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Il rapporto tra startup e Pubblica Amministrazione: lo stato di salute del GovTech in Italia

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Una recente ricerca di Feel e InnovUp ha analizzato le dinamiche di collaborazione tra le startup innovative e il sistema della Pubblica Amministrazione (PA) in Italia, evidenziando le opportunità e le sfide del settore GovTech.

A livello globale, il GovTech si sta rivelando un settore in forte crescita, con un valore stimato di circa 116 miliardi di euro in Europa, e con la prospettiva di liberare risorse per la PA e per il sistema produttivo. Ma com’è la situazione in Italia?

Secondo il GovTech Maturity Index 2022 della World Bank, l’Italia si colloca tra i Paesi più avanzati nel processo di transizione digitale della PA, ma ha ancora margini di miglioramento per quanto riguarda la competitività digitale complessiva, come mostra il DESI, Digital Economy & Society Index (EU 2022), dove occupa il 18esimo posto su 27 Stati dell’UE. Non proprio un risultato ottimale.

“Rendere più attrattivo ed accessibile il sistema pubblico dal punto di vista delle startup è una linea di policy che può portare benefici ai cittadini. Un sistema pubblico efficiente ed efficace negli acquisti innovativi è un asset per il Paese che può favorire lo sviluppo di piattaforme che ambiscono a diventare campioni a livello internazionale. E le piattaforme sono soft power e leve di geopolitica” afferma Marcello Coppa, co-founder di Feel.

GovTech in Italia: la rierca di Feel e InnovUp

L’indagine è stata condotta su un campione di startup innovative che hanno lavorato (o intendono lavorare) con la PA. Sono per lo più imprese piccole e giovani, a bassa capitalizzazione: il 45% ha meno di 3 anni, la metà fattura meno di 250mila €; poche hanno già raccolto capitali da fonti terze in uno stage di pre seed/seed. Inoltre, per oltre la metà delle startup, il sistema pubblico è uno dei possibili mercati di riferimento, ma non l’unico e non il principale. Le tecnologie offerte sono molto diversificate, con una prevalenza nel healthtech e nell’edu tech, mentre le gare più frequentate sono legate a progetti o programmi finanziati dal PNRR.

Le startup ritengono il sistema pubblico un target interessante, soprattutto per l’affidabilità nei pagamenti (criterio rilevante per il 43% delle startup) e per la portata dei budget (rilevante nel 34% dei casi). Tuttavia, incontrano anche delle difficoltà nella collaborazione con la PA, come le tempistiche dei pagamenti (30%), il basso livello di competenza tecnica della PA nella valutazione delle proposte (39%), la complessità delle procedure amministrative (43%) e i requisiti di capacità economica (36%).

Questi fattori ostacolano l’accesso delle startup al mercato pubblico, e limitano la possibilità di sfruttare appieno i benefici dell’innovazione tecnologica per la PA e per il Paese.

Dal punto di vista economico

Nel 2022, su 14.211 startup innovative iscritte al registro del MiSE, 1.258 (l’8,85%) hanno avuto almeno una collaborazione con una stazione appaltante pubblica, coinvolgendo 1.963 enti. Il valore totale dei contratti pubblici assegnati alle startup innovative è stato di 4,6 miliardi di euro, ma solo 54 milioni sono andati alle startup, se si escludono i Raggruppamenti Temporanei di Impresa (RTI).

“Riteniamo che i tempi siano maturi per portare in modo esplicito, anche in Italia, una riflessione consapevole sul ruolo del GovTech, valorizzare quanto è già stato fatto e facilitare i prossimi passi lungo l’incrocio tra policy design e tecnologie innovative offerte dalle startup e quindi tra gli attori economici, sociali, culturali, tecnici e professionali” conclude Simone De Battisti, co-founder di Feel.

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