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Abbiamo davvero bisogno del 6G?

Con l’avvento del 6G emergono dubbi se sia davvero necessario: serve veramente un’ulteriore espansione della banda? Il settore delle telecomunicazioni si trova di fronte a una questione cruciale: la crescita della domanda di velocità sta rallentando e il bisogno di una nuova generazione di reti potrebbe non essere così impellente come in passato.

Il 6G è davvero necessario?

È stata raggiunta la saturazione della banda?

Per anni, lo sviluppo delle reti mobili ha seguito una logica chiara: più banda disponibile significava nuove applicazioni e una migliore esperienza utente. Con il 5G, la velocità di download ha raggiunto punte di 500 megabit al secondo. Le prime analisi sul 6G indicano che potrebbe arrivare a 100 gigabit al secondo. Ma la domanda di servizi che necessitano di così tanta banda rimane limitata.

Le principali applicazioni mobili utilizzano oggi tra 15 e 20 megabit al secondo. La richiesta massima raramente supera 1 gigabit al secondo. Nemmeno un video in 4K raggiunge tali livelli. Rimane infatti attorno ai 15 megabit al secondo.

Anche con l’aumento del numero di dispositivi collegati per famiglia, il fabbisogno complessivo si stabilizza tra 100 megabit e 1 gigabit al secondo, ben al di sotto delle potenzialità offerte dalle reti più avanzate.

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La banda ha ancora possibilità di crescita?

Le previsioni di alcuni esperti suggeriscono che la crescita del traffico dati stia rallentando. Secondo le statistiche di Cisco e Barclays Research, negli ultimi dieci anni la crescita della domanda di banda è scesa del 6% all’anno per il mobile e del 3% per le connessioni fisse. Se questa tendenza continua, entro il 2027 il traffico dati potrebbe stabilizzarsi.

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Nonostante ciò, enti governativi e aziende del settore continuano a promuovere investimenti in infrastrutture avanzate. Nel 2023, la Casa Bianca ha pubblicato una strategia per lo spettro elettromagnetico, basata sull’idea che la domanda di dati crescerà del 250% nei prossimi cinque anni e del 500% nei prossimi dieci. Tuttavia, i dati reali dipingono un quadro meno ottimistico per chi investe nella crescita illimitata della banda.

L’illusione della crescita infinita

Le aziende di telecomunicazioni continuano a investire in ricerca e sviluppo. L’idea è che l’aumento della banda porterà automaticamente nuove applicazioni in grado di sfruttarla. Tuttavia, la storia dimostra che ogni innovazione tecnologica ha un punto di saturazione. Un esempio lampante è quello del trasporto aereo: sebbene il Concorde offrisse voli supersonici, il mercato ha preferito aerei più economici e affidabili.

Se il modello si applica alle telecomunicazioni, il 6G potrebbe non rappresentare una necessità assoluta, ma piuttosto un’evoluzione marginale destinata a una nicchia di utenti.

Ci sono applicazioni per le quali il 6G è necessario?

Uno degli argomenti a favore del 6G è il potenziale utilizzo in nuovi settori come l’intelligenza artificiale, l’IoT e le auto autonome. Ma analizzando nel dettaglio questi ambiti emerge un quadro differente.

Le auto autonome, ad esempio, sono progettate per funzionare con una quantità minima di connessione dati in tempo reale. Anche i sistemi più avanzati basano il loro funzionamento su sensori locali. L’IoT segue una logica simile. La maggior parte dei dispositivi connessi, infatti, dai termostati agli elettrodomestici smart, utilizza quantità di dati ridotte, compatibili con una connessione 4G o 5G.

Persino la tanto discussa realtà virtuale e il metaverso non richiedono necessariamente il 6G. Le attuali proiezioni indicano che le applicazioni immersive più avanzate necessiteranno tra 100 megabit e 1 gigabit al secondo.

L’intelligenza artificiale è considerata il vero punto interrogativo. Tuttavia, le applicazioni AI attuali, come il riconoscimento di immagini e il deep learning, non richiedono un flusso continuo di dati ultra-veloci. Anche gli smartphone più recenti utilizzano modelli AI integrati che funzionano in locale.

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Il cambio di paradigma nelle telecomunicazioni

Le aziende di telecomunicazioni dovranno dunque rivedere il loro modello di business. Storicamente, il settore ha vissuto un ciclo di innovazione costante. Ora, però, potrebbe avvicinarsi a un modello più simile a quello delle utility pubbliche, in cui l’obiettivo principale non è più la crescita tecnologica, ma la riduzione dei costi e il miglioramento dell’efficienza.

I principali produttori di apparecchiature di rete, come Ericsson e Nokia, stanno già registrando un calo della domanda, con riduzioni degli investimenti in 5G e un passaggio a spese di manutenzione piuttosto che di espansione.

In un contesto in cui la crescita della banda non è più il motore principale del settore, le priorità potrebbero spostarsi su una maggiore copertura per le aree meno servite, lo sviluppo di reti più economiche ed ecologiche e l’ottimizzazione dei servizi esistenti.

L’era delle telecomunicazioni più stabili

Il 6G, al momento non necessario, potrebbe rappresentare non tanto una rivoluzione tecnologica, quanto un adattamento a un nuovo scenario di stabilità. Con la banda che smette di essere il principale fattore competitivo, le aziende potrebbero concentrarsi su tariffe più vantaggiose, maggiore affidabilità e copertura estesa, piuttosto che su velocità sempre più elevate.

Le politiche governative potrebbero dover cambiare di conseguenza. Invece di puntare su record di velocità o sulla copertura in fibra e 5G, l’attenzione potrebbe spostarsi su metriche più concrete, come il numero di famiglie connesse a una velocità sufficiente per le loro reali esigenze.

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Source
IEEE Spectrum

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