Il 10 gennaio 2025 Meta ha annunciato la chiusura definitiva dei programmi di diversità, equità e inclusione (DEI). L’azienda, che un tempo investiva milioni in queste iniziative, ha ora cancellato tutti gli obiettivi di rappresentanza.
Da leader della diversità a inversione di rotta
Nel 2019 Facebook si era posto un obiettivo ambizioso: raggiungere il 50% di dipendenti provenienti da gruppi sottorappresentati entro il 2024. L’azienda aveva fatto progressi significativi, raddoppiando il numero di dipendenti Black e ispanici negli Stati Uniti. Tuttavia, queste percentuali restavano basse: nel 2022, i lavoratori Black costituivano solo il 4,9% della forza lavoro statunitense e gli ispanici il 6,7%.
Dopo il 2024, Meta ha deciso di abbandonare questi obiettivi. Maxine Williams, responsabile DEI, è stata spostata in un ruolo minore. Mark Zuckerberg ha ordinato la fine di ogni sforzo per promuovere la diversità aziendale.
Un cambiamento imposto dall’alto? La combine con Donald Trump
La decisione di cancellare i programmi DEI non è arrivata isolata. A inizio 2025 Meta ha anche eliminato il programma di fact-checking negli Stati Uniti e modificato le politiche di moderazione sui contenuti legati all’immigrazione e all’identità di genere. Il cambiamento nella direzione aziendale riflette una strategia più ampia, con meno enfasi sulla regolamentazione dei contenuti e più attenzione alla cosiddetta “libertà di espressione”.
Un’ulteriore trasformazione riguarda lo stesso Zuckerberg. Il CEO ha adottato un’immagine pubblica più aggressiva, promuovendo una cultura aziendale basata sulla “energia maschile”. Ha anche ristabilito rapporti con esponenti politici conservatori (basti pensare all’appoggio diretto a Donald Trump), segnando un distacco netto dal passato.
Il ruolo di Sheryl Sandberg nella diversità di Meta
Secondo diversi ex dipendenti, il declino delle politiche DEI di Meta è iniziato con l’uscita di Sheryl Sandberg (via The Guardian). Sandberg, ex direttrice operativa, aveva reso la diversità una priorità aziendale. Dopo le sue dimissioni nel 2022 e la sua uscita dal consiglio nel 2024, la strada per il taglio dei programmi DEI è stata spianata.
Il contrasto tra Sandberg e il suo successore nel consiglio, Dana White, CEO della UFC, evidenzia il cambiamento. Sandberg aveva promosso il libro “Lean In”, manifesto del femminismo aziendale. White, invece, è noto per il suo stile manageriale aggressivo e per episodi controversi, come il video in cui colpisce la moglie nel 2022.
La lenta erosione dei programmi DEI
Ex dipendenti raccontano che Meta ha iniziato a ridimensionare le iniziative di inclusione già nel 2020. Dopo l’omicidio di George Floyd, l’azienda aveva intensificato il proprio impegno per la diversità, portando Williams a riferire direttamente a Sandberg. Ma già nel 2022 il vento era cambiato: Zuckerberg ha dichiarato il “year of efficiency”, segnando una stretta sui costi e una riduzione dei team dedicati alla diversità.
I segnali del declino erano evidenti: i rapporti sulla diversità venivano progressivamente ridotti e i programmi di mentorship per dipendenti sottorappresentati subivano tagli. Basti pensare che nel solo 2023 Meta ha licenziato oltre 11.000 dipendenti, colpendo in particolare i lavoratori remoti e i team DEI.
Nel prossimo futuro di Meta non sembra esserci spazio per diversità e inclusività
Il quadro è ancora più allarmante oggi: nel 2025 i programmi DEI sono stati completamente smantellati. Molti dei documenti pubblici sulla diversità di Meta sono stati rimossi dal web. Link ai report ufficiali ora restituiscono pagine vuote. Anche il video della formazione DEI creata da Williams è sparito.
Il cambiamento ha sollevato dubbi tra gli ex dipendenti. Alcuni si chiedono se Meta tornerà a investire nella diversità nel futuro, magari con una nuova amministrazione politica. Per ora, la società sembra aver definitivamente chiuso un capitolo che un tempo la rendeva un modello di inclusione nella Silicon Valley.
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