Lo studio “The Distributed Work Dilemma: When Innovation and Job Satisfaction Compete”,
condotto da Vanson Bourne per conto di VMware, ha rivelato che nelle aziende che sperimentano politiche di lavoro ibride e distribuite c’è un aumento della creatività e della collaborazione. L’indagine è stata condotta raccogliendo dati a livello globale da 5.300 responsabili delle risorse umane, dell’IT e delle decisioni aziendali, e da intervistati a livello di dipendenti, tra luglio e agosto del 2022. Aziende e dipendenti però, hanno opinioni molto diverse in merito al lavoro ibrido.
Quasi due terzi (62%) degli intervistati nell’area EMEA ritiene che la propria organizzazione sia più innovativa se i dipendenti sono in ufficio, dato che in Italia non supera il 48%. Le opinioni degli intervistati sul luogo in cui si sentono più innovativi sono in contrasto con il luogo in cui preferirebbero lavorare. L’81% degli intervistati infatti, il 79% in Italia, si sente maggiormente soddisfatto se non ha vincoli sulla scelta del luogo da cui lavorare. Coloro che sperimentano politiche di lavoro ibride e distribuite, in cui è
possibile lavorare in ufficio e da remoto, riferiscono un aumento del morale (56%), della creatività
(52%) e della collaborazione (53%) all’interno dei propri team rispetto a prima della pandemia.
Le aziende che adottano politiche di lavoro ibride monitorano il livello di innovazione
A causa della crescente incertezza economica, i responsabili aziendali potrebbero spingere i dipendenti
a tornare in ufficio, con la speranza che ciò porti una maggiore innovazione e produttività dei dipendenti, ma con poche certezze sui reali benefici. In effetti, sono le organizzazioni con politiche di lavoro distribuite e ibride a disporre maggiormente di metriche formali per monitorare l’innovazione e il suo impatto sull’azienda e sui dipendenti rispetto a quelle aziende che non prevedono il lavoro distribuito. Quasi tutte le organizzazioni con una politica di lavoro distribuita (97%) dispongono di metriche per monitorare i livelli di innovazione, contro l’82% di quelle che prevedono la sola presenza in ufficio.
Nei prossimi 12 mesi, il 72% delle organizzazioni EMEA intervistate e il 71% di quelle italiane hanno in programma di investire in modo significativo nella cultura digitale e un terzo sta dando priorità agli investimenti che alimentano l’innovazione e la creatività. Promuovere l’innovazione per creare efficienze aziendali, ridurre i costi o aumentare l’attrattiva del mercato è chiaramente un imperativo di business per le aziende. L’automazione e gli strumenti digitali aiutano le organizzazioni a fare di più con meno: il 46% delle aziende in EMEA e il 57% delle aziende in Italia stanno investendo nell’automazione per migliorare l’esperienza e aumentare la produttività dei dipendenti.
Inoltre, il 43% in EMEA e il 50% in Italia vede l’automazione come motore per accelerare l’innovazione, mentre il 49% in EMEA e il 52% in Italia cerca di dar vita a operations più veloci e a basso costo. I livelli più alti di investimento sono concentrati tra le organizzazioni con politiche di lavoro ibride o distribuite rispetto a quelle che prevedono la sola presenza in ufficio, il che suggerisce che l’innovazione e la produttività devono essere prioritarie, ma non a scapito della flessibilità del luogo di lavoro.
Carenza di talenti, turnover ed equilibri di potere
La ricerca ha inoltre evidenziato uno spostamento di equilibrio tra datori di lavoro e dipendenti. Negli ultimi mesi il fenomeno delle “Great Resignation” e una carenza di talenti quasi globale hanno messo i dipendenti in una posizione di forza. Ora però, l’attuale clima economico sta rivoluzionando gli equilibri e sconvolgendo l’assetto di potere tra datore di lavoro e dipendente, con i datori di lavoro che iniziano ad avere il coltello dalla parte del manico.
Resta comunque ancora attuale la problematica della carenza di talenti. Nonostante un aumento generale della soddisfazione sul lavoro negli ultimi due anni, tutti i settori, i reparti e tutti i Paesi registrano ancora questa situazione. Altra difficoltà per le aziende: il turnover all’interno dei team è particolarmente elevato, soprattutto in quelli di cybersecurity. Questo porta ad una grossa perdita di tempo. Ogni nuovo membro infatti deve essere formato e se questo avviene troppo spesso le ore di formazione rischiano di occupare una buona fetta del tempo lavorativo.
Infine, lo studio ha sottolineato come l’automazione faciliti il lavoro ibrido e distribuito. Gli investimenti in tecnologia, più precisamente in automazione, risultano essere fondamentali per ridurre il burnout e facilitare la collaborazione necessaria per mantenere l’innovazione, anche in un ambiente distribuito. È possibile scaricare il report completo “The Distributed Work Dilemma: When Innovation and Job Satisfaction Compete” sul sito ufficiale di VMware.