Giovani, inesperte, creative, spesso fragili e con un alto tasso di mortalità: le startup innovative nel nostro paese stanno crescendo a vista d’occhio, ecco gli errori più comuni commessi dalle giovani startup che sempre più di frequente le portano a non sopravvivere.
Alcuni dati sulle startup in Italia e perché è bene stare in guardia
L’Osservatorio Trimestrale sul Venture Capital nel nostro Paese, realizzato da Growth Capital e Italian Tech Alliance, evidenzia che nel secondo trimestre 2023 sono stati investiti 273 milioni di euro in startup. Nel trimestre precedente sono stati investiti 204 milioni di euro. Questo Osservatorio fotografa con cadenza trimestrale l’andamento degli investimenti nell’ecosistema del Venture capital, ovvero un investimento caratterizzato da un altro rischio che può portare a significativi ritorni economici. Inoltre, si é registrato un ulteriore aumento per quanto concerne le startup e Pmi innovative, di circa il 34%.
Considerando il terzo trimestre 2022 in Italia queste erano 14.708, con un valore di produzione medio di 211.000 euro. Il mercato è effettivamente in crescita, ma studi recenti, curati da Startup Genome, società che si occupa di catalizzare le startup, hanno dimostrato come il 92% delle startup muore nei primi 18 mesi. Questo trend è causato da errori comuni che spesso vengono fatti dalle giovani startup, vediamoli assieme.
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Tre errori più frequentemente commessi dalle giovani startup
Peekaboo è un incubatore certificato e B-Corporation che supporta startup corporate nello sviluppo di modelli di business sostenibili. Ecco gli errori più comuni che i giovani startupper commettono di frequente nel primo periodo di vita della loro società:
Basso investimento nella formazione imprenditoriale
Il rischio di fallimento dell’iniziativa nei primi mesi è altissimo a causa molto spesso di una mancata conoscenza dei framework esistenti. Quando si è alle prime armi è utile fare un lavoro di conoscenza preliminare. Nel caso in cui si fosse già in possesso delle competenze necessarie si può passare direttamente ai prossimi step, legati al modello business. Startup differenti richiedono interventi differenti, motivo per cui un metodo standard e generale, oltre ad essere poco efficiente, è tipicamente anche obsoleto.
Focalizzarsi sull’obiettivo sbagliato
Capita di frequente che l’unico obiettivo delle startup sia quello di trovare fondi per realizzare i propri progetti, ma senza prima individuare quali saranno i propri clienti di riferimento. Trovare un target di riferimento è fondamentale per conoscere lo scenario competitivo, il mercato di riferimento e la strategia di sviluppo ottimale.
Impatto negativo sui potenziali investitori
Connesso a quest’ultimo fattore vi è il rischio che, se si dà una cattiva impressione ad un investitore questo può influenzare anche l’idea di altri investitori. Ciò accade perché il mercato delle startup non è ancora così ampio. L’obiettivo degli incubatori è quello di cercare di evitare questo scenario, facendo comprendere alle startup quando è giusto parlare con gli investitori e suggerendo i più adatti, a seconda del settore e della fase di vita della startup.
Nuovi percorsi per nuove esigenze di mercato
Le neonate startup non possono trascurare questi errori quando si trovano nella loro fase embrionale. È anche vero che coloro che si occupano di offrire percorsi di per-accelerazione non possono prescindere dai cambiamenti di mercato e dal contesto in cui le startup nascono e crescono.
Di recente Peekaboo ha lanciato un nuovo percorso di per-accelerazione passando ad un modello individuale, personalizzato e calibrato alle esigenze della startup. Questo modello permette di avere una crescita reale e una relazione studiata con investitori in target.
Federico Belli, COO e CO-Founders di Peekaboo commenta: “Questo cambio di rotta è stato necessario per poterci adeguare alle esigenze e aspettative degli imprenditori. Abbiamo notato che il mercato negli ultimi anni è cambiato e ha subito una vera e propria rivoluzione dal punto di vista culturale. Gli anni della pandemia sono stati cruciali per comprendere quanto l’innovazione debba considerarsi centrale nel nostro Paese“.
In Italia, infatti si è smesso di essere autoreferenziali e ci si è aperti anche agli investimenti esteri, accogliendo strumenti, persone, capitali e interlocutori internazionali. Il nostro paese si è aperto quindi ad un mercato esterofilo e non più solo domestico.
- Pistono, Federico (Autore)