Durante WPC 2023 la nostra redazione ha avuto la possibilità di incontrare Avanade. Una grande azienda di consulenza e servizi IT nata nel 2000 da una joint venture tra Accenture e Microsoft. Il suo Country Manager, Emiliano Rantucci ha risposto a un po’ di nostre domande sull’azienda e sul rapporto che questa sta sviluppando con WPC.
Potrebbe cominciare a parlarci di lei e dell’azienda che rappresenta per presentarsi ai nostri lettori?
Io sono Emiliano Rantucci e ho oramai da cinque anni la responsabilità in Avanade, di quella che noi chiamiamo Region ICEG, che sta per Italy Central Europe and Grecia. Oggi ricopro il ruolo di County Manager per l’Italia. Il mio è un percorso professionale da sempre molto legato al mondo dell’IT. Ho ricoperto svariati ruoli in molte aziende, partendo veramente dalle basi. Ho cominciato facendo lo sviluppatore per diventare poi capo progetto, product manager per arrivare alla forza vendita. Tutto questo in diversi sistemi integrator italiani e internazionali, fino ad arrivare a ricoprire la mia attuale posizione; di cui sono, ovviamente, molto orgoglioso,
Avanade è una joint venture tra Accenture e Microsoft, ed è chiaramente molto focalizzata sulle tecnologie Microsoft. Microsoft, che in questo momento sta vivendo un momento storico. Non solo per il posizionamento in ambito cloud, che ormai ha da diversi anni, ma anche per l’accordo con OpenAI. Tutto quello che sta succedendo nel mondo della AI generativa con il lancio di copilot mette sicuramente Microsoft in una posizione avanzata rispetto a tanti altri competitor. È chiaro che questi competitor non sono fermi, ma riteniamo che Microsoft abbia un indiscutibile vantaggio. In questo momento noi stiamo beneficiando di questa posizione, essendo uno dei suoi partner principali, se non il principale partner italiano.
WPC è il principale evento su tecnologia Microsoft in Italia non gestito da Microsoft. Quale rapporto si è instaurato con Avanade?
Noi siamo partner di WPC da tantissimi anni, ed è un evento a cui non possiamo mancare. Essendo comunque il principale partner di Microsoft in Italia è anche un’occasione in cui tantissime delle nostre persone mettono a disposizione le loro competenze per l’ecosistema. Perché questo è di fatto un evento di ecosistema. Quindi, un evento in cui partner e clienti si incontrano per confrontarsi su tutto quello che sta avvenendo attorno alle tecnologie Microsoft. Ma prima di tutto WPC è, e continua ad essere, un evento con un forte stampo formativo.
Dietro WPC c’è Overnet, con cui noi collaboriamo benissimo da molti anni. Questo evento è semplicemente l’emblema di quello che anche noi come Avanade facciamo tutti i giorni. È molto importante per noi la formazione. È molto importante avere persone preparate ed è molto importante essere leader sulle tecnologie Microsoft perché è un elemento differenziante.
Oggi i clienti non chiedono solo competenze di business e competenze tecniche, ma danno anche per scontato che la conoscenza della tecnologia sia ai massimi livelli. Questo non è facile, richiede del tempo, investimenti e partner strutturati come Overnet. Inoltre, richiede una focalizzazione da parte delle aziende come noi. Come system integrator, sul tema di WPC: della formazione, che è anche parte centrale della nostra strategia. Non solo per attrarre nuovi talenti e trattenere i talenti che già abbiamo, ma anche soprattutto per dare ai nostri clienti il meglio e il massimo di quello che possiamo esprimere in termini di competenza.
Avete proposto delle sessioni tecniche?
Sì, abbiamo diverse sessioni. Abbiamo cercato di coprire un po’ tutto lo spettro della tecnologia Microsoft. Ovviamente, adesso il momento è topico per l’intelligenza artificiale, ma abbiamo qui con noi in questi tre giorni alcuni dei nostri MVP, professionisti Microsoft che esprimeranno le nostre competenze non solo su AI, ma anche su cloud, security, dati e molto altro. Inoltre, oggi ci saranno anche degli interventi di alcuni dei nostri clienti sul mondo business application. Riassumendo, abbiamo cercato di coprire un po’ tutto il panorama delle soluzioni che Microsoft offre e su cui noi lavoriamo da oltre vent’anni.
Il tema caldo in questo momento storico è l’intelligenza artificiale. Che cosa state facendo su questo argomento?
