aziende del settore. L’azienda aveva infatti espresso un tacito sostegno alla proposta di legge californiana SB 1047, bocciata lo scorso anno, che avrebbe introdotto norme più stringenti per le aziende dedicate all’Intelligenza Artificiale. Tuttavia, né Anthropic né altre grandi società hanno ancora proposto soluzioni concrete su come garantire che i benefici dell’AI siano equamente distribuiti.
I 200 miliardi di investimento dell’UE sull’AI
A fronte di queste tensioni, l’Unione Europea ha annunciato il piano InvestAI. Si tratta di un pacchetto di investimenti da 200 miliardi di euro destinati allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Di questa somma, 20 miliardi saranno destinati alla creazione di gigafabbriche per l’addestramento di modelli avanzati. Ursula von der Leyen ha ribadito che l’Europa non è in ritardo rispetto a Stati Uniti e Cina. La von der Leyen ha inoltre sottolineato che il mercato dell’AI è ancora aperto alla competizione.
Parallelamente, la Francia ha annunciato un massiccio piano di investimenti privati pari a 109 miliardi di euro per potenziare il proprio ecosistema di Intelligenza Artificiale. Tra i progetti in corso, c’è l’impegno di 1GW di energia nucleare per alimentare il supercomputer FluidStack, che utilizzerà chip Nvidia.
La competizione globale per l’AI
Il summit ha reso evidente la corsa tra le grandi potenze per il dominio dell’AI. Mentre gli Stati Uniti puntano su un modello di libero mercato con massicci investimenti privati – come il recente accordo da 500 miliardi di dollari tra OpenAI e SoftBank – la Cina sta accelerando con il sostegno governativo. Il lancio del chatbot DeepSeek, descritto come un’alternativa economica alle tecnologie occidentali, dimostra la crescente influenza di Pechino nel settore.
L’Europa, con la sua strategia di regolamentazione e finanziamenti pubblici, si propone come una terza via. Macron ha sottolineato la necessità di garantire accesso equo alle innovazioni e ha chiesto regole globali condivise. Tuttavia, la frammentazione normativa e il ritiro dell’AILD sollevano dubbi sulla capacità dell’UE di competere efficacemente con Stati Uniti e Cina.
Le difficili scelte politiche
Il futuro dell’AI sarà determinato non solo dalle scelte politiche, ma anche dalla capacità delle aziende di sviluppare modelli responsabili e accessibili. Resta da vedere se emergerà un consenso globale o se il settore si dividerà in blocchi contrapposti, ciascuno con le proprie regole e strategie.
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