Seppur le nuove generazioni siano in grado di portare una ventata di aria fresca nelle aziende, spesso hanno approcci totalmente differenti e difficilmente integrabili nelle aziende più tradizionali, esacerbando quindi il gap generazionale. Non sorprende infatti che circa il 57% degli HR abbia problemi nell’interfacciarsi con questa nuova generazione, anche per le diverse aspettative che la Gen Z ha verso il lavoro, totalmente differente da quelle che può avere la generazione precedente.
Questo è uno dei dati che emergono dallo studio di Reverse, società internazionale di headhunting e risorse umane, che ha sottoposto a un centinaio di HR Manager una survey sul divario intergenerazionale.
Il gap generazionale nelle aziende e il suo impatto verso i giovani
Il gap generazionale nelle aziende: la differenza nella cultura del lavoro
Gli approcci al lavoro sono totalmente differenti per le due generazioni. Per la Gen Z infatti è di fondamentale importanza un rapporto sano con il lavoro che bilanci vita lavorativa e sfera privata. Molto importanti come valori sono anche la corretta retribuzione e la possibilità di far carriera. Molto meno importante è invece la stabilità lavorativa, mutuata dall’idea di cambiare spesso lavoro per perseguire i propri obiettivi di carriera. Totalmente all’opposto invece le idee e i valori per Gen X e Millennials.
La Gen Z inoltre, come sottolineato dal lavoro di Reverse, tiene molto più ai propri valori individuali che a quelli aziendali. Ciò perché estremamente influenzati dal mercato del lavoro italiano, scarso di lavoro e totalmente incapace di fornire stipendi adeguati al costo della vita sempre più elevato, stipendi che invece rimangono nei piani alti delle aziende.
Questo scoraggia enormemente i giovani, sentendosi presi in giro da un sistema meritocratico solo di facciata ma che poi nella realtà dei fatti è tutt’altro che meritocratico. Tutto questo è uno dei principali motivi per cui la fuga di cervelli nel Belpaese è alquanto impattante, tanto che tra il 2022 e il 2023 circa 100 mila giovani hanno abbandonato l’Italia con la speranza di migliorare la propria condizione lavorativa.
Uno sguardo ai dati di Reverse
I risultati dell’indagine condotta da Reverse offrono una fotografia nitida di come questa
situazione viene affrontata dalle aziende. Gli HR Manager si stanno muovendo per
creare un ambiente di lavoro sereno, inclusivo e produttivo attraverso l’adozione di strategie
utili a superare queste barriere. Infatti, circa il 75% degli HR sente l’urgenza di adattarsi alle nuove sfide comunicative della Gen Z e il 48% ha dichiarato di introdurre strumenti tecnologici per migliorare la comunicazione.
Gli aspetti percepiti come prioritari sono stati: l’adozione di politiche di lavoro flessibile, la pianificazione della carriera, la possibilità di fornire formazione, le iniziative di team building e dei progetti di innovazione e tecnologia.
Dal sondaggio di Reverse inoltre emerge che, appunto, le attività maggiormente messe in campo per migliorare la collaborazione intergenerazionale riguardano l’implementazione di politiche di lavoro flessibile (45,7%), la creazione di team misti con componenti di età diverse (42,6%), programmi di mentorship (26,6%) e corsi di formazione (13%) sulla comunicazione intergenerazionale.
Alessandro Raguseo, CEO e Co-Founder di Reverse, ha dichiarato: “Un’unica azienda è formata da più persone. E ogni persona appartiene a una specifica generazione con i suoi valori, le sue aspettative, i suoi metodi di comunicazione. Ecco cosa si trova tra le mani l’HR Manager di oggi: una realtà multiforme che richiede strategie di comunicazione, Talent Attraction ed Employer Branding mirate. La cattiva notizia? Non è semplice dirigere questa “orchestra”. Quella buona? È una delle prove più appassionanti che possano esistere e l’HR sta già portando un altissimo valore in questo senso, prendendo consapevolezza della tematica e attrezzandosi per vincere la sfida.”
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