Ovviamente stiamo lavorando molto sull’intelligenza artificiale; ma non è una novità, nel senso che abbiamo iniziato a lavorare con l’AI generativa più di un anno e mezzo fa, in tempi non sospetti, prima ancora che ChartGPT uscisse alla ribalta e prima che Microsoft facesse l’accordo con OpenAI. Sono quindi strumenti che già conoscevamo prima del clamore mediatico che c’è stato all’inizio di quest’anno.
Vediamo da parte dei clienti un fortissimo interesse. Stiamo facendo veramente decine e decine, forse centinaia, di workshop per cercare di far capire, non solo a interlocutori IT ma soprattutto a business decision maker quali possono essere i benefici dell’adozione dell’AI generativa. Attraverso degli use case stiamo cercando di far capire loro come si possono ottenere benefici dai dati, dalle informazioni e dai documenti che le aziende già possiedono come patrimonio. È chiaro che questo patrimonio va comunque messo in ordine, va gestito e va canalizzato verso gli strumenti giusti. Quindi, stiamo facendo anche tanta cultura aziendale insieme a Microsoft.
È un momento molto positivo e stiamo lavorando su questo tema anche al nostro interno. Ovviamente, cerchiamo di sfruttare al meglio quelli che sono gli strumenti di AI generativa per lo sviluppo del codice e per il testing, ma non solo. Anche dal punto di vista operativo siamo early adopter di copilot di Microsoft365. Stiamo pian pianino adottando questi strumenti all’interno della nostra organizzazione per velocizzare e migliorare la nostra efficienza.
E qual è la vostra visione su queste tecnologie da qui a cinque anni?
C’è tantissimo fermento, per cui è oggettivamente difficile dare una visione da qui a cinque anni, però ci possiamo provare.
Credo che non dobbiamo essere assolutamente spaventati da questa tecnologia, personalmente non credo che ci siano rischi. Ogni tanto i media ne parlano, i giornalisti enfatizzano il tema dell’uso responsabile dell’AI, che per carità è sicuramente centrale, ma dobbiamo affrontare la situazione in maniera positiva. Molti lavori non esisteranno più, ma ce ne saranno di nuovi, molti lavori cambieranno. Credo che dobbiamo considerare in questo momento, soprattutto questa tecnologia, come l’opportunità per l’essere umano di evolversi. Come se con l’intelligenza artificiale stessimo dando alle persone il potere di interagire con le macchine. Se ci pensiamo, è una cosa che non si poteva fare prima. Questo potere va però gestito in modo responsabile, in modo etico, e c’è tanta formazione da fare: bisogna lavorare molto sul change management nelle aziende.
Non è un problema di tecnologia, la tecnologia c’è, funziona ed è affidabile; si sta evolvendo forse anche troppo velocemente. È un tema di adozione, di inserimento, di utilizzo all’interno delle aziende in maniera responsabile prima di tutto, ma anche in maniera coerente rispetto a quelli che sono gli obiettivi di business che le aziende hanno. Su questo stiamo cercando di fare del nostro meglio, ovviamente in un contesto che è in continuo cambiamento e in grande trasformazione, cercando di creare delle opportunità. Ad oggi, fine novembre, abbiamo circa una ventina di progetti attivi con aziende che abbiamo aiutato nell’adottare l’AI generativa in varie forme. Inoltre, penso che da settembre ad oggi avremo fatto almeno un centinaio di workshop con clienti proprio nell’ottica che dicevo prima, quindi per renderli consapevoli delle possibilità e per farli avvicinare all’adozione dell’AI generativa.
Passando a parlare di cloud, altro tema oggi importante. Microsoft, con l’apertura della region di Milano, ha proposto una visione innovativa dei datacenter. Ora non sono più dei contenitori lontani e astratti, ma sono molto fisici, stanno vicino alle persone, creano un indotto e hanno un effetto sulle nostre vite professionali. Vi riconoscete in questa visione?
L’apertura fisica dei datacenter in Italia è molto recente; quindi non ha avuto ancora un effetto immediato, se non nell’incremento dell’interesse. Anche perché il cloud ormai è un elemento che si dà abbastanza per scontato, non dico una commodity, soprattutto da parte delle grandi aziende. È chiaro ed evidente che la presenza fisica di questi datacenter sul territorio italiano elimina alcune delle remore iniziali dei clienti, che sono soprattutto il tema della latenza e della residenza dei dati. Questo, sicuramente, nel medio periodo accelererà l’adozione del cloud da parte delle grandi organizzazioni ma anche e soprattutto di quelle medio piccole che compongono la maggior parte dell’ecosistema italiano.
