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La Cina avvia una politica di monetizzazione dai dati raccolti dalle aziende

La Cina ha da poco introdotto una politica unica per monetizzare dai dati, ma le aziende restano estremamente caute. Il governo spera che questa politica possa non solo aumentare il valore delle imprese, ma anche creare un mercato strutturato per la compravendita di dati. Tuttavia, le sfide normative e operative stanno frenando molte società.

La Cina ora cerca di monetizzare dai dati che raccoglie

L’idea di trattare i dati come asset non ha precedenti su scala nazionale. Secondo il ricercatore Ran Guo dell’Asia Society Policy Institute, questa iniziativa potrebbe definire nuovi standard globali in termini di gestione e contabilizzazione dei dati. Il governo cinese considera i dati una risorsa strategica, paragonabile al petrolio dell’era industriale, e il presidente Xi Jinping ha sottolineato come il controllo di queste informazioni rappresenti un vantaggio competitivo.

Solo nel 2023 la Cina ha generato 32,85 zettabyte di dati, pari al 27% del totale globale. Questa cifra è inevitabilmente destinata a crescere fino a 48,6 zettabyte nel 2025, secondo l’International Data Corporation. Tuttavia, trasformare questi numeri in asset concreti per le aziende si sta rivelando complesso.

Lentezza nell’applicazione della politica della Cina per monetizzare i dati

Nonostante l’apertura normativa, poche aziende cinesi hanno iniziato a registrare i dati come asset. Alla fine del 2024, solo 55 società quotate e 228 non quotate lo avevano fatto, su un totale di quasi 60 milioni di imprese registrate. La maggior parte di queste appartiene al settore IT e software, che ha già una cultura della gestione avanzata dei dati.

China Unicom, uno dei principali operatori telefonici del paese, è stata la prima grande azienda a muoversi in questa direzione, registrando nel bilancio dati per un valore di 204 milioni di yuan (28 milioni di dollari). Tuttavia, gli esperti suggeriscono che questa decisione sia stata dettata più da pressioni politiche che da un reale vantaggio economico.

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Le inevitabili sfide normative

Uno dei principali ostacoli è rappresentato dai rigorosi requisiti di conformità imposti dal governo cinese. Le aziende devono garantire la sicurezza dei dati e dimostrare che siano stati raccolti legalmente, il che comporta costi elevati e procedure complesse. Anche per le aziende statali, che godono di una posizione privilegiata, adeguarsi alle nuove regole richiede investimenti significativi.

Le imprese private, invece, tendono a essere più caute nel divulgare i propri dati. Nel 2022 Pechino ha esortato le società a “condividere” i dati, ma molte aziende temono ripercussioni legali o perdite competitive.

Secondo un dirigente di una media azienda tecnologica di Pechino, adottare le nuove regole contabili è “estremamente complesso“. Le piccole imprese preferiscono attendere e vedere come si muovono le grandi aziende prima di prendere una decisione definitiva.

La spinta governativa

Negli ultimi mesi il governo cinese ha intensificato la pressione per promuovere l’adozione della nuova politica. A dicembre, quattro agenzie governative hanno pubblicato una dichiarazione congiunta per garantire la protezione delle risorse digitali delle imprese che scelgono di registrare i dati come asset.

Parallelamente, la National Data Administration ha annunciato il lancio, il 1° marzo, di una piattaforma nazionale per la gestione delle risorse digitali, che dovrebbe centralizzare la registrazione e il commercio di dati.

La Cina sta cercando di creare un vero e proprio mercato per la compravendita di dati, un’idea già sperimentata su scala regionale. Il primo tentativo risale al 2015 con la creazione del Guiyang Big Data Exchange, che avrebbe dovuto competere con giganti del settore come Alibaba. Tuttavia, molte di queste iniziative hanno faticato a decollare a causa di problemi di standardizzazione e fiducia nel mercato.

Implicazioni globali e prospettive future

L’iniziativa cinese potrebbe influenzare gli standard globali di contabilizzazione dei dati. Attualmente non esistono linee guida internazionali per valutare i dati come asset, ma istituzioni come le Nazioni Unite stanno discutendo aggiornamenti al “System of National Accounts” per includere gli asset digitali.

Tuttavia, le aziende multinazionali che operano in Cina devono affrontare ostacoli aggiuntivi. Colossi come Alibaba e Baidu potrebbero trovarsi in difficoltà nel bilanciare le normative cinesi con quelle occidentali, dove la registrazione dei dati come asset non è ancora normata. Anche TikTok, che ha già subito pressioni per la gestione dei dati negli Stati Uniti e in Europa, potrebbe incontrare ostacoli.

Nonostante le difficoltà, Pechino sembra determinata a portare avanti la sua strategia per la monetizzazione dei dati. “Pechino sta spingendo per una corsa all’oro digitale“, ha dichiarato Ran Guo. “I dati in sé non hanno valore, ma con le giuste politiche possono diventare una risorsa preziosa“.

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