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Clusit: la cyber security come priorità nazionale (e il ruolo della leadership multicentrica)

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La sicurezza informatica è un tema cruciale per il futuro dell’Italia, che richiede una visione strategica e una collaborazione tra i diversi attori coinvolti. Questo è il messaggio che emerge dal convegno “Riflessioni sulla Leadership”, organizzato da Italia Direzione Nord, che si è tenuto a Milano presso la Fondazione Stelline. Tra i relatori, Gabriele Faggioli, presidente di Clusit – Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica – ha sottolineato l’importanza di creare una “economia di scala degli investimenti” in cyber security, per evitare che ogni realtà si trovi isolata e vulnerabile di fronte alle minacce sempre più sofisticate e frequenti che provengono dal mondo digitale.

Gabriele Faggioli di Clusit: “La cyber security è la spina dorsale dell’Italia)

Faggioli ha definito la cyber security come la “spina dorsale del nostro Paese”, che deve essere preservata da possibili fratture che potrebbero compromettere la continuità economica e sociale. A sostegno di questa tesi, ha citato i dati relativi ai primi sei mesi dell’anno, che mostrano un aumento del 40% degli attacchi cyber in Italia, quattro volte superiore alla media mondiale.

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Per contrastare questo fenomeno, Faggioli ha proposto di adottare un approccio basato sull’analisi del contesto, sul coordinamento tra pubblico e privato, sulla condivisione delle conoscenze e sullo sviluppo delle competenze. Ha elogiato gli sforzi compiuti dall’Italia negli ultimi due anni, grazie alla definizione di una strategia nazionale di cybersicurezza, che ha stimolato la creazione di un ecosistema pubblico-privato, e all’adozione di una normativa adeguata. Questi fattori hanno contribuito a migliorare il rapporto tra PIL e spesa in cyber security, ha affermato Faggioli.

Tuttavia, ha aggiunto, non si può abbassare la guardia, ma occorre pensare a come ottimizzare gli investimenti, mettendoli a fattor comune, e a come incentivare un modello di knowledge sharing, che eviti di ripetere attività inutili e dispendiose.

Di seguito parte del suo intervento:

Negli ultimi due anni l’Italia ha fatto uno sforzo eccezionale, forse unico, in termini di accelerazione dei processi di digitalizzazione e degli investimenti, grazie allo sviluppo di una strategia nazionale di cybersicurezza, che sta dando impulso ad un ecosistema pubblico-privato, e alla leva normativa. Questi fattori hanno contribuito ad un miglioramento del rapporto fra PIL e spesa in cybersecurity. Tuttavia, i dati ci dicono chiaramente che ancora non si intravede una inversione di tendenza in termini di contrasto alle azioni dei cyber criminali e questo deve spingere le aziende e le pubbliche amministrazioni, e anche il legislatore nazionale e internazionale, a pensare a come far sì che gli investimenti vengano messi a fattor comune e a come spingere per un modello di knowledge sharing che miri a evitare attività ripetitive inutili”.

La leadership multicentrica

A questo proposito, Faggioli ha introdotto il concetto di “leadership multicentrica”. Questa consiste nel promuovere la formazione di leader locali, capaci di gestire i rischi cyber a diversi livelli e su diverse scale, dal singolo cittadino alle scuole, dalle aziende alle pubbliche amministrazioni. Si tratta di un obiettivo che richiede conoscenza e consapevolezza dei pericoli che si corrono nel mondo digitale, nonché la possibilità di accedere alle professionalità necessarie, in un contesto in cui la tecnologia evolve rapidamente.

Tante piccole difese non fanno una grande difesa. Risorse e competenze possono e devono essere calibrate secondo leadership multicentriche ed economie di scala”, ha concluso Faggioli. “Da qui l’auspicio che l’intero ecosistema nazionale di cyber security continui ad operare in maniera sinergica, sia per quanto riguarda la strategia, che nelle azioni tattiche, al fine di perseguire la resilienza strutturale anche in considerazione dei rischi derivanti dalla situazione geopolitica attuale. Dobbiamo essere consapevoli che in gioco ci sono continuità economica e sociale”, ha proseguito Faggioli.

Faggioli ha condiviso queste riflessioni con gli altri partecipanti al panel, tra cui Ivano Gabrielli, Direttore Specialità Polizia Postale e delle Comunicazioni, Guido Scorza, Componente Collegio del Garante per la protezione dei dati personali, Giulio Gallera, Presidente della Commissione Speciale PNRR, Regione Lombardia, Marco Armoni, Fondatore Studio Armoni & Associati, Nadia Martini, Partner, Head of Data Protection Italy Rödl & Partner.

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