Siamo assolutamente allineati con la visione di Microsoft riguardo al paradigma che debbano avere questi nuovi datacenter. Non in quanto appunto datacenter ma in quanto piattaforme. Perché è così che deve essere interpretato il cloud Microsoft. Quindi, di conseguenza, non sono contenitori all’interno delle quali installare macchine virtuali che fanno girare delle applicazioni ma dei luoghi fisici attraverso i quali sfruttare tutta la piattaforma che Microsoft mette a disposizione. Questo perché a differenza di altri cloud provider, Microsoft è l’unico hyperscaler che ha veramente a disposizione una piattaforma per tutte quelle che sono le necessità delle aziende moderne. Dalla collaborazione, alla gestione dei dati, alle applicazioni di business, alla sicurezza, all’infrastruttura e molto altro.
Quindi, interpretare questi datacenter come una piattaforma sicuramente è il modo migliore per trarne un beneficio, altrimenti è chiaro che pensando in termini di PaaS, IaaS o SaaS a seconda dei casi non si riesce a trarne il massimo del vantaggio. Un vantaggio di piattaforma, di integrazione, e anche, se vogliamo, di utilizzo esponenziale delle soluzioni che i partner possono mettere a disposizione.
Chiuderei parlando di formazione e reclutamento. Voi avete una visione sulla generazione Z? Come la percepite?
La percepiamo ovviamente come una grandissima risorsa. Noi abbiamo la fortuna di avere in azienda almeno tre o quattro generazioni. Abbiamo ovviamente tantissime persone che fanno parte del management, della leadership, che comunque hanno un’età nell’intorno dei 50 anni, di cui io sono rappresentante, e abbiamo tantissime persone che sono appena uscite dall’università, che hanno quindi 24, 25, 26 anni. E poi, tutto quello che ci sta in mezzo; tutte le generazioni. Quello di cui ci siamo accorti è che quello generazionale nelle aziende di questa dimensione. Noi, ormai, in Italia siamo quasi duemila, è un tema importantissimo. Ogni generazione ha un suo modo di interpretare il mondo del lavoro. Ha un suo modo di interpretare gli stimoli che arrivano dal mercato e come leader aziendali dobbiamo essere consapevoli di questo.
Abbiamo organizzato tantissime iniziative rivolte ai nostri dipendenti e collaboratori, anche nell’ottica di dare ascolto alle diverse esigenze delle varie generazioni. Tutte le iniziative si basano proprio sul concetto dell’ascolto, per captare le esigenze delle nostre persone, generare engagement e attività che facciano sentire un senso di appartenenza. Per fare giusto un esempio che è tuttora in funzione, abbiamo creato da circa un anno e mezzo il Next Generation Board. È una sorta di consiglio di amministrazione all’interno del quale ci sono alcuni componenti della leadership, pochi, ma dove diamo voce a tante persone delle diverse generazioni. Quindi, abbiamo istituito un calendario in cui questo consiglio di amministrazione si ritrova mensilmente, dando il compito ai componenti di sviluppare un tema e discuterlo con la leadership.
È stato quasi un plebiscito, nel senso che quando abbiamo lanciato l’iniziativa abbiamo avuto qualcosa come 350 adesioni. Su duemila persone sono veramente tantissime, tant’è che abbiamo dovuto gestire molti più incontri di quelli che pensavamo. Sono stati momenti, devo dire, illuminanti. Nel senso che appunto ogni generazione ha le sue caratteristiche, spesso anche molto in contrasto tra di loro, soprattutto per quanto riguarda l’approccio al lavoro e le priorità che si possono dare. Come azienda su questo siamo veramente molto attenti. Credo che la diversità, non solo di genere, ma anche soprattutto di generazioni sia un elemento distintivo importantissimo e un valore a cui teniamo molto e che dobbiamo assolutamente preservare. Perché sicuramente ci dà degli elementi distintivi rispetto ad altre aziende che, a volte, su questi aspetti sono disattente.
La redazione di Tech Business ringrazia Avanade ed Emiliano Rantucci per il tempo dedicatori e per questa interessante intervista. Chi vuole esplorare ulteriori dettagli e opportunità di Avanade, può rifarsi al sito web ufficiale dell’azienda.