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Con l’AI sul posto di lavoro, gli esseri umani sono ancora necessari?

Quanto possono spingersi le AI a livello lavorativo? Gli umani possono ancora dire la loro lavorativamente?

Ormai l’Intelligenza Artificiale è ovunque, ed è praticamente parte integrante della nostra vita: dai chatbot agli algoritmi che ci consigliano cosa comprare. Molte altre attività possono essere svolte dall’AI, come scrivere un post su LinkedIn grazie all’Intelligenza Artificiale generativa. Sorge però un dubbio di natura etica: introducendo l’AI sul posto di lavoro, gli esseri umani sono ancora necessari?

L’AI e gli umani sul posto di lavoro, vantaggi e svantaggi

I lati positivi delle AI

Non si possono negare i grandi vantaggi che l’Intelligenza Artificiale offre. Per esempio, essa è usata per eliminare compiti tediosi e ripetitivi, come l’analisi algoritmica dei curriculum, il controllo sui dati e la generazione di contenuto. Tutto questo in breve tempo, una tempistica che un umano non riuscirà mai a fornire. E i vantaggi delle AI non sono confinati all’ambito aziendale, ma anche medico: ricerche affermano che l’AI possa essere in grado di prevedere la comparsa del Parkinson.

L’AI quindi elimina certi compiti inutili e libera tempo per i dipendenti per svolgere mansioni più produttive, come il dedicarsi alla strategia aziendale. Inoltre, un sistema basato sull’AI permette di ridurre l’errore umano, che spesso è inevitabile anche a causa dello stress. L’AI infatti è molto più precisa del più metodico degli esseri umani.

I lati negativi delle AI

D’altro canto, secondo l’analisi realizzata da Fabio Buccigrossi, Country Manager di ESET Italia, non si possono citare i numerosi svantaggi che l’Intelligenza Artificiale porta intrinsecamente con sé. Nonostante il rischio ridotto di errori, anche l’AI sbaglia, a volte in maniera perfino eclatante, come quando produce affermazioni false che ritiene essere giuste. Questo errore è più frequente quando l’AI ha un problema sul lato di addestramento nei confronti dei dati.

Gli umani, per quanto possano sforzarsi, sono sempre soggetti a importanti bias mentali. L’AI non ne sarà affetta, ma da un lato può avere la tendenza ad amplificare questi bias cognitivi, semplicemente perché nella sua banca dati sulla quale si è addestrata vi erano dati già compromessi da bias. Molti leader del settore tecnologico si dicono preoccupati di ciò.

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Sempre secondo il lavoro di Buccigrossi, l’utilizzo di dataset di dimensioni ragguardevoli utilizzati dalle AI fa sorgere il problema della privacy. È necessario che le azienda adottino importanti misure di sicurezza informatica, al fine di scongiurare le intenzioni negative di attori con intenti malevoli. Inoltre, riguardo i dataset, può essere complicato per un’AI analizzarli, poiché non sempre riesce a dedurre il contesto.

Ultimo ma non meno importante, un’Intelligenza Artificiale non sarà mai empatica e non sarà mai in grado di comprendere le emozioni umane. Basti pensare che World of Warcraft, popolare MMORPG, ha perso milioni di giocatori per via della sostituzione del team dell’assistenza clienti, da umani a Intelligenze Artificiali. Gli addetti all’assistenza erano cordiali e aiutavano il giocatore entrando nel gioco, persino scambiavano qualche battuta; un’AI, per definizione, è fredda e calcolatrice.

La necessità dell’AI al lavoro, ma a fianco degli umani

Nonostante le numerose imperfezioni e gli innumerevoli difetti, gli esseri umani sono ancora importanti. Per fortuna, una macchina, per quanto elaborata essa possa diventare in futuro, non avrà mai anche solo una frazione dell’empatia che un umano può avere. Un’AI non potrà mai avere quella creatività, quel modo di pensare fuori dagli schemi, quello spirito di adattamento, quel trovare soluzioni alternative che gli esseri umani hanno come peculiarità innata.

Certo, l’AI rimane un potente strumento da usare in ambito lavorativo, perché i benefici che apporta sono unici e non imitabili. Lo stesso però si può dire degli umani, che rimangono loro a sfruttare questa tecnologia, e non viceversa.

La soluzione, come dichiarato nel lavoro di Fabio Buccigrossi, Country Manager di ESET Italia, è quella di affidarsi ai punti di forza di entrambi, sia AI che umani, al fine di migliorare per tutti il lavoro. L’AI è uno strumento che deve essere usato per migliorare e supportare la forza lavoro, non per sostituirla.